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Morte di un magnate americano Morte di un magnate americano

Morte di un magnate americano

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Alla sua morte, gli Stati Uniti d’America si dotarono di una banca centrale, il Federal Reserve Bureau, perché nessun privato sarebbe stato più in grado di salvare l’economia del Paese come lui aveva fatto nel 1907. Le sue collezioni arricchirono di inestimabili capolavori i musei di New York e la sua casa-biblioteca divenne la più celebre casa-museo americana. Quest’uomo, che aveva creato la più potente rete di banche mai esistita, che aveva inventato dal nulla la maggior compagnia di navigazione mondiale e nel 1901 aveva acquistato l’impero dell’acciaio di Andrew Carnegie non era però un uomo a una dimensione: finanziere e collezionista competente, John Pierpont Morgan fu anche una persona fragile e dagli oscuri segreti. Morì a Roma il 31 marzo 1913. Narrata a più voci dal capezzale di un uomo al passo estremo, questa è la sua storia.



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Morte di un magnate americano 2013-06-17 14:12:20 luvina
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luvina Opinione inserita da luvina    17 Giugno, 2013
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Morte di un magnate americano

Ho scoperto per caso questo libro in una delle più belle librerie di Roma e ne sono rimasta colpita. Innanzi tutto conoscevo già l'autore ma come scrittore di gialli ed ho piacevolmente scoperto che è molto bravo anche nei romanzi storici biografici; poi il magnate protagonista è J. P. Morgan, un nome che rimanda alla finanza, all'inizio di questa nostra crisi nel 2008,al salvataggio da parte della FED della più importante banca statunitense, la JPMorgan appunto, ma anche al salvataggio economico degli Stati Uniti nel 1907 che egli stesso operò con capitali propri.
Ma J. P. Morgan fu anche il più grande collezionista d'arte e bibliofilo dei suoi tempi (la sua casa-museo può essere visitata a New York), il proprietario della White Star e quindi del Titanic e proprietario dell'impero dell'acciaio acquistato da Andrew Carnegie (cosa vi ricorda la Carnegie Hall?).
La vita di questo eclettico protagonista dei suoi tempi è raccontata nello spazio temporale di dieci giorni (21 marzo 31 marzo 1913) su due piani, uno temporale, sotto forma di diario dal suo segretario, l'altro onirico, sotto forma di sogno dallo stesso J. P. Morgan. Attraverso questo racconto scopriremo una persona fragile, con turbe psichiche e qualche segreto, uno dei quali è il suo legame con Belle Da Costa Green leggendaria curatrice della sua biblioteca e a lui legata da una quasi venerazione; conosceremo la Roma di inizio secolo scorso, i suoi mercanti e i suoi quartieri, via del Corso e Campo dè Fiori.
La scrittura è molto scorrevole, la trama ricca di aneddoti e particolari ed anche di due colpi di scena finali, uno su Belle e l'altro sul "nostro" segretario. Per concludere, se siete interessati alle figure storiche che più di altre hanno influito su questa nostra attuale civiltà (culturale ed economica) leggete questo romanzo.

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