Mastro Geppetto
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
UN VUOTO DA COLMARE
Un piccolo borgo arroccato sull'Appennino, un vecchio falegname un po' strambo, vittima di irrisione da parte dei compaesani, finche l'idea di ricavare un figliolo da un ciocco di legno cambierà i suoi orizzonti, proiettandolo in una nuova dimensione alla ricerca spasmodica di quell'affetto mai donato e mai ricevuto.
Una riscrittura del celeberrimo Pinocchio ma dedicata in via esclusiva alla figura di Geppetto, un anziano, un solitario, un umile lavoratore abituato a creare oggetti utili con l'abilità delle proprie mani, un uomo avvolto nel silenzio delle mura della propria casa-bottega per lungo tempo forse per una vita intera, rallentato nei gesti quotidiani ma ancora lucido e pulsante il suo cuore triste.
La delicatezza stilistica propria della penna di Stassi ha dato vita ad un nuova chicca letteraria, con la consueta capacità di utilizzare una storia ed un volto infondendo anima, linfa vitale, spessore umano, trasportando il lettore in una ballata vorticosa che sembra astrarre dal mondo reale ma al termine del viaggio lo catapulta senza sconti tra le braccia del quotidiano.
Uno scritto per riflettere sulle solitudini declinate in più forme, siano esse amaro frutto della vecchiaia oppure del seme funesto della malattia, che si sostanziano in un declino doloroso e sfiancante che ingiustamente intacca molto spesso la dignità dell'essere umano.
Dietro ad ogni volto scavato di un Mastro Geppetto c'è un cuore che batte e che non si arrende anche se intorno è sceso il silenzio, anche se nessuno tende una mano.
Fabio Stassi allunga quella mano che tanti ritraggono, per donare una carezza a chi è scivolato nella voragine della dimenticanza, a chi è orfano del calore familiare, a tutti coloro a cui si è spento l'interruttore della memoria.
Una parabola amara e accidentata quella del canuto falegname, bersaglio di tiri crudeli, avvezzo all'incomprensione e all'isolamento, ma in nome di un briciolo di affetto è pronto a plasmarsi una creatura con cui condividere il proprio cammino.
Un percorso ad ostacoli doloroso che abbandona i guizzi della fantasia per sostanziarsi in una verità commovente e palpabile.
Indicazioni utili
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 1
Tale padre, tale figlio
C’era una volta un burattino di nome Pinocchio, ma di lui sappiamo già tutto grazie a Collodi.
Questa è la vita di Geppetto il suo babbo, che come vuole il detto “tale padre, tale figlio” quanto si somigliano quei due, l’uno nato legno per diventare di carne grazie alla magia, l’altro nato carne e induritosi più del legno perché così va la vita, talvolta.
Lassù sulle montagne, in una casupola che è più una grotta, fredda come la neve e vuota come la povertà, un vecchietto dipinge sulla parete una pentola che bolle, poi si scalda col vapore disegnato. Convive con la solitudine ma ad essa non vuole arrendersi, pervicace il desiderio sempre più vivido di un amato figliolo con cui girare il mondo, sebbene non ci si possa permettere nemmeno una crosta di pane per rimpolpare le fessure tra le costole.
Un paesello che parrebbe un presepe non fosse che al posto di pastori, madonne e re magi esso è popolato di orchi; quanto realismo in questa non fiaba.
Geppetto vessato, isolato, percosso, il cuore buono di un falegname non smette di palpitare nella bella storia triste in cui non serve una fata per trasformare un uomo in un padre, un ciocco di legno in un bambino adorato.
Sfoglio le pagine e penso a mia madre che mi scrisse su un biglietto: “Se la felicità fosse cosa umana, ti direi sii felice. Ma siccome lo è solo il dolore, ti dico sii forte”.
Forte. Il fragile, affamato vecchio è solido più della roccia, l’amore per Pinocchio invariabile come la fiamma di una candela. Per quando si accorci e la cera si riduca a un millimetro, la fiamma arde con la stessa fluida e sublime intensità. Poi, quando non ci sarà più cera, stringeremo commossi la mano gentile di uno scrittore che sul nostro muro avrà disegnato, perenne, una candela accesa.