Limbo
Letteratura italiana
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Opinioni inserite: 7
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Una storia molto realistica
Ho iniziato a leggere Limbo con grande curiosità e con molte aspettative. Da convinta nazionalista e aspirante carabiniere, non potevo non leggere questo libro. Ammetto di aver scoperto questo libro solo dopo aver visto il film, ma credo che questo sia stato uno degli acquisti più riusciti. Vi assicuro che il romanzo è molto meglio, credo non ci siano paragoni.
Manuela Paris è una ragazza distrutta, non solo fisicamente, ma soprattutto psicologicamente. Dopo un attentato in Afghanistan, dove svolgeva una missione con il suo plotone, nel quale è rimasta gravemente ferita e ha perso i suoi più cari “epigoni”, Manuela soffre del disturbo post traumatico da stress. Un problema che le causa svenimenti, incubi ma che non le permette di ricordare gli ultimi momenti prima dell'attentato. Nonostante tutto però la protagonista non vede l'ora di poter tornare in missione, in quello stesso luogo. Ma se non si rimetterà in sesto non potrà mai riprendere la vita di prima.
Nel frattempo Manuela conoscerà un uomo, ogni sera si vedono dalla finestra. Lei nella camera della sua casa, lui in una camera d'albergo. Non vi nascondo che da qui ne nascerà un'autentica storia d'amore, a mio avviso una strategia molto utile ad alleggerire la storia difficile e realistica di Manuela, come soldato.
Immagine tratta dal film
Nella storia raccontata da Melania G. Mazzucco ho ritrovato ideali che mi appartengono e che condivido con la protagonista. Ogni pagina che leggevo aumentava la mia voglia di intraprendere quella carriera.
Ho ammirato tanto la capacità di Melania Mazzucco di descrivere così bene un mondo come quello dell'Esercito, che lei può vedere e studiare solo dall'esterno. Perché l'autrice non è un soldato e non lo è mai stata.
Limbo è il titolo adatto a questo libro, rappresenta non solo la fase di stallo in cui vive la protagonista, ma anche il misterioso uomo dell'hotel difronte, vive un momento particolare della sua vita, un limbo vero e proprio. Così durante la lettura, il lettore seguirà due fili paralleli, che si incrociano e, solo infine, riceverà tutte le risposte che ha cercato in tutto il libro. Ho amato entrambi i personaggi, allo stesso modo, due persone diverse ma con un uguale destino.
Un libro che mi ha emozionata, delicato e narrato nei minimi particolari.
L'autrice fa entrare il lettore nella mente della protagonista, conosceremo ogni suo pensiero e ogni sua paura o emozione. Un romanzo che mette in evidenza anche l'aspetto psicologico, rendendo la storia più emozionante e realistica.
E' una lettura veloce e scorrevole, unico intoppo per chi, come me, non è abituato potrà essere rappresentato dalla scelta di inserire i discorsi diretti senza virgolette o altra punteggiatura. Per il resto ho davvero amato ogni parola, ogni pagina di questo libro. Mi è entrato dentro come pochi libri sanno fare.
Infine voglio fare i miei complimenti all'autrice, Melania Mazzucco ha davvero una grandissima abilità narrativa, che oggigiorno è difficile da ritrovare. Libro assolutamente consigliato!
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Scontro con altra realtà
Le vicissitudini e le forti emozioni provate da una donna soldato in missione in Afghanistan; la sopravvivenza quotidiana in un teatro decisamente diverso dalla vita di tutti i giorni; ambiente insulso, subdolo, pericoloso ma, nel contempo, edificante per la qualità di certi rapporti umani che si instaurano nonostante la propria volontà. Tutto ciò che accade diventa indelebile nell'animo e di conseguenza modifica il carattere e la visione della vita; rimorsi e rimpianti si accavallano in continui flash-back che inducono a forte instabilità ancorchè temporanea. Un romanzo da leggere al fine di poter tentare di scrutare all'interno di altra realtà altrimenti sconosciuta.
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Limbo di Melania Mazzucco
“La fine della notte nera è bianca” è il proverbio afghano citato da Melania Mazzucco in apertura al suo nuovo romanzo “Limbo” e come sempre le citazioni offrono spunti e suggerimenti di lettura.
La struttura del romanzo si basa sull’alternarsi di capitoli intitolati “Live” e “Homework”. Solo il titolo del penultimo, “Rewind”, differisce dagli altri. Questa scelta è assolutamente funzionale al contenuto e al significato della vicenda raccontata: i termini inglesi, sono infatti molto più sintetici e concisi della corrispondente versione italiana. La protagonista è Manuela Paris, maresciallo degli Alpini, reduce da una missione in Afghanistan. La sua storia ci giunge attraverso una narrazione che si svolge su due piani paralleli: uno live, appunto, cioè dal vivo, in contemporanea, in terza persona, l’altro, in prima, registra i ricordi di Manuela sul campo; ella deve svolgere, infatti, i “compiti a casa”, il cui scopo è quello di esorcizzare e affrontare in modo cosciente l’esperienza negativa dell’attentato di cui è stata vittima in Afghanistan, insieme con i suoi uomini, deceduti in quel tragico evento.
La figura di Manuela, donna soldato, il cui fisico porta le cicatrici dell’agguato di cui è stata vittima, con i capelli tagliati a spazzola, zoppicante, è l’emblema delle difficoltà che deve affrontare una donna che sceglie questa carriera. Se essere soldato significa dover affrontare prove fisiche e psichiche di una certa difficoltà, ciò diventa doppiamente arduo se il soldato è di sesso femminile. Manuela, dunque, come le sue colleghe, è tenuta a reprimere, addirittura a soffocare la propria femminilità, deve vincere le paure e le esitazioni, si sente sottoposta a un giudizio severo ed è proprio lei il primo giudice di se stessa. La personalità di Manuela si definisce ancora meglio nel contrasto con la sorella Vanessa che rappresenta lo stereotipo della femmina. Vanessa non disdegna di ricorrere alla chirurgia plastica per correggere i suoi difetti fisici, cerca l’amore anche in incontri occasionali. La sua superficialità si accompagna alla sua generosità e i suoi difetti e le sue qualità sono esattamente il contrario delle qualità e dei difetti di Manuela. Sembra che la funzione di questi due personaggi sia di dimostrare che l’armonia si raggiunge solo dalla perfetta sintonia e sintesi delle loro diverse caratteristiche e che un’esasperata repressione della femminilità sia inutile. L’affannosa lotta femminista di Manuela, comprensibile in un mondo di uomini, risulta a volte esagerata.
La Manuela reduce incontra un uomo misterioso che alloggia nell’hotel di fronte a casa sua e tra loro nasce un amore, turbato però dai dubbi e le incertezze sul passato di lui.
Vivono dunque entrambi in una sorta di limbo, come meglio si capisce nel capitolo “Rewind”, il capitolo in cui il nastro si riavvolge, le verità si scoprono. E il termine “limbo” ricorre spesso nel corso del romanzo: esso si riferisce ora al gioco della piccola Alessia, ora viene usato come termine scientifico, in oftalmologia, ora indica la condizione umana di sospensione e attesa – si ricordi Dante che allude a coloro che “sono esclusi dalla grazia pur senza colpa”.
La prosa della Mazzucco è corposa e coinvolgente, con punte di grande lirismo: ciò soprattutto nei capitoli intitolati “Live”, mentre quelli dal titolo “Homework” eccedono a volte nei dettagli tecnici. È utile, a questo proposito, ricordare quanto ha scritto Asor Rosa nel terzo volume della sua Storia Europea della Letteratura della Nazione, nella pagina dedicata alla Mazzucco. La scrittrice, dice Rosa in sintesi, ha una passione documentaristica e ciò dà maggiore spessore e realismo ai fatti che racconta; ella “conosce per scrivere …..scrive per conoscere, perché scrivere è il suo modo di conoscere.”
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Dal Limbo non si esce?
Ho amato molto "Un giorno perfetto" della Mazzucco. C'era cruda realtà, dolore autentico e magistralmente raccontato sul disastroso finale di un progetto famigliare. Soprattutto l'ho trovato vero. Limbo invece mi ha lasciato in bocca un sapore indefinibile, una tristezza che non punge ma aleggia come malinconia.Ci sono tracce di verità ma a volte si avvicina all'orlo della fiction. Troppa carne al fuoco forse e la guerra finisce solo per fare da sfondo al tutto. Il personaggio di Manuela non mi è mai apparso credibile al 100 % nelle vesti di soldato. Mattia forse lo è di più nelle vesti di "fantasma" . Il finale poi, in cui i protagonisti dovrebbero spezzare le loro catene per liberarsi, mi ha lsciato al contrario una profonda sensazione di tristezza, come se alla fine non restassero che due esistenze definitivamente distrutte e nientaffatto riscattate dalle loro disgrazie. Sinceramente almeno per questo libro, fin troppo crudo fin dal principio, avrei preferito un bel lieto fine (e io non li amo particolarmente). Comunque è un libro che si fa amare per quel sangue rossovermiglio che la Mazzucco riesce a trasmettere con la lettura delle sue opere. La visceralità è per me il suo punto forte. Però stavolta assomigliava un po' troppo a qualcosa di già letto e di già scritto. Molte allusioni ad altre opere letterarie affini? O forse siamo noi lettori italiani che siamo stufi di opere nostrane incentrate solo su storie di sofferenza e dolore?? Un po' si, sinceramente. Per quanto un libro abbia la pretesa di essere specchio del nostro tempo io credo che per noi e il nostro tempo sia giunto il momento di cambiare. Perchè dal Limbo si esce e noi, facendo la storia di questi anni, lo stiamo dimostrando...
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Semo perduti...noi che sanza speme vivemo in disio
Non è un romanzo che mi ha convinto del tutto, visto che solo l'ultima settantina di pagine - su 473 -
è stata quella che ho apprezzato di più. Anche prima non mancano passaggi ben riusciti, ma si indugia un po' troppo sul sentimentalismo, su costrutti allungati come gargarismi (“il borborigmo dell'acqua che gorgoglia nella vasca”) e su digressioni noiosette.
Del resto Manuela, la protagonista, chiaramente tratteggiata per ispirare tenerezza, sembra una gattamorta della più bell'acqua con “quell'ossessione della condotta incensurabile”, lei, maresciallo senza macchia e senza paura. E il personaggio di Mattia, bel tenebroso con tanto di Rolex al polso, sembra uscito paro paro da un romanzo rosa. Inaccettabile poi la superficialità con cui viene trattato l'episodio di uno stupro di massa contro una donna sotto l'effetto di droghe: fosse stata la fuoriclasse Manuela, la scrittrice ci avrebbe magari imbastito tutto un dramma, ma era solo Vanessa, la sorella un po' tamarra.
Certo, lo stile è solido e i dialoghi, privi di virgolettato, si amalgamano armoniosamente con i pensieri. Ma è soprattutto l'ultima parte che riscatta tutto il resto: con parole asciutte, spogliate di ogni sdolcinata retorica, si arriva al centro dei sentimenti.
I personaggi si fanno più vulnerabili, si piegano per non spezzarsi e guardano all'avvenire con un coraggio che non ha niente a che vedere con l'eroismo del militare o con la tracotanza di chi sfida la vita. Assistiamo in un certo senso alla loro morte, necessaria per farli rinascere persone migliori.
“Bisogna conciliarsi col proprio destino, e non è una sconfitta, c'è qualcosa di grande, e dolce, in questo. Lo so, dice Manuela”.
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limbo
la mazzucco non ci delude con il suo ultimo libro: "limbo"
limbo è la storia di una ragazza di ritorno dall'afghanistan con un deficit fisico che la guerra le ha causato, desiderosa, ma anche timorosa, di affrontare la vita si lancia nella ruoitine quotidiana incontrando Mattia, un uomo immerso nel suo limbo che sta cercando da tempo una via di fuga dalla vita. insieme si fanno coraggio, si danno l'uno all'altra e si svelano completamente in un finale emblematico e di personale interpretazione. l'analisi introspettiva dei personaggi è fenomenale, il linguaggio è invidiabile, la padronanza di scrittura è stupefacente la mazzucco è un esempio straordianrio di cosa significa saper scrivere.
una storia attuale, coinvolgente, passionale e travolgente. la mazzucco è una delle migliori firme attuali.
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Limbo
Limbo è l'ultima vincente pubblicazione della Mazzucco.
L'autrice abbandona il suo genere prediletto, ossia il romanzo storico e affine, per raccontarci una splendida storia di estrema attualità.
In queste pagine si intrecciano le vite di un uomo e di una donna; due vite complicate, due anime ferite seppur in modo differente, due anime perdute che tentano di ritrovare se stesse.
Le tematiche in gioco sono numerose e ben amalgamate tanto da incatenare il lettore a questa storia veritiera, toccante e profonda, dove il romanzo lascia il campo ad immagini suggestive e maledettamente contemporanee, come la missione italiana in Afghanistan.
La Mazzucco ha l'incredibile capacità di entrare nella storia, di entrare nel personaggio e farlo vivere al lettore in modo totale e intenso; ecco, allora, che la storia di Manuela, giovane donna soldato, ci porta tra le sabbie infuocate dei deserti afghani, nelle tende del nostro contingente, nei cuori dei nostri giovani, fino a percepirne gli ideali, la forza e le diverse motivazioni personali, ma anche la paura ed il senso di precarietà.
Il tema della guerra non vuole essere totalizzante, ma è una delle componenti di questo romanzo che da' largo spazio anche ai problemi legati alla famiglia e alla destabilizzazione dell'uomo.
Questa è anche una storia di legami, di affetti perduti, di emozioni ritrovate, di persone a cui la vita ha interrotto un cammino sereno, di persone che cercano di dare un senso alla propria esistenza.
Ecco allora il limbo, quello spazio temporale in cui l'uomo vaga alla ricerca di sé, di valori cui ancorarsi, di amore, di comprensione, di realizzazione; insomma una marcia lenta, difficile, talora scoraggiante, verso un porto sicuro.
Limbo, inteso come condizione temporanea da cui si riesce ad evadere oppure come condizione eterna che ti inghiotte e ti incatena.
Reputo la Mazzucco una delle migliori narratrici dell'attuale panorama italiano; la sua penna corposa e avvolgente cattura e trascina nella storia, scava nell'anima del suo personaggio raggiungendo un livello di completezza e profondità fuori dal comune.
Notevole la capacità di elaborare sentimenti e sensazioni, di far parlare il cuore dell'uomo senza banalizzare o scivolare nel mellifluo.
E' una lettura gradevolissima seppur amara, ricca di spunti di riflessione sull'esistenza, sulla ricerca di quella giusta collocazione nel mondo a cui ciascuno ambisce e sulle ferite più insidiose, ossia quelle dell'anima.