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Questi erano gli eroi di Milano, il crimine era la loro legge. Negli anni del boom economico, dell’uomo sulla luna, delle grandi passioni politiche, loro rapinavano banche, assaltavano i furgoni portavalori e sfidavano la polizia in sparatorie a volto scoperto. Amavano i soldi e la bella vita, avevano le donne più affascinanti, bevevano champagne e indossavano abiti firmati. Volevano la città e la volevano subito. La presero con la forza. La grande epopea criminale degli anni Sessanta e Settanta, le atmosfere noir e i leggendari protagonisti di una Milano da film. Il romanzo di un’epoca e di una città che guarderete con occhi nuovi.



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Milano criminale 2019-09-10 15:42:03 MCF
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MCF Opinione inserita da MCF    10 Settembre, 2019
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Polizia e criminali a confronto

Mi è piaciuto tantissimo questo libro di Paolo Roversi sulla Milano degli anni '60 e '80 testimone di scontri tra polizia e malavita. L'ho comprato perché sono rimasta molto colpita dal delitto alla Cattolica ufficialmente senza colpevole e avevo letto che era raccontato proprio in questo libro; non solo, è anche risolto e a quanto pare il colpevole non è stato incarcerato per rispetto alla divisa che portava. Inizia con una rapina cinematografica in cui dei delinquenti derubano un portavalori con una tale perizia che Indro Montanelli li loderà in un articolo sul Corriere della Sera; e quando la polizia catturerà i malviventi scriverà che, sotto sotto, la maggioranza della gente tifava per i rapinatori.
Certo non tutto è divertente: la tragedia di piazza Fontana per esempio, in cui hanno perso la vita tanti innocenti; il caso di un ragazzo che si è suicidato nel carcere minorile disperato per i maltrattamenti subiti e quello di un poliziotto cui gli anarchici spezzano in due il cranio.
L’autore descrive con una buona dose di umorismo e un po’ di amarezza le figure leggendarie di alcuni criminali che brillano per il coraggio, l’ambizione e la mentalità spregiudicata; sono eleganti e fascinosi anche perché pieni di soldi grazie alle rapine. Dall’altra parte della barricata, ci sono i poliziotti dai saldi valori morali che si battono a volte sacrificando la vita per riportare l’ordine e difendere i cittadini. I personaggi chiave sono il poliziotto Antonio Santi e il bandito Roberto Vandelli: i cognomi sono scelti per rifletterne la personalità? Dal testo:
“Deve ancora compiere quattordici anni ma ha appena deciso che mestiere farà da grande: lo sbirro. Lui – l’adolescente schivo con gli occhi stretti, da cinese – quegli uomini che hanno messo a ferro e fuoco via Osoppo non li vuole imitare ma sbattere al fresco.
Hanno l’aria di pensarla diversamente i tre ragazzini che ciondolano sul lato opposto del marciapiedi. Tre facce da bulletti, non più di dieci anni. Il più piccolo, Roberto, riccioli ribelli sulla fronte e occhi verdi che ti scavano dentro, si comporta già da capo”. Pag. 12.
Intorno ai due protagonisti, ruota una miriade di personaggi tra i quali c’è la pupa del gangster Vandelli, una splendida ragazza di buona famiglia che preferisce la vita avventurosa a quella borghese e partecipa alle rapine organizzate dal compagno.
Poi c’è il Solista del Mitra, così chiamato perché nascondeva l’arma in una custodia per il violino; è sposato con una spogliarellista che lo appoggia nella sua attività tanto che sono noti come Bonnie and Clyde.
Poi c’è il Molosso che insegnerà a Vandelli la filosofia criminale.
Non ultimo il giornalista della Notte, Mario Basile, accanito fumatore e bevitore di fernet, che con i suoi articoli sagaci e sprezzanti, spiana la strada ai poliziotti.
Unica pecca che vorrei rilevare è la mancanza del corsivo per le espressioni dialettali che sono tutte tradotte alla fine del libro; avrei preferito per comodità una nota a piè di pagina. Manca anche la traduzione delle frasi in francese e in dialetto che non tutti conoscono.

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