Mara conta i passi
Letteratura italiana
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La matematica e (é?) l'anima
"Allora conta, come le ha insegnato suo zio. Conta, per svuotare i pensieri di ciò che fa male: tre, sei, nove, a ritmo col passo, dodici, quindici, diciotto, puzza di rossa, ma lei si concentra, ventuno, ventiquattro, ventisette; non li sente più, trenta, trentatre, trentasei. il magone si scioglie nella tabellina del tre."
Comincia così - o, almeno, è questa una delle prime immagini che offre il prologo al lettore - il romanzo d'esordio di questa giovane scrittrice nata a Modena, cresciuta a Milano e genovese d'adozione a causa dell'amore per il mare. Un libro che si legge d'un fiato, per la suspence che regala la storia, ma anche per lo stile asciutto e moderno. Comincia così, ed è già al centro della storia, con l'abilità di uno scrittore esperto, laddove l'esperienza insegna che nell'incipit devono essere presenti tutti gli elementi principali, messi a bella posta per incuriosire e far divorare le pagine. Qui ci sono una bambina, poi ragazza, che patisce la cattiveria del mondo (un mondo piccino, quello contadino e aspro dell'entroterra genovese, ricostruito con pochi tocchi essenziali e profondi); uno zio professore e mentore; e lei, la matematica, la materia più invisa agli studenti che diventa dolce compagna, rifugio, occasione di riscatto. L'originalità del romanzo sta in parte in questa scelta "controcorrente", se vogliamo: l'idea di fare della matematica la chiave di volta per interpretare un'anima e, in ultima analisi, l'intero microcosmo che le ruota attorno, gli amici, la famiglia, una città (Genova) ferita e disorientata dalla violenza degli anni Settanta, che resta sullo sfondo a sottolineare la diversità della protagonista rispetto al suo tempo. E' proprio questa diversità che rende Mara universale, che ce la fa simpatica e vicina, una di noi che, come noi, riempie di domande la sua vita (nella prima parte del libro, in cui compare la macchia sul muro che diventerà enigma e tormento) e tenta di rispondere (nella seconda parte) spesso nell'incomprensione altrui. Così, può succedere che l'interpretazione del finale sia lasciata al lettore, al suo intimo sentire, alla sua fantasia e, in ultima analisi, al suo modo di essere in sintonia con la vita e il mondo.