Le variazioni Reinach
Letteratura italiana
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“Un libro sul peso dell’eredità”
“[….] questo è un libro sul peso dell’eredità, sul molto che lasciamo, sul niente che lasciamo, sul molto che riceviamo, sul niente che riceviamo.” Ciò pensa lo scrittore/narratore di “Le variazioni Reinach” di Filippo Tuena. Un’opera complessa, una ricerca approfondita sui fatti storici che hanno visto protagonista l’Europa del ventesimo secolo, sulle tragedie pubbliche e private che hanno travolto famiglie e generazioni. Ripercorrendo le vicende dei Reinach-Camondo, Filippo Tuena ricostruisce una tragica verità, riordina documenti e testimonianze di vivi e di morti, sottolinea ed esalta l’importanza della memoria che restituisce a nuova vita un passato sepolto e diventa racconto nel momento in cui si arricchisce con l’immaginazione. È Proust, così spesso citato anche per la sua amicizia con la famiglia Camondo, lo scrittore a cui Tuena spesso fa riferimento per aver espresso con tanta chiarezza ed efficacia le stesse sensazioni e gli stessi sentimenti che suscitano nel presente i ricordi del passato. Da qui l’esigenza di ripercorrere i luoghi abbandonati che nascondono le voci e i rumori che li avevano animati e che solo l’emozione può resuscitare. Lo scrittore/narratore si addentra nel tunnel dell’orrore attraversato dalla famiglia Reinach, documenta tutti i passaggi che l’hanno portata dalla ricchezza e dal privilegio alla miseria e alla sofferenza della deportazione. Attraverso l’esame delle fotografie che ha potuto raccogliere, il narratore ricostruisce i pensieri e i sentimenti dei personaggi che sono al centro della sua storia, descrive lo splendore delle case parigine, le opere d’arte raccolte nel Museo Camondo, e il tragico contrasto con le camerate luride di Drancy e Aushwitz. Non c’è mai un cedimento nel patetico, nella narrazione di Tuena, anche grazie all’espediente del narratore/scrittore con il quale l’autore prende le distanze da se stesso, dai suoi sentimenti, limitando il suo coinvolgimento emotivo con un efficace effetto di straniamento. Così egli riesce ad affrontare i momenti più tragici della storia di Beatrice e Leon, di Fanny e Bertrand che finiscono i loro giorni tutti disperatamente uguali nell’inferno di Aushwitz. Per loro il tempo non esiste più, le ore presenti sono specchio di quelle appena passate. Il ritmo del racconto segue le note della musica composta da Leon, ogni capitolo è una variazione su un tema, sulla falsariga delle Variazioni di Leon Reinach. Un libro bellissimo che fa riflettere, che commuove, che coinvolge. Che dovrebbero leggere tutti.
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Le variazioni Reinach
Una ricerca difficile,quella che il nostro scrittore intraprende,richiamato a dar vita e storia,da chi la vita l'ha persa nell'inferno tragico dell'Olocausto. Ed ecco,che da questa sorta di saggio,diario,romanzo,prendono piano piano corpo,i personaggi della vicenda,che non sono altro che piccoli punti inseriti in un contesto di una grande tragedia. Ecco,che si riodono le voci di Fanny e Bertrand,adolescenti ricchissimi facenti parte di una grande famiglia di banchieri,intellettuali e collezionisti,una famiglia che perdera' persino la coscienza dell'esistere,nell'immane ferita all'essere umano inferta dalla Storia. Lo scrittore si identifica con Leon,l'uomo che non vuole apparire e che dichiara " Bisogna provare tutto. Essere i primi e gli ultimi",lasciando dietro di se',solo,una Sonata per violino e pianoforte che ancora riecheggia nell'aria,anche alla fine del libro. Una melanconia pervade l'animo di chi ha perso i propri cari ed è rimasto unico testimone della storia della propria famiglia. Nel leggere il libro,si ripensa alle proprie estati bambine,in cui tutto "odorava di sole e polvere",ma cio' che è stato, resta scolpito indelebilmente dentro di noi . Una prosa a volte brillante,a descrivere l'atmosfera felice delle feste e delle passeggiate al Bois de Boulogne,a volte cupa,foriera dell'angoscia che come morsa rende incerto e poi terribile il destino di questa famiglia,a volte medidativa,nelle riflessioni dello scrittore stesso che utilizza pochissimo le virgole,quasi fosse divorato egli stesso dall'ansia e non potesse mettere pause al suo conoscere un destino che viene incontro all'esistere,quasi mai,come era stato immaginato. Un bel libro davvero,ricco anche di documenti e fotografie che fanno partecipe piu' strettamente il lettore in un coinvolgimento sentimentale ancora piu' profondo.
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Un romanzo sulla memoria
Questo è un libro sulla memoria, ma non quella dell’autore, poiché per età e assenza di motivi di contatto non avrebbe potuto esserci.
E’ un libro in cui il ricordo deriva da oggetti, immagini che suscitano l’interesse di chi osserva e che lo inducono a cercare cosa vi sia dietro di essi, chi siano i personaggi delle fotografie, in che occasione le stesse siano state scattate, perché questa famiglia di israeliti può rappresentare un importante ritratto storico di un’epoca passata, in un susseguirsi di eventi ricostruiti con certosine ricerche, quasi un’opera archeologica.
Non è pero solo questo, che pure è già molto. E’ anche il ricordo di una tragedia maturata nel corso della seconda guerra mondiale. L’autore, al riguardo, si deve essere posto le due domande che seguono e che le cui risposte fanno di questo libro un vero e proprio caso letterario.
Si può scrivere del dramma dell’Olocausto narrando la vita di una famiglia che lo ha subito? Certamente sì. E’ possibile descrivere la genesi di questa tragedia seguendo la storia familiare di alcune vittime? Indubbiamente, ed è quello che ha fatto Filippo Tuena con Le variazioni Reinach, un libro singolare, una commistione di romanzo storico, di saggio, di esperienza autobiografica, da cui emerge la caducità degli uomini, la dolorosa sensazione che nulla sia dovuto al caso, ma che negli imperscrutabili fogli del destino ci sia già scritta tutta la vicenda, fatti, eventi a cui sembra impossibile opporsi.
E’ così quasi casualmente che l’autore approda al Musée Nissim de Camondo a Parigi, dove dimorarono Leon Reinach e Béatrice de Comondo, e che si appassiona alla storia di queste famiglie, di spicco negli anni che vanno dalla fine del XIX secolo all’occupazione nazista.
Non è che Filippo Tuena scriva in prima persona, anzi è sempre in terza persona che si esprime la voce narrante, quasi a voler evitare un coinvolgimento indiretto che potrebbe togliere quel senso di progressivo disfacimento che poco a poco permea il testo.
Ma chi è Leon Reinach?
E’ uno dei membri di una nobile e ricca famiglia ebrea che, sposando Béatrice de Camondo, altra agiata ereditiera, ha concretizzato due fortune alle quali sembra indifferente, avvertendo in sé invece la passione per la musica, quella classica, forse anche componendo, anzi di sicuro una composizione c’è stata, queste variazioni di cui Tuena, nella continua ricerca di documentazione, ha trovato lo spartito in un’università americana, un brano forse di non eccelso livello, ma che rappresenta il messaggio di un uomo segnato dal passaggio del tempo, da quell’involuzione che accompagna la storia di una famiglia. Ho avuto il piacere di ascoltare questa composizione, poiché l’autore mi ha fatto avere la copia di un’esecuzione; senza addentrarmi in aspetti tecnici, in cui Tuena è senz’altro più competente di me, ho avvertito in quelle note, apparentemente capricciose, una malinconia profonda, come un urlo soffocato di un animo che in quel mondo che cambia non si ritrova più e che presagisce una tragedia.
Per certi versi questo libro mi pare possa costituire un antesignano di Ultimo parallelo, un autentico capolavoro costruito sulla base di esperienze che hanno provveduto a limare, a migliorare tutte quelle caratteristiche di novità introdotte proprio con Le variazioni Reinach.
Come tutti gli esperimenti presenta ovviamente elementi riusciti ed altri meno convincenti, ma ciò non toglie che questo libro, senza raggiungere l’elevato livello di Ultimo parallelo, sia un’opera di eccellenza, scandita con un ritmo volutamente lento e anche distaccato, una narrazione che è frutto di una continua scoperta.
Pur se la vicenda non è in grado di offrire il pathos della drammatica spedizione di Scott al Polo Sud, ha tuttavia il pregio di acquisire l’attenzione con misurata lentezza, facendo rivivere un’epoca, fra annotazioni del presente e ritorni al passato, con accenti tipicamente proustiani.
Le variazioni Reinach è un libro da leggere, da meditare, perché più non ci siano olocausti, perché con i tempi che corrono e in cui il passato rischia di essere oscurato, se non travisato, la memoria sia sempre presente a ricordare che Leon Reinach era un uomo come noi, ma fu travolto dalla follia di altri uomini, una follia che richiama la bestialità sempre presente e che quindi potrebbe di nuovo tornare a emergere.
In conclusione è un testo che conferma le qualità di Filippo Tuena, capace di analizzare personaggi, di comprendere e di assimilare le loro esistenze, trasferendo il tutto su carta per il piacere dei lettori che, in ogni caso, avranno la certezza di un arricchimento del proprio livello culturale.
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La messa dell'uomo disarmato, di Luisito Bianchi - Sironi Editore