Montedidio
Letteratura italiana
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Voglia di Napoli e di napoletanità
Una vita vera, dall'infanzia all'adolescenza in pochissime pagine. Talmente incisivo e entusiasmante il modo di scrivere che non serve altro a creare questo “universo”. De Luca è un poeta, un “pittore”, un “fotografo”, un “compositore”, tutto questo racchiuso nel suo essere scrittore. La sua bravura è indubbia ed indiscutibile, tocca le corde più intime e sensibili del nostro essere, con semplici “fotografie” o “dipinti” appena descritte, ma con estrema maestria.
Speciale la storia raccontata, non smielata, non romanzata, non finta, non fantasiosa, ma reale, vivida e concreta a tal punto che sembra di leggere di persone che hai conosciuto e di esperienze che hai vissuto.
Ho scoperto da poco questo autore e me ne sono innamorato e come in “non ora, non qui” sono rimasto rapito da queste poesie senza versi e senza rime.
La presenza delle figure guida nella storia è fondamentale, insegnano a questo ragazzino le basi per passare all'età adulta. La storia d’amore, anch'essa non condita troppo, ma profonda e naturale. Maria è l’esempio di forza e coraggio, incentivo a rialzare sempre la testa, anche se si è toccato il fondo, anche dopo tanto schifo, l’amore e la voglia di essere famiglia soprattutto nei momenti peggiori.
Mi sembra di vedere i vicoletti, le stradine, le botteghe, il pizzaiolo della pizza più buona del mondo servire i due ragazzi, mi sembra di essere li di vivere l’aria di Napoli e la brezza del mare che arriva sui terrazzi. Sento la melodia del dialetto napoletano, e il loro smisurato senso di appartenenza alla loro terra, la sensazione del “cornicione” della favolosa pizza napoletana accarezzarmi il palato, e tutto questo senza mai esserci stato.
Un libro imperdibile che resterà nella mia memoria per sempre.
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Sapore di Napoli
Nostalgia di Napoli, presenza di Napoli, perché la nostalgia è presenza.
L'amore per questa città traspare tutto, ma senza tralasciare anche gli aspetti più rudi.
Passeggiare tra gli stretti vicoli di Montedidio non è difficile con de Luca, sentire l'odore del mare, gli spiriti che rinfrescano il viso, che si toccano e non si vedono; sentirsi liberi, sui tetti di Montedidio, dove c'è abbastanza spazio per far volare il bumeràn, per conoscere l'ammore, per spiccare il volo la notte di capodanno.
C'è spazio per tutti lassù in cima, mentre la bottega di Mast'Errico è più stretta, piena delle scarpe che ripara il calzolaio alato e piena della barba del legno levigato.
E' tutta un'immagine Montedidio. Non solo sensazioni, si può vedere. Si può vivere.
Le parole di de Luca non sono semplici parole, sono immagini. Immagini che ti scivolano accanto, concrete, vivide. Parole italiane che scorrono quiete e dolci, parole napoletane che vanno urlate, che rimbombano facendo vibrare l'anima.
Bellissimo. Una storia semplice, ma densa di emozioni, di sfumature, di voglia di raccontare, e se uno ha davvero voglia di raccontare, di far amare un po' anche agli altri la propria 'casa', allora si può stare sicuri che la storia sarà indimenticabile.
E il tutto è definito con una prosa particolare, poetica sì, ma una poesia adatta a tutti, gustosa, saporita, come la pizza napoletana direi.
Cos'altro dire: lo consiglio vivamente a tutti. Merita.
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A iurnata e’ ‘nu muorzo
Benvenuti a Montedidio, un antico quartiere di Napoli, brulicante di gente e di storie, tra palazzi vecchi e fitti, cosi’ fitti che non c’e’nemmeno un angolo libero.
Benvenuti ai lavatoi, il tetto di Montedidio, dove l’aria e’ libera di volare e le profezie si avverano, dove si vedono le stelle ed i panni stesi profumano l’aria di scaglie di Marsiglia.
Benvenuti alla marina, dove i pescatori vuotano le reti e le famiglie passeggiano dandosi la mano.
Un ragazzino di tredici anni che sta diventando uomo, una bottega dove impara il lavoro di falegname.
E poi Maria, che ha tredici anni pure lei, che paga i conti dei suoi genitori come puo’, che pare piu’ grande perche’ ha gia’ conosciuto “lo schifo”, che insegna al ragazzino l’amore e guardandolo negli occhi, lassu’ sulla terrazza di Montedidio, gli dice : - M’importa di te-.
Un calzolaio ebreo che per errore o forse no, si fermo’ a Napoli invece che a Gerusalemme.
Poi un “bumeràn” che il suo babbo gli porta dal mare, un oggetto nato in luoghi lontani che lui si tiene sempre addosso e ogni giorno si esercita a lanciare.
Perche’ il bumeràn e’ fatto per volare.
Il racconto di un adolescente, scritto in italiano, una lingua che sta bene sulla carta perche’ silenziosa, ma parlato in napoletano, un dialetto chiassoso che sta bene gridato, con la saliva che ne fa colla alle parole.
Come sempre un bellissimo libro di De Luca, brevissimi capitoli che si susseguono fugaci, come una lunga pellicola, viva, colorata, all’interno scene di vita, coriandoli di uomini e donne in movimento continuo.
Il piu’ verace dei suoi libri, il piu’ napoletano di tutti quelli letti, questo dialetto giocherellone e’ protagonista quanto gli uomini : avvolge tutto, diverte, commuove.
Mi sono fermata spesso a rileggere. E a sorridere.
Perche’ leggere Erri de Luca mi fa stare bene.
Buona lettura.
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Chi sta solo è meno di uno
Il protagonista di questo romanzo, fatto di capitoli brevissimi, di istantanee, è un luogo, un quartiere di vicoli a Napoli, Montedidio, un rilievo di tufo abitato da millenni. E in un libro così breve sono mille le immagini di questo luogo: l'odore di mare, i pescatori che tirano le funi delle reti, i venditori di polpi e di olive, i fili del bucato che fanno a strisce il cielo del mese di agosto, le voci degli ambulanti. E' bellissimo lo stile, pieno di veraci espressioni napoletane, che si contrappongono a un italiano, decisamente in secondo piano, perchè è una lingua quieta, che se ne sta buona dentro i libri, mentre il napoletano è una lingua viva e brillante. I pensieri si devono sfogare, devono trovare un buco per uscire e in queste pagine esprimono la fortuna di essere figli e amati.
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Passeggiano per Montedidio
Vorrei potervi portare con me in una passeggiata a Montedidio.
Una strada antica,in alcuni punti vecchia,che ti da l’idea di infinito.
Vorrei mostrarvi i suoi palazzi meravigliosi,imponenti,che al loro interno nascondono giardini inattesi.
Sorprese tra il cemento.
Poi ci fermeremmo in una trattoria per bere insieme un buon rosso e assaggiare pietanze dal gusto pieno,che lasciano l’anima soddisfatta.
E mentre siam li vedremmo passare una sfilata di volti.
In prima fila questo piccolo uomo:tredici anni,spalle allenate,un boomerang nascosto dentro la giacca,un braccio a tenere Maria,la sua fidanzata.
Loro “fann’ammore”.
Poi arriverebbe suo padre,che parla solo il napoletano,che lavora duro al porto,proprio li' dove il popolo arrabbiato ha cacciato i tedeschi.
Al suo fianco la madre,una donna con una stretta di mano che somiglia a una morsa implacabile.
E ancora Mast’Errico,il falegname,con un cuore grande,colmo di saggezza.
Dietro di lui Don Rafaniello che ha una gobba che nasconde un paio di ali ed è pronto a volare da Napoli a Gerusalemme.Attende che sia Capodanno per andare.
Ancora Don Ciccio,il portiere, che sa che l’amore ha bisogno dei suoi tempi:se prende fretta trova nemici.
In ultima fila,perché non merita altro posto,il Padrone,che approfitta della povertà per mettere mani sotto gonne che non gli appartengono.
Ecco io vorrei indicarveli uno per uno e spiegarvi la loro storia.
Ma De Luca con le sue parole che hanno il dono della poesia,della semplicità,della riflessione sarà molto più bravo di me a raccontarvi queste vite.
Lui vede i dettagli,lui legge le anime e comprende i corpi.
Lasciatevi condurre da lui in questa lunga passeggiata.
Non distraetevi dalle sue parole.
Sono un dono.
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Poetico
Poco dopo la fine della guerra a Napoli per un ragazzino studiare è un lusso: a tredici anni è già tempo di andare a lavorare, a bottega, per aiutare in casa e per imparare un mestiere.
Lo si può fare con la serena consapevolezza che quella è la via tracciata e l’inizio della propria vita d’adulto.
Montedidio è il commovente diario di un adolescente che scopre il lavoro, l’amicizia, il rispetto, l’amore, la morte, la consapevolezza di sé e ne tiene traccia con una matita sul residuo di una bobina di carta da stampa, scrivendo in italiano, mentre pensa in napoletano. Usa l’italiano un po’ perché si sente un privilegiato per il fatto di averlo potuto imparare ed un po’ “perché l’italiano è zitto e ci posso mettere i fatti del giorno, riposati dal chiasso del napoletano.”
Il libro si legge in un soffio ed è un soffio d'aria fresca e profumata di bucato steso al sole.
La prosa di Erri De Luca è poesia concentrata:
“Quando ti viene una nostalgia non è mancanza, è presenza, è una visita, arrivano persone, paesi da lontano e ti tengono un poco di compagnia.”
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Sotto l'ombrellone
Avete presente quando entrate in crisi e non vi va più di leggere? Guardate il comodino dove ci sono dei tomi di 500 pagine e pensate che è meglio non cominciarne nessuno perchè poi non lo finireste? Ecco il libro di Erri Deluca vi aiuta a superare questo tipo di crisi perchè in sole 140 pagine, tra l'altro molte riempite solo a metà, riesce a raccontarvi una storia molto intensa, con personaggi carismatici, che vi coinvolge e vi scorre sotto le mani con estrema facilità portandovi velocemente al finale. Ambientato nel quartiere napoletano di Montedidio è la storia di un ragazzo e del suo ingresso nel mondo del lavoro, delle difficoltà della vita (la morte della madre) e della storia d'amore che nasce con una sua vicina di appartamento. E' un libro che malgrado la brevità lascia comunque il segno. Passaggi in napoletano "tradotti".
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Bùmeran
Montediddio è un romanzo bellissimo. Un racconto di formazione. Di crescita.
E la crescita è una perdita.
La perdita della madre, primo doloroso passaggio, poi, la perdita del bùmeran, che modellava i muscoli del corpo fino a farli diventare vibranti e gonfi, la perdita della figura simbolica di Don Rafaniè, il mentore, vittima sacrificale scampata all'olocausto che conserva la sua innocenza fino a spiccare il volo. E mentre bumeran e Rafaniè spiccano il volo, il ragazzo che diventa uomo afferra l’ombra alle spalle di Maria, e la butta via, la butta via così duro che vola, vola di sotto, vola dalla terrazza di Montediddio.
Ecco che la sua crescita si è compiuta. E’ diventato uomo e ha perso l’innocenza.
Questo è il filo rosso del racconto. Ma moltissimi altri spunti di riflessione nascono dalla scrittura di De Luca: è una lingua piana, calma, ma non lenta. ( Come è possibile, perchè mi viene di associarla a Petrarca?) Anche gli spazi tra i paragrafi sembrano suggerirti una pausa, e il pensiero germina sulle note accennate dallo scrittore.
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poetico.....
Ho letto questo breve e strano romanzo in poche ore.
Lo stile di Erri de Luca, assolutamente diverso e personalissimo, è lo stesso degli altri già letti: un misto di realtà , talvolta anche cruda (come in questa storia) e di perfetta poesia!
In questa atmosfera quasi magica, che l'autore riesce a creare, anche l'aspetto fantastico -le ali che si formano nella gobba, che spuntano, infine il volo...- sembra un fatto normale, è "giusto"....
Qualcuno l'ha definito il miglior lavoro di De Luca.
E' il passaggio dall'adolescenza all'età adulta di questo ragazzo, nell'arco di sei mesi, con la morte della madre, la desolata solitudine del padre, " l'ammore" con due emme, l'amicizia col padrone Mast'Errico e col misterioso Rafaniello.....il tutto con la colonna sonora del dialetto napoletano: una storia che scorre , che si beve tutta d'un fiato.
Una frase dolce del padre, parlando della madre appena mancata:
..."Finchè è stata viva ho fatto la guardia alla sua vita, l'ho scippata alla morte giorno e notte -beve un sorso e dice secco -Mò nun pozzo ffà niente cchiù".
..."
Finale a sorpresa , ma proprio per questo non lo rivelerò!
Consigliato a chi ama lo stile di de Luca.
voto: ottimo.