Le sultane Le sultane

Le sultane

Letteratura italiana

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Tre donne regnano sovrane sul palazzo popolare di via Damasco, a Bologna. Sono soprannominate le sultane e hanno dai settant’anni in su. C’è Wilma, che nomina incessantemente il suo morto: è piccola e astuta, un’abile mercante che venderebbe l’acqua santa al diavolo. C’è Mafalda, la donna più tirchia sulla faccia della Terra. E infine Nunzia, bigotta fuori e golosa dentro, incapace di contenersi. Le loro imperfezioni sono state marchiate a fuoco da una vita poco gentile. Sono ignorate da un mondo a misura di giovinezza, un mondo incarnato dalla frastornante vicina del secondo piano, Carmela, cui Wilma prova a chiedere maggiore educazione e rispetto delle regole. Ma niente, quella continua a riderle in faccia. Le vecchie sono abituate a non ricevere considerazione, ragion per cui, quando improvvisamente l’esistenza le costringe a una svolta forzata, osano quello che non hanno mai osato fare e rompono tutti i tabù.



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Le sultane 2015-03-30 04:03:34 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    30 Marzo, 2015
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Un po’ regine, anzi sultane

“Le sultane” di Marilù Oliva sono tre signore che, alle soglie della quarta età, affrontano l’ossimoro peggiore dell’esistenza: sentirsi ancora tanto vivi, ma essere percepiti dal prossimo nella feroce decadenza (“Non ho nemmeno fatto in tempo a indossare la dentiera e mi vergogno a esibire la mia parlata spoglia”) che il ciclo biologico riserva all’essere umano.
Il nomignolo di “sultane” (“In effetti un po’ regine siamo: regine dei poveri”) è stato appioppato a Wilma, Mafalda e Nunzia (tre grazie, tre parche, tre dolci vecchiette, tre streghe) da Melania, la figlia border-line di Wilma. Quest’ultima ha il ruolo di co-narratrice in capitoli che alternano la prima persona di Wilma alla terza persona della scrittrice.

Wilma ha una vita familiare infelice e, quando è sola, spesso si rifugia in una tenera interpretazione narcisistica: indossa una provocante guepière, costringe i propri piedi in scarpette à la page, da Cenerentola, e danza dinnanzi allo specchio sulle note della canzone più erotica della Tigre di Cremona.
Mafalda è spilorcia, per il denaro ucciderebbe… ma mi taccio, perché nel romanzo, il morto ci scappa, eccome se ci scappa.
Nunzia è bulimica, elefantiaca, bacchettona, vive con il fratello alcolizzato Casimiro e con la figlia che le nasconde i suoi intrallazzi sentimentali.

Le tre donne si frequentano, condividono il loro tempo (“È strano come noi Sultane giochiamo tre volte col tempo: ieri, oggi, domani”), si svagano con la scala quaranta, due di loro (“Ci guardiamo negli occhi come due gangstar che abbiano siglato l’ennesimo delitto”) si lasciano risucchiare nel vortice del delitto sul quale ho deciso di tacere, la terza (Nunzia) - cedendo ai tardivi richiami della carne (a proposito, la carne è protagonista indiscussa delle gesta comico-grottesche delle sultane) – si renderà complice delle scelleratezze già compiute dalle amiche…

Marilù Oliva approfitta della farsa noir (“Intanto avviamo un girotondo attorno al tavolo, io scappo, lui appresso”) per affrontare i temi che le stanno a cuore: la sorte degli anziani rifiutati, spesso schiacciati da responsabilità socio-familiari (“Se mi facesse salire in casa sarei un intralcio, una spettatrice inutile al rito della fasciatura; come suo marito viene imbottito di calmanti, sbendato e rigirato e di nuovo impacchettato perché se ne stia bello fermo sino al suo ritorno”) o soli nell’affrontare problemi più grandi di loro, molte volte annientati da fatiche fisiche che il loro corpo non vorrebbe più sostenere, sempre attratti – anche alle soglie della morte - dal barlume della speranza di una vita migliore (“Da quando è peccato sognare?”).

Bruno Elpis

Nella sezione “interviste” di www.brunoelpis.it potete leggere le risposte che Marilù Oliva ha fornito alle mie domande.

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Le sultane 2015-03-05 15:47:38 mia77
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mia77 Opinione inserita da mia77    05 Marzo, 2015
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Le sultane di Marilù Oliva

Incuriosita da una bella recensione letta su questo sito, ho deciso di leggere questo romanzo, ma a posteriori non lo rifarei. Riconosco alla scrittrice delle buone doti di scrittura, ma il libro non mi è piaciuto. È la storia di tre donne anziane che vivono nello stesso palazzo e che sono in un certo senso le regine dello stesso: ognuna con problemi tipici dell'età vetusta, si porta appresso i lutti e le disgrazie a cui la vita l'ha costretta. Come quasi tutte le persone anziane suscitano indifferenza nelle persone che vivono accanto a loro; è un po' come se fossero invisibili a un mondo perfetto, incarnato dalla gioventù, dalla salute e dagli eccessi. Alla fine ciascuna di loro rompe il tabù che la contraddistingue, sfidando il destino e ribaltando la propria esistenza. Raccontato così potrebbe essere molto interessante e ricco di spunti (e in alcune parti lo è), ma per il susseguirsi dei fatti realmente raccontati lo trovo in molti punti veramente eccessivo e nauseante. Non scatena in me nessun tipo di riso o di divertimento, ma solo pietà verso la loro disperazione.
Voglio, però, sottolineare un paio di frasi che mi sono piaciute:
"... da giovane non te ne accorgi, ti illudi che sia ancora tutto possibile, perché idealmente puoi fantasticare di insaziabili orizzonti"; "la vecchiaia mi ha insegnato che le occasioni perdute difficilmente ritornano".
A chi è indeciso sul da farsi, non lo consiglio.

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Le sultane 2015-01-27 09:07:22 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    27 Gennaio, 2015
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Tre vite tante storie

Può la vita di tre settantenni cadenzata da ritmi oramai consolidati, divenire materia prima per costruire un romanzo che sotto l'etichetta di “noir” cela un infinità di spunti narrativi?
Ebbene Marilù Oliva riesce nell'intento, plasmando una storia pittoresca e commovente che contiene tanti tasselli al suo interno.
Il lettore si renderà presto consapevole di trovarsi tra le mani un romanzo sfaccettato che tocca più sponde del mare della vita, dal disagio sociale alla gestione faticosa della cosiddetta “terza età”, dai rapporti di amicizia che talvolta risultano di maggior solidità rispetto a quelli familiari alla follia improvvisa e devastante.

Il romanzo della Oliva pullula di personaggi perfettamente compiuti, nei volti, nei gesti, nelle parole; sono uomini e donne reali, i vicini della porta accanto, i conoscenti che incontriamo in cortile, i nonni che vediamo accompagnare i nipotini al parco.
Eppoi irrompe l'imprevisto, lo sforamento dalla routine che mette a nudo altre facce.
A cavallo tra realismo e creazione fantasiosa, l'idea narrativa dell'autrice propone uno spaccato d'effetto e di forte intensità, percorrendo la linea solitissima che delimita possibile ed impossibile, tracciando una strada di mezzo che deve far riflettere.

La lettura è godibile grazie alla carica travolgente dei personaggi, dipinti con pennellate di normalità, di grottesco, di tenerezza e grazie alla scrittura brillante della Oliva che amalgama qualche spunto di gergo locale, nella fattispecie quello emiliano, all'uso di metafore e dialoghi rapidi.

Tra sorrisi, lacrime e incredulità, è una storia da leggere tutta d'un fiato, fermandosi solamente all'ultima riga non per giudicare ma per pensare.

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Le sultane 2015-01-09 08:24:40 gracy
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gracy Opinione inserita da gracy    09 Gennaio, 2015
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Le sultane

Godi fanciullo cotesta età fiorita… perché ad invecchiar non ti accorgerai molto facilmente, finché non saranno gli altri a dirtelo.

Le sultane di Marilù Oliva sono tre ultrasettantenni che si ritrovano a fare i conti con l’età che avanza solo dopo aver vissuto una vita travagliata, modesta e fatta di sottrazioni. Sono tre amiche sincere, quasi dipendenti l’una dall’altra, ciascuna a modo suo contribuisce a rendere più completa la vita delle altre, accomunate dall’ombra della solitudine e dell’indifferenza. Quasi in simbiosi invecchiano e si custodiscono nel loro bel condominio tra una giocata a carte, uno scambio di verdure fresche dell’orto, una torta sapientemente sfornata o davanti un pacchetto di sigarette a consumar biscotti raffermi. Fanno molto tenerezza quando Marilù Oliva ce le presenta nella loro intimità;

Wilma: colpita profondamente da un lutto importante;

Mafalda: la più trascurata e la più avara alle prese con l’accudimento totale del marito allettato colpito da Alzheimer;

Nunzia: la più bacchettona e quasi ingenua…quasi, visto che riuscirà a rompere tutti i suoi tabù.

“La vecchiaia non te l'ha insegnato, che la vita è fatta di tentativi?”

Una vita piatta e quasi ai margini in netto contrasto con i diversamente “vecchi” quelle delle tre sultane, che un bel giorno dopo un litigio con la giovane e procace inquilina Carmela si trasforma in un incubo inquietante di vaste proporzioni. Ma la bellezza di questo noir sono le diverse chiavi di lettura, perché la sapiente scrittura di Marilù Oliva non si sottrae a nessuna considerazione di sorta, dietro ad ogni amarezza e approfondita rivelazione di ciascuno di loro non emerge solo la dura condizione degli anziani, ma un corollario di disarmanti situazioni grottesche che diverte e ammalia nel suo insieme. Ti accorgi che tra le mani non hai il vecchio finto-rimbambito Tommaso Perez di Lorenzo Li Calzi ( Che cosa ti aspetti da me?) piuttosto ti trovi ad assaporare o meglio a giocare assieme a tre attempate a “Cadavere squisito”, perchè ignori fino alla fine dove tutte e tre andranno a parare.
Una miscellanea di sentimenti veri e di situazioni inevitabili e imbarazzanti che le tre sultane, un pò per per caso e un pò per espressa volontà si ritrovano a dover affrontare, ma soprattutto spacca quando assaporano il gusto amaro di quella rivincita che presenta loro un conto molto alto da pagare.

Ma avevano altre scelte? Tanto ormai erano vecchie e i vecchi sono come i bambini, innocenti, ingenui, ripetitivi e capaci di fantasticare di insaziabili orizzonti e come dice Luca Crovi “L’età migliora il talento per l’omicidio.”

“- Secondo te possiamo desiderare tutto quello che vogliamo?
-Ci mancherebbe. Da quando è peccato sognare?”

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