Narrativa italiana Romanzi Maledetta primavera
 

Maledetta primavera Maledetta primavera

Maledetta primavera

Letteratura italiana

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A Settimo Naviglio, un coriandolo di palazzi tutti uguali appema fuori dalla periferia di Milano, la gente si annoia. Ma i luoghi non valgono, valgono le persone. Basta allora un vecchio conto in sospeso fra uno stagionata P.R. e una ragazzina strafottente per incendiare tutto: amicizie, desideri, ricordi. Fabrizio Montagner è un po' sfatto, sogna a occhi aperti e ci crede anche quando non dovrebbe. Carlotta Magonio è bella, orgogliosa e dolce con chi vuole lei. Potranno mai scambiarsi fragilità e colpi violentissimi? Il mondo intorno non li aiuta. Non certo Ginevra De Amicis, la migliore amica di Carlotta. Non Simone,un ragazzo taciturno con alle spalle una storia troppo brutta per essere vera. E nemmeno Renato Boriani e Umberto Barà: campioni sul viale del tramonto, i quali resteranno imbrigliati in un gioco più grande di loro.



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Maledetta primavera 2015-07-31 14:02:04 Bruno Izzo
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Bruno Izzo Opinione inserita da Bruno Izzo    31 Luglio, 2015
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La meglio gioventù

“Maledetta primavera”, romanzo d’esordio di Paolo Cammilli, desidera offrirci uno spaccato della “meglio gioventù” italiana; come sono comunemente considerati oggi, nell’immaginario collettivo, i nostri giovani. Cammilli descrive il nuovo stereotipo sui giovani italiani, i giovani non proprio “sensu strictu”, comprende nel numero anche gli universitari trentacinquenni fuori corso.
In particolare si sofferma sui nuovi “vitelloni”, quelli della placida e sonnacchiosa provincia italiana, che una volta si definiva “sana provincia” ma che oramai di sano non ha più niente, neanche il torrente che attraversa il paese dell’hinterland milanese scenario della storia, e da cui si leva il gracidare degli ultimi malridotti rospi superstiti.
A modo loro, e molto a modo loro, questi giovani sono meglio di quanto appaiono.
Giovani in apparenza vuoti, disamorati, senza valori, cinici e bari, aridi e materialisti, perennemente immersi in un vivere da puro gossip, quasi come se la realtà quotidiana fosse davvero, identica e perfettamente sovrapponibile, a quella descritta dai vari “chi” e “novelle” variamente patinate.
Perciò ritroviamo nel romanzo, seppure con altri nomi, i protagonisti veri o presunti del vivere “sotto le luci”: calciatori, attricette, veline, magistrati d’assalto rigidi e severi, intrattenitrici televisive dell’high audience. Non si fatica a riconoscere per esempio nei personaggi tratteggiati da Cammilli i veri, e verissimi, Bobo Vieri con l’universo di stelline gravitanti nell’orbita intorno ai divi del pallone, alla Fanny Neguesha, per intenderci, l’ex compagna di Mario Balotelli; e ancora citiamo Alberto Tomba e Maria De Filippi, nonché le veline, le letterine, o le meteorine che siano, bionde o more, tutte tese a eguagliare l’inarrivabile mito Belen.
Finanche si citano nel libro criminologi di fama ed esperti a vario titolo della psicologia criminale; questi ultimi frequentatori assidui dei vari salotti televisivi, che per un perverso gusto del macabro si moltiplicano esponenzialmente ogni qual volta si verificano nel Paese efferati e sanguinosi delitti.
I giovani descritti da Cammilli sguazzano in un’Italia divisa e diversa da nord a sud, e da città e provincia, accomunata oramai solo dal macabro interesse per gli eventi di cronaca nera.
Quelli più ambigui, efferati, misteriosi, quelli che permettono di schierarsi in fazioni, innocentisti e colpevolisti, gli unici eventi che senza soluzione di continuità e distinguo di luoghi e regioni, si susseguono incalzanti a ritmo pressoché quotidiano.
Disgraziatamente, appaiono gli unici, sventurati accadimenti capaci di destare ancora emozione e interesse, palpiti e attenzione, seppure per motivi morbosi, perversi, fuori da ogni logica di buon senso, gli unici che distraggano da qualcosa che, per una volta, almeno per una volta, non sia rappresentato dagli usuali abiti firmati, le automobili super, i gadget ultratecnologici, i lussuosi locali alla moda, con il corollario dei paradisi artificiali di vario genere ed intensità, indispensabile corredo di tale fasullo divertimentificio.
Ne viene fuori un romanzo sociale, se così vogliamo definirlo, un romanzo a più voci, in cui il vissuto dei protagonisti s’intreccia in un guazzabuglio solo presunto tale, le vite e le vicende di ciascuno s’intersecano, presto o tardi, in quelle degli altri, come normalmente accade, e sempre più spesso nell’epoca della globalizzazione, dando luogo a una storia dai ritmi altalenanti, a volte assurda e inverosimile, uno sparare cazzate a tutto spiano, per intenderci, provate a immaginare un campione di sci nordico diventato tale quasi per caso, e per di più originario da un paese di mare, per poi virare di colpo e bruscamente su binari intriganti e coinvolgenti.
La storia talora diviene misera e violenta, talaltra velatamente ironica per non dire comica, uno sfondo beffardo permane dalla prima all’ultima pagina; per un tratto la storia levita romantica e intensamente sentimentale, poi diviene ipocrita, meschina, laida, infine con un finale in crescendo, agghiacciante e del tutto verosimile. E tutto sommato è il finale che valorizza il tutto, a tutto dà un senso, il finale fornisce in poche pagine la misura e la motivazione dello scrittore toscano, il finale, benché ristretto, ci permette di valutare il talento di Paolo Cammilli.
Intendiamoci bene, a parer mio la lettura di questo romanzo non è tutta in pregevole discesa, buche nell’asfalto, curve strette e brusche frenate ce ne sono, e più di una, rendendo il percorso accidentato, il viaggio turbolento, ma certamente sono intoppi superabili, con tempo, esperienza e un più accurato ripasso del testo, prima di darlo alle stampe.
Il linguaggio, in particolare, ha bisogno di controllo, di accorta rifinitura: spesso non è un libro di facile lettura, oliato a puntino, scorrevole, fluido.
Talora è confuso, contorto, farraginoso, in certi punti banale; perché Cammilli si esprime, insiste ad esprimersi, in maniera colloquiale, quasi fossero chiacchiere da giovani “per definizione”, chiacchiere estemporanee da bar come da intenzione, che invece suonano come battute preconfezionate “da copione”. Il punto debole è questo, a mio modesto parere, il linguaggio, “riporta” il modo di esprimersi dei giovani, ma lo riporta solo, dimenticando che si sta scrivendo.
Dimenticando che andrebbe “tradotto”, si fa per dire, suonerebbe meglio rifinito, lavorato, cesellato, giacchè scrivere, raccontare, significa anche “tradurre” in maniera chiara, concisa, esauriente, riportando sì il parlato ma esprimendolo in forma scritta.
Voglio dire, uno slang riportato pari pari disorienta il lettore, va “intriso” nella lingua comune.
Ne consegue quindi un dialogo talora un po’ “a cocktail”, s’intrecciano vari modi di dire le cose, anche per questo viene meno la definizione di uno stile proprio.
Cammilli mescola tutto e il contrario di tutto, un po’ ricorda “Branchie” del primo Ammaniti, per poi defluire in “Amore 14” di Moccia; un po’ ancora gigioneggia alla Simenon, ma non essendo, non ancora almeno, ma glielo auguriamo volentieri di divenirlo, né Ammaniti né gli altri citati, il libro un po’ ci perde. Non perde invece in motivazioni o idee ispiranti, queste davvero ben tracciate.
Infatti, sembra suggerire Cammilli, se questi nostri giovani sono davvero così, se vivono trascinando la loro esistenza esattamente quasi fossero in un reality show, o in una casa del grande fratello, o protagonisti effimeri di uno qualsiasi dei programmi della tv spazzatura, allora siamo veramente alla frutta, allora siamo veramente messi male.
La gioventù è la primavera della vita, per definizione; se questi giovani, il nostro futuro, sono tutti così, vuoti, insulsi, incapaci, se per loro l’amore si dimostra solo con un cerotto anticoncezionale bene in mostra su una spalla, e la vita è un fottersi, letteralmente e no, in tutti i sensi, allora la loro primavera non è più una stagione, ma un perenne stato d’animo nefasto, un malanimo, una maledetta primavera. Per fortuna Cammilli lo vede, e lo dice, che così non è, per grazia.
Forse siamo alla frutta, ma per fortuna dopo c’è il dolce.
Lo dice a ragion veduta, lo dice perché è giovane e conosce i giovani, lo afferma convinto da giovane intrinseco nel mondo dei giovani, cittadino a pieno titolo del web, regno reale dei giovani e molto più realistico di quanto si creda. I giovani sono sempre molto meglio di quanto appaiono.
Possono bere fino a stordirsi, ma applicarsi spasmodicamente allo sfinimento per risolvere un efferato delitto. Possono essere ricchi, arroganti, presuntuosi e prepotenti, ma rifuggire sdegnati da una facile e impunita violenza carnale, anche se è su un soggetto a lungo ambito.
Possono cedere e portarsi a letto la migliore amica della donna che si ama, perché gli uomini sono cazzari che fanno cazzate, ma anche cercarla, considerarla, venerarla sempre e comunque, corteggiarla in tutti i modi possibili ed immaginabili, inginocchiandosi con un anello in mano come il principe azzurro dei bei tempi andati, o più prosaicamente finanche facendole recapitare quotidianamente il suo pollo arrosto preferito della coop.
Altri, ben altri, e non i giovani, che sono invece più spesso vittime delle generazioni precedenti, altri sono il male dell’attuale società italiana, con il loro assurdo e misero comportamento omissivo, illecito, fraudolento, con il loro esempio malevolo, nefasto e nocivo, altri sono colpevoli, ferocemente colpevoli e responsabili, e non sono più giovani o non più tanto giovani: per loro sì, per loro, e solo per loro, la primavera è maledetta, maledetta primavera che origina tale progenie.
“Maledetta primavera” di Paolo Cammilli in fondo solo questo afferma, e non altro, con amarezza, ma con evidente chiarezza. E tutto sommato, come dargli torto.

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Maledetta primavera 2015-07-09 15:09:02 Radici
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Radici Opinione inserita da Radici    09 Luglio, 2015
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Maledetto Giugno

-contiene alcune citazioni dal finale-

Leggendo questo libro a un certo punto ho dovuto riguardare la copertina
per accertarmi che non stessi leggendo un'evoluzione "Romanzo Giallo"
di "Tre Metri Sopra il Cielo".
Personaggi stereotipi visti e rivisti di un'adolescenza da "Uomini e Donne".
Devo ammettere di averlo letto in tre giorni, sarà stata l'afa estiva che annebbia le mie attività
o la voglia di scoprire l'inaspettato finale di un "TTT88" e il sempre sorprendente "un po' di anni dopo..".

Stile scorrevole, semplice, chiaro e giovanile, a volte, un po' troppo.

Una lettura da periodo estivo, prima di ritornare sui tomi di "Guerra e Pace" d'inverno.
Lo consiglierei ai giovani adolescenti che si stanno affacciando ora ai "Libri Gialli", tanto per stimolare
quel senso di: "Chi sarà stato?" che tanto ci piace.

P.S chiarimenti su "Maledetto Giugno"; è il mese in cui ho acquistato il libro

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Maledetta primavera 2015-03-29 15:34:14 Gintonickx
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Opinione inserita da Gintonickx    29 Marzo, 2015

Perplessa

Avevo sentito parlare bene di questo libro e mi sono decisa a iniziarlo.
Lo stile molto scorrevole e il linguaggio accessibile a tutti, privo di quella boria di certi autori che vogliono ostentare la loro cultura, costituiscono decisamente i lati positivi del libro. Tuttavia ho delle perplessità su determinati aspetti:
1) spesso il linguaggio è troppo crudo, non lascia niente all'immaginazione.
2) La storia fino a metà del libro procede bene, il ritmo diventa incalzante anche grazie ai continui flashback. Successivamente i flashback diventano davvero troppi e la timeline risulta confusa.
3) Il finale è sfumato e confuso, come se fosse stato scritto velocemente per chiudere in fretta il romanzo. Secondo me andava sviluppato maggiormente, anche per chiudere l'analisi dei personaggi, che è molto curata e aderente alla realtà.

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Maledetta primavera 2014-11-23 14:17:45 MATIK
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MATIK Opinione inserita da MATIK    23 Novembre, 2014
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Maledetta primavera.

"La verità ce l'hai davanti agli occhi...."

Un libro deludente, scritto in maniera elementare, dove i protagonisti sono sosia di personaggi di cui sono pieni i rotocalchi (lo sciatore, il calciatore, la bella ballerina ecc.). Una storia banale che è un mix di tutto quello che quotidianamente vediamo nei notiziari tutte le sere. Ci sono due ragazze Ginevra e Carlotta, bellissime, una bionda e una mora, che sono amiche inseparabili, c'è Fabrizio ragazzo che non conclude niente negli studi, ormai quarantenne, un sex symbol ormai al tramonto, ci sono un calciatore e uno sciatore che ogni sera passano da una festa all'altra, hanno mille donne e sono sempre scontenti della loro vita, c'è la ballerina che una sera subisce un'aggressione che le sfregia il volto e la chiude in un eterno silenzio, c'è un colpevole al quale è necessario dare un volto ed un perchè a ciò che ha fatto, Leggi la trama e vedi il grande successo di pubblico riscosso, pensi di avere fra le mano un buon libro, ti ritrovi con una pessima scelta e ti rammarichi di aver perso del tempo!

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Maledetta primavera 2014-08-25 22:21:23 violetta89
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violetta89 Opinione inserita da violetta89    26 Agosto, 2014
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una piacevole sorpresa

Ho voluto provare a leggere questo libro visto che ne avevo sentito parlare molto, ma non avevo grandi aspettative. Invece mi sono dovuta ricredere, l'ho trovato molto carino, scorrevole, mi è piaciuto.
Si parte da questa grande amicizia tra queste due ragazze, Ginevra e Carlotta, entrambe bellissime, corteggiatissime, ma si tratta di un'amicizia che nasconde dei lati oscuri. Infatti soprattutto da parte di Ginevra, c'è questa forte invidia, gelosia che la porterà a fare delle azioni terribili. Accanto si intrecciano storie di altri personaggi che sono in vario modo legati tra loro, le loro vite verranno sconvolte da un fatto di cronaca nera. Il finale è in parte inaspettato, diciamo che avevo intuito chi fosse il responsabile, ma non il motivo. E poi quel messaggio nell'ultima pagina "TTT88" fa venire voglia di sapere come prosegue!!
Per il resto, altro elemento che mi è piaciuto molto è l'analisi a tratti molto cinica della nostra vita oggigiorno, tutto che ruota intorno ai soldi, all'apparire, gente che per un commento su Facebook dà di matto.... Possono sembrare cose assurde, ma è la realtà che ci circonda, e l'autore è bravissimo a raccontarla, tanto da farci sentire un po' "ridicoli" quando leggiamo da un punto di vista esterno, dei comportamenti in cui magari ci ritroviamo.

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Maledetta primavera 2014-08-20 13:52:06 Tutys
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Opinione inserita da Tutys    20 Agosto, 2014

Troppe aspettative

Compro il libro prima di leggere le belle recensioni, sono solo incuriosita dalla trama. Ma prima di iniziarne la lettura, decido di dare un'occhiata all'opinione della gente, pare sia un libro apprezzatissimo. Penso: Ottimo! E piena di aspettative, comincio a leggerlo.
La prima cosa che noto sono gli innumerevoli errori di battitura, abbastanza fastidiosi (vengono scambiate vocali, singolari con plurali, mancano dei "non" che rendono difficile la comprensione di una frase). E addirittura un personaggio da sempre identificato con il nome di Sofia, in un'occasione viene chiamato erroneamente Sara.
Per il resto, la storia nel suo complesso, è piacevole da leggere ed intrigante, ma avevo sempre la sensazione di volere di più, mi lasciava un leggero senso di insoddisfazione. Poi a giallo svelato la sensazione di insoddisfazione, invece di svanire è cresciuta con l'arrivo della fine. Finale deludente, credo non fosse quello che i lettori in fondo si aspettavano e desideravano. Quindi di sicuro può dirsi un finale a sorpresa (per me non gradita). Da apprezzare è sicuramente l'analisi antropologica. Vengono analizzati con grande realismo i più forti sentimenti umani: amicizia, invidia, ambizione, passione, amore, gelosia, vendetta. In definitiva il mio personale voto al libro è 6 e 1/2. Di sicuro un buon libro da leggere senza eccessive pretese.

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Maledetta primavera 2014-06-13 08:32:09 Ginseng666
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Ginseng666 Opinione inserita da Ginseng666    13 Giugno, 2014
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L'amicizia: un'arma a doppio taglio..

Un libro indimenticabile che è in bilico tra sentimenti sublimali: l'amore, l'amicizia e le conseguenze degli istinti arcaici nel cuore umano.
Due amiche che sembrano condividere un medesimo mondo di giovinezza e speranze, il cui rapporto tende a incrinarsi nel tempo per il tradimento di una di loro...
Un'amicizia può resistere al desiderio per un unico uomo? L'invidia può essere alcune volte un tentativo di emulazione, di rivalsa....perchè non è giusto che un'amica abbia tutto e l'altra nulla...
La bellezza e il possesso possono essere lo stimolo verso la perversione e il tradimento....allora il valore intrinseco dell'amicizia diventa falso, come falsi sono gli atteggiamenti della presunta amica....
In questo gioco fra luci e ombre di due ragazze, si unisce la storia di due campioni al tramonto della loro carriera....uno dei quali, innamorato di Carlotta e non ricambiato giungerà quasi a compiere uno stupro, visto che non riesce ad averla: lei non è consenziente...
Nella provincia sonnacchiosa di Settimo Naviglio, tra la corruzione della vita notturna...e la vita quotidiana apparentemente noiosa si inserisce anche un fatto di sangue, la cui dolorosa risoluzione sarà ancora infine un mix tra sentimenti d'amore, di odio e di rivalsa.
Maledetta Primavera, racconta con uno stile scanzonato, irriverente e tipico dei giovani di oggi, la vicenda di un amore...immenso nato come un fiore delicatissimo nell'asfalto di un deserto, ucciso dal cinismo, dalla vendetta....e dall'oscurità della mente di una presunta amica...che poi vera amica che non era affatto...
Consiglio questo bel libro agli amanti del genere....
Lo posso definire una storia rosa a tinte gialle....con tutte le sfumature dell'intreccio pseudo-violento, tenero....che si conclude nel massacro dei sentimenti.
Consigliatissimo, se si escludono le persone paurose o ipersensibili.
Saluti.
Ginseng666

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Maledetta primavera 2014-04-25 16:28:11 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    25 Aprile, 2014
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Inaspettato

Stile di scrittura che ti prende a schiaffi. In senso buono. Storia che all’inizio ti sembra sempliciotta, fatta essenzialmente di vigliaccate adolescenziali, con un omicidio piazzato lì in mezzo alla storia, non si sa bene perché, non ben sviluppato, forse raccontato per dare un po’ di colore giallo a queste pagine che sembrano troppo rosa. Ed è un evento che, per come è raccontato, e poi abbandonato, ti innervosisce anche un po’. Invece, strada facendo, il libro, pur rimanendo fresco e giovane, si riempie di maturità. Ambientato nella periferia milanese, in un mondo di adolescenti e di pseudo-adulti, con qualche salto nel tempo, avanti e indietro di qualche mese, giusto per dare movimento alla storia ed agli intrecci fra i personaggi principali e quelli minori. Che poi tanto minori non sono, visto che poi è proprio uno di quelli minori che si rivela, alla fine, la chiave di lettura dell’omicidio di Sofia. Il tutto raccontato dentro quel caldo tipico delle estati al nord, quel caldo che addormenta tutto. Dentro a volte quell’indifferenza tipica del nord. Però non è un libro che lascia indifferenti. Anzi, è un libro che sorprende.

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