Memorie di una ladra
Letteratura italiana
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Teresa non molla
Teresa è cresciuta a pane e botte. In una famiglia numerosa, con una madre morta giovane, dopo innumerevoli gravidanze e un padre violento, poco propenso all'amore paterno. Se ne va poco dopo l'adolescenza in cerca di cambiamenti. Trova alte botte, altre umiliazioni e altri dolori. Conosce il carcere, il manicomio, il tradimento degli amici, l'abbandono dei familiari, l'indifferenza degli uomini che ama. Eppure non si arrende mai, mantenendo sia la voglia di farsi una vita dignitosa, il buon cuore di aiutare sempre le persone a cui vuole bene e la forza per non cedere ai pochi principi che si è imposta. Primo fra tutti quello di non cedere mai alla prostituzione: va vene rubare, e truffare, ma mai vendere il proprio corpo o tradire il suo uomo.
La storia ci viene raccontata come se fosse la stessa Teresa a parlare. Con un linguaggio semplice, crudo, ma capace di rendere bene l'idea e di andare dritti al punto. E' una storia che nonostante tutto ha dell'ottimismo, che ci racconta di persona che fanno quello che possono con quello che hanno a disposizione. Ma non un inno alla illegalità o alla violenza, direi più un raccontarci i fatti nudi e crudi, senza alcuna valutazione di tipo moralistico.
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LE MEMORIE DI TERESA
Immaginiamo di essere in una stanza spoglia, grigia e fredda, siamo seduti a un tavolo con due sedie e di fronte a un noi una donnina minuta, l’accento è laziale e ha la carnagione chiara chiara, i capelli castano-rossiccio e due occhi allegri, vispi ma tanto soli…lei è Teresa Numa e a dar voce alle sue memorie è la penna di Dacia Maraini. Teresa è una donna del popolo che non ha nulla sin dalla nascita, diseredata dalla famiglia, si barcamena tra uomini sbagliati, manicomi e il carcere, piccoli furti, borseggi e il carcere, manicomio criminale, prostitute, truffe e di nuovo il carcere. Una storia fatta di povertà, ignoranza, violenza, abbandono in un periodo in cui l’Italia viveva le trasformazioni dalla grande guerra fino agli anni ‘70 e dove Teresa ha un posto in questo mondo ed è tra i bassifondi della società.
Questa è una storia tragicomica perché Teresa è una che vive con una disarmante ingenuità, per sopravvivere alla povertà e all’abbandono diventa una ladruncola buffa e un po’ goffa, una ladra che non ruba per vivere nel lusso ma per affittare una camera in una squallida e sporca pensioncina, si inventa mille peripezie per riempire lo stomaco, Teresa è l’esatto opposto di quei furboni che rubano senza sporcarsi le mani, non ruba per nascondere il bottino in qualche paradiso fiscale ma per pagare quello zingaro usuraio che adesso vuole tre volte la cifra che le ha prestato, Teresa passa da un carcere all’altro perché è una che si fa baccare, nonostante non conduca una vita "tecnicamente proba” Teresa è anche una donna di sani principi, lei è una che non fa la spia, anche se è senza una lira, senza un posto dove dormire e ha fame è una che proprio non ce la fa a vendere il proprio corpo.
Con un linguaggio schietto, grezzo e profondamente verace Teresa ci racconta una storia straziante che proprio perché vera e incredibilmente attuale, anche a distanza di tanti anni (il libro è stato scritto nel 1973…quindi a distanza di ben 40 anni!!!), arriva dritta al punto e leggendo le sue poco eroiche gesta rabbrividiamo e riflettiamo, ecco un passaggio in cui Teresa ci racconta quando viene trasferita per “punizione” al manicomio criminale di Pozzuoli:
“Mi portano in questo manicomio tutto bombardato, macchiato, con le mura grosse, fitto fitto di donne. Dico, ma qui ci stanno le matte, io mica sono matta! Qui ci stanno le assassine, quelle che hanno ammazzati i bambini con la lametta, bollito il marito dentro una pentola, strangolato i genitori con una calza. Dice: questi sono gli ordini e basta così. (…)Dico: ma dove sono capitata madonna mia! La mattina avevo una fame terribile! Ci fanno vestire, lavare niente perché non c’era acqua. Da sei giorni stavano senza acqua. (…) Queste pazze facevano la merda dappertutto e poi restavano tutto il giorno sporche così e se protestavano gli mettevano una pillola in bocca e rimanevano rinscemite fino a sera. (…) Una di queste è morta e l’hanno seppellita senza un funerale e non è venuto nessuno a vederla. Anche le altre detenute non ci hanno fatto caso a questa morte. Stavano buttate là dentro al ricreatorio, con la solita puzza di merda perché molte se la fanno addosso e per quanto le lavi, per quanto strofini, c’è sempre un po’ di merda appiccicata al grembiule, alla sedia, alle gambe, alle scarpe. Stavano buttate dentro quello stanzone, alcune legate, altre intontolite dai calmanti, un calderone di carne.”
Oppure in un’altra occasione quando è stata nuovamente arrestata:
“A Perugia mi toccava il giudiziario. Invece m’hanno mandato in mezzo alle ergastolane. Con la scusa che non c’era posto m’hanno schiaffata in mezzo alle criminali incallite…siccome devono stare dentro tutta la vita sono diventate acide, dure e perverse…… dicevo: ma io non ho ammazzato nessuno e non ci voglio stare tra le ergastolane”.
…ma Teresa è anche una donna di buoni propositi: “Quando esco basta, voglio smettere di fare la ladra, mi voglio trovare un lavoro come sarta, anche se non so cucire, che ci fa, imbroglierò qualcosa, comprerò la stoffa a rate, e dopo la prima rata cambierò indirizzo. Voglio mettere su casa, tranquilla, quieta, in un posto bello, pacifico. In carcere non ci voglio tornare più”
Allora io dico: “Teresa vuoi cambiare? Voi diventare una sarta? Bene, io sono dalla tua parte! Ma quando arriva la prima rata da pagare non cambiare indirizzo e pagala sta benedetta rata…… che magari è la volta buona che in galera davvero non ci vai!!!”