Narrativa italiana Romanzi Mai più così vicina
 

Mai più così vicina Mai più così vicina

Mai più così vicina

Letteratura italiana

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Da un’assolata città del Sud, Antonia arriva a Milano accarezzando il sogno di scrivere un romanzo. L’ impatto con la città e con il suo cielo senza colore non è dei più incoraggianti, finché un’amica non la trascina a una conferenza letteraria. Milano le regala Vittorio, un uomo molto diverso da lei: Vittorio è un editore, appartiene ai ceti alti, è disinvolto, ha due occhi magnetici e quell’aria libera e sfrontata di chi non scende a compromessi. E soprattutto ha una vita sociale che intimidisce Antonia, ma nel contempo la affascina. Antonia si innamora follemente di lui, ma qualcosa non funziona. Vittorio è sfuggente, sparisce, riappare, si sottrae, non programma e non promette. E proprio come la ragazzina down protagonista del suo romanzo, Antonia è costretta a misurarsi con i suoi limiti e le sue paure.



Recensione della Redazione QLibri

 
Mai più così vicina 2015-10-05 13:46:44 ALI77
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
ALI77 Opinione inserita da ALI77    05 Ottobre, 2015
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L’AMAREZZA DEL RICORDO

Questo è un romanzo che racconta quel momento della vita in cui credi di aver trovato la persona giusta per te, quella con cui puoi condividere tutto, che ami profondamente e con tutta te stessa ma quando la storia finisce non ti restano che ricordi, lacrime, rabbia e amarezza per quello che c’è stato e che non potrà più esserci.
Quando ci si innamora si ha veramente il prosciutto sugli occhi? Non riusciamo a vedere la realtà delle cose, i difetti che ha l’altra persona, le sue insicurezze, le sue paure ?
Antonia la protagonista racconta proprio la sua storia con Vittorio, la ragazza è arrivata a Milano con un sogno, finire di scrivere il suo romanzo ma in quella città così triste e cupa il destino le riserverà l’incontro con Vittorio, ricco e fascinoso quanto sfuggente editore.
La copertina di questo libro è molto significativa e rispecchia molto la figura di Antonia, un treno e lei che guarda fuori dal finestrino in attesa che l’uomo compaia davanti a lei e la venga a prendere.
La loro relazione anche se non si può definire così è formata da incontri mondani dove loro partecipano, e a notti di passione ma poi Antonia vorrebbe qualcosa di più una storia seria fatta di chiamate,messaggi uscite a due, invece Vittorio fugge da questo, e spesso e volentieri, non si fa sentire per parecchi giorni lasciando la ragazza a gongolare per un suo messaggio.
Antonia si dà anima e cuore in questo rapporto, quando ritorna a casa al sud sconfitta e stordita per la fine della sua relazione, cerca di ritrovare se stessa “Ma dove vanno a finire i pezzi di noi che abbiamo ceduto per un po’ d’amore?”.(cit)
Antonia vive dei suoi ricordi, dell’amore che credeva Vittorio provasse per lei, la ragazza chiede più volte di avere delle certezze nel loro rapporto ma lui non gliele da mai.
La “cosa tra noi” così la definisce la protagonista non avrà mai un nome per Antonia è un sentimento forte, puro e che la fa andare in frantumi, come un vaso che si rompe in mille pezzi.
La ragazza non si riconosce più e cerca di analizzare cosa non ha funzionato, era lei che non andava bene? O semplicemente Vittorio non era pronto ad impegnarsi fino in fondo con lei oppure non l’amava?
L’amore grande che Antonia prova poteva bastare per entrambi? Quando un amore è a senso unico, una storia può durare lo stesso?
Vittorio il fascinoso editore, con il bicchiere e la sigaretta sempre a portata di mano poteva essere veramente il grande amore che Antonia cercava?
“L’amore ti riempie e ti svuota con la stessa brutalità”.(cit.)
Vittorio sembra far capire in mille modi ad Antonia che non la ama, si allontana, si avvicina, non la chiama e non è presente quando lei ha bisogno, non si cura dei suoi sentimenti, innalza sempre di fronte a se una barriera fatta di silenzi e di punti interrogativi di fronte ai quali la ragazza non riesce a rispondere.
Nonostante tutto Antonia continua a stare con lui, a racimolare quel poco di amore che lui le dona, cercando di trovare un equilibrio alla loro relazione, anche se la protagonista immagina che Vittorio un giorno sarà con un’altra persona e non con lei al suo fianco.
L’amore rende così ciechi e poco obbiettivi?
Fino a dove possiamo spingerci per mettere a rischio la nostra felicità e per ferire i nostri sentimenti?
Antonia sbatte e sbatte ancora contro quel muro, e raccoglie, ripara e ricomincia e ancora raccoglie, ripara e ricomincia ancora e ancora prova a far funzionare la loro storia.
Il libro è un continuo flashback di ricordi e dal loro primo incontro, ai loro viaggi, alle uscite con gli amici di lui, ammiro molto Antonia che raramente riesce a colpevolizzare l’infimo Vittorio che non bada a lei e la tratta con indifferenza.
“Quando la tristezza finisce si può ricominciare?”(cit.)
Fino al momento in cui Antonia esasperata da questo tira e molla, lacera le catene che ha creato intorno a sé e affronta Vittorio per l’ultima volta, come in un ring alla resa dei conti finali.
Lui riconoscerà di amarla?
Questo non ve lo posso dire vi anticiperei il finale del romanzo e vi rovinerei la lettura.
Parallelamente alla storia personale di Antonia ritroviamo nel romanzo una serie di pagina del libro che sta scrivendo la ragazza con protagonista Silvia, una ragazza down, che come Antonia deve affrontare i suoi limiti e le sue paure.
La penna di Claudia Serrano è molto felice, fluida, coinvolgete, raramente riesci a staccare gli occhi dal romanzo, che ti avvolge in maniera inaspettata.
Il sogno di Antonia si sarà spezzato oppure continuerà?
Non vi resta che leggere questo delizioso romanzo.
“Così Vittorio mi avviava alla sua grammatica dei sentimenti e io mi affannavo a imparare: stava a me, alla mia natura di donna, farmi carico della comprensione. Era compito mio decifrare il suo linguaggio, preparargli una strada perché potesse trovare espressione, un territorio sul quale sbrogliarsi; era compito mio, un compito quasi religioso, compensare le parole mancanti non con altre parole(che io sognavo di ascoltare ma che no non gli sarebbero appartenute), ma con una comprensione più grande.”(cit.)

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