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Letteratura italiana

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Ci sono molti modi di trasformare qualcuno in un fantasma, e Thomas Edwards si è scelto il suo. La sua vita non ha proprio niente che non va: Tom è un giovane italoinglese di buona famiglia, che abita a Londra e viaggia spesso per lavoro. Architetto, gestisce con successo uno studio di light design, e da quasi un anno fa coppia fissa con Ottie Davis, una chef in carriera con un figlio di sette anni, Martin. Ma Thomas abita il mondo solo in superficie: schivo e in parte irrisolto, lascia che la vita scorra senza pensarci troppo; il suo ricordo di un amore finito, quello per Sophie Selwood, è una presenza costante e tangibile, che illumina gli eventi e le cose che lo circondano, e ci racconta di come l'amore, o il ricordo dell'amore, possano trasformarsi in una composta e implacabile ossessione. Una strana eredità da parte di un eccentrico zio costringe Thomas a uscire dalla quotidianità. Un viaggio verso un'isola del sud Italia, un albergo affascinante e malandato e un fine settimana imprevisto - in compagnia della gente del posto e degli altri forestieri giunti a loro volta sull'isola - saranno l'occasione perfetta per sparigliare le carte, guardare le cose da un altro punto di vista e fare finalmente i conti con il passato, questo animale saggio e al contempo grottesco che sembra sempre volerci indicare la strada.



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Opinioni inserite: 3

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Lux 2019-11-13 08:56:21 violetta89
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violetta89 Opinione inserita da violetta89    13 Novembre, 2019
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lo zelda

Ho preso questo libro incuriosita dalla quarta di copertina, mi era sembrato una sorta di romanzo di altri tempi pieno di premesse. Il libro narra la storia di Tom, light designer italoinglese, che un giorno eredita da uno zio semi-sconosciuto un albergo fatiscente e una sorgente in una piccola isola nel sud Italia. Parte quindi verso questo albergo convinto di venderlo e invece si trova a passare qualche giorno in un'atmosfera rimasta ai bei tempi che furono, fra personaggi improbabili e situazioni assurde.
Si tratta di una narrazione particolareggiata, piena di dettagli che vorrebbero arricchire il romanzo ma che a mio parere lo appesantiscono e basta, rendendo la lettura molto lenta e piena di divagazioni. Purtroppo ho durato fatica ad arrivare in fondo, in quanto mi ha dato l'impressione di non essere un'unica storia con un inizio e una fine, ma tanti piccoli racconti ognuno per conto, il risultato finale è quindi molto disomogeneo e sembra più un flusso di pensieri che un romanzo. Forse non mi è arrivato o forse con questo libro non ci siamo capiti, però mi aspettavo tutt'altro e quello che ho letto non mi è piaciuto.

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Lux 2019-09-16 10:05:11 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    16 Settembre, 2019
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Thomas Edwards

La vita di Thomas Edwards non ha niente che non va. Figlio di Cecilia Tilli, studentessa di archeologia nella “triste e magnifica” Torino e di Oliver Edwards, il futuro padre conosciuto dalla donna mentre era in vacanza nel Devonshire, un uomo di quarantaquattro anni e con un matrimonio già alle spalle, due figlie a carico e pochissimo tempo libero, Thomas cresce nell’agio, si iscrive prima a legge e poi ad architettura, facoltà portata rapidamente a termine con “la determinazione di chi non vuole fallire una seconda volta e la freddezza di chi manca di una vera vocazione”. Vive anestetizzando il presente, conducendo un’esistenza composta con una relazione poco impegnativa con Ottie Davis, una donna non bella, non in modo convenzionale, almeno, già madre di un bambino di sette anni, Martin, un lavoro di successo quale arredatore d’interni e ricercatore di luce che ne scandisce la monotonia delle giornate tutte uguali, tutte identiche e con il ricordo costante di un amore, quello per Sophie Selwood, radicato nel cuore e nella mente. Sono anni che la loro relazione è giunta al termine, tuttavia, quel grande amore che un tempo li aveva resi felici, continua ad essere presente. Anche se lui poi ha continuato a vivere nel rimpianto e nel rimorso, anche se lei lo ha cacciato.
Tutto scorre con irremovibile metodicità e ordinarietà quando un eccentrico zio viene a mancare lasciando quale erede Thomas che è così costretto ad uscire da quella condizione di standardizzazione in cui ormai è adagiato. Nuovi incontri, nuove figure, nuove, realtà. Il tutto in una dimensione che alterna i toni del ricordo, dell’infanzia, della riflessione, a quelli del presente, a quelli di una nuova fase atta a ricominciare, a rappresentare una ripartenza in una ricerca continua di se stessi, del sentimento, dell’amore.
Eleonora Marangoni si presenta al grande pubblico con un romanzo dai grandi intenti e i grandi obiettivi, un’opera che si prefigge di richiamare a se stessa l’amore, il fato, la memoria, i legami affettivi, il rimpianto, il rimorso passando per quella che è una dimensione apparentemente stabile e di successo, una realtà fatta da un successo e una realizzazione che di fatto non è completa.
Ma per quanto i propositi siano tanti e ammirevoli, per quanto le tematiche affrontate siano una buona base per uno spunto interiore, l’opera non arriva, risulta farraginosa e facilmente intuibile nel suo divenire. Lo stile narrativo adottato è volutamente troppo ricercato ed eccessivo tanto che è percepito dal lettore quale irreale e artificioso ovvero quale frutto di un costrutto voluto, meditato, studiato. I personaggi, a loro volta, che si alternano nella narrazione, finiscono con l’esasperare il conoscitore perché talvolta troppo rimarcati a discapito di altri che al contrario sono effimeri, rarefatti tanto che quasi ci si arriva a chiedere il perché della loro introduzione nel componimento, ci si arriva a chiedere se davvero sono questi necessari allo svolgimento e al proseguo della narrazione. Nello scorrimento dell’opera si ha come l’impressione di trovarsi dentro due diverse storie che contrappongono la realtà italiana con quella inglese, quella onirica con quella della dimensione del concreto ma che non riescono ad amalgamarsi tra loro. Sono slegate, costruite, artificiose e per questo percepite quali irreali dalla mente dell’avventuriero.
Dal punto di vista sentimentale, nuovamente si ripresenta una grande confusione mixata a una grande inconcludenza dettata da questa serie di tentativi di introspezione e di definizione dell’amore in senso lato, nella sua essenza, nel suo essere che non arrivano. Purtroppo, l’esperimento non può dirsi compiuto e riuscito restando inevitabilmente alla sua fase di sperimentazione e ideazione.
In conclusione, “Lux” è un romanzo che carica troppo sia a livello di stile narrativo che di trama, che vuol fare troppo ma che non mantiene gli equilibri. La storia è inoltre alquanto ordinaria e per questo prevedibile, l’autrice non riesce a donarle quel quid necessario a distinguerla dalla massa e dunque non riesce a risultare accattivante per chi legge. Si fatica a concludere il libro e non poco. Sicuramente è una scrittrice che ha tanto da dare ma per le successive stesure deve imparare ad aggiustare il tiro.

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Lux 2019-01-02 21:45:51 68
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68 Opinione inserita da 68    02 Gennaio, 2019
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Isola infelice...

Una vita, quella di Thomas Edwards, rampollo di una agiata famiglia Italo-inglese, vissuta anestetizzando il presente e smettendo di cercare, prolungando uno stato di agonia con il volto di giorni diversi ma sempre uguali, mascherati da un lavoro creativo, un architetto che arreda gli spazi con la luce, da una relazione poco impegnativa, da viaggi ripetuti, a tutto interessato ed a tutto indifferente, per scoprire che niente sembra essere più lo stesso da quando è finita la propria relazione con Sophie Selwood.
Era stato un amore grande, il loro, ed un tempo erano stati felici, giorni rimasti dentro, che lì continuavano a restare, ma poi tutto era finito, lui aveva vissuto di rimorsi e lei di rimpianti, lei lo aveva cacciato ed era faticosamente tornata a vivere, altrove, e quella Sophie che tornava in mente ad Edward oggi non esiste più.
Una inaspettata eredità come cambiamento, un vecchio albergo ed una sorgente di acqua minerale in un’ isola del sud Italia, un viaggio improvvisato, nuovi incontri, figure eccentriche e stravaganti, una dimensione relazionale che assume i toni del ricordo in un mondo del tutto differente, in parte ritorno all’ infanzia, in parte pausa riflessiva, in parte ripartenza.
Il ritorno in patria ridiscuterà passato ed incertezze in una neo essenza, inseriti in un mondo che ha fretta di consumare e non riesce proprio a fermarsi, laddove il tempo dell’ essere ed il fluire degli avvenimenti assumono un tono differente, come il significato delle cose, che raccontano una storia, esprimono un senso, sono semplici oggetti, diversi, con i quali è bello addormentarsi e risvegliarsi, ogni giorno, assaporando l’ essenza del proprio destino.
Il romanzo d’ esordio di Eleonora Marangoni è una ricerca su più piani che richiama amore, origine, destino, relazioni, partendo dal rimpianto per una perdita assoluta e ricercando una parte di se’ sconosciuta ed ancora poco definita che assume il volto di un’ isola felice ammagliatrice e consolatoria.
Uno stile volutamente ricercato, eccessivo ed artificioso, una alternanza di personaggi a metà tra passato e presente, alcuni esasperatamente sottolineati, altri soffusi, assenti, una recita nella recita, in una evidente contrapposizione nord-sud, Italia-Inghilterra, realtà-sogno.
Di fatto esistono due racconti, separati, slegati, piuttosto differenti. La vivacità dell’ uno contrapposta alla staticità dell’ altro con la netta impressione che la rappresentazione della contemporaneità sia piuttosto piatta, banale, scontata e la brillantezza dei dialoghi insulari rappresentata da macchiette poco credibili e artefatte.
Tutto il resto, l’ elaborazione sentimentale ed il suo tentativo di approdo all’ essenza dell’ amore e dell’ essere, qualche goccia d’ interesse in un oceano di inconcludenza ed indefinitezza….

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