Le parole tra noi leggere
Letteratura italiana
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AUTORITRATTO
Libro coraggioso, libro necessario. Coraggio e necessità, entrambe, da associare all’autrice. Maternità rivelata, disvelata, dissacrata, semplicemente vissuta con tutte le difficoltà ad essa connesse. Da questo sentire, soffrire ma anche gioire, l’impulso a ricercarne i motivi, le ragioni. La ragione, forse. Lalla Romano filtra infatti la maternità con la ragione, la vive intellettualmente. La ricostruisce infine con questo scritto.
Sarebbe stato bello leggere di un rapporto madre-figlio amoroso, equilibrato o semplicemente sereno e invece non accade mai di percepire tale positività nei ricordi di mamma Lalla, qualche spiraglio forse nella fase dell’età adulta. Ciò che mi ha spinto alla lettura di questo libro è stata proprio la curiosità verso la gestione della maternità da parte di una donna attiva in campo culturale. Mi sono ritrovata invece di fronte ad una ricostruzione a tavolino di un figlio vissuto e sofferto e tanto amato. Una composizione a mosaico, un puzzle i cui tasselli, le cui tessere sono numerosi documenti privati: lettere, temi scolastici, elaborati di vario genere, vista la creatività del ragazzo. Emerge un binomio fatto di uguali che si respingono: madre e figlio sono reciprocamente percepiti come intrusi, al dire il vero la madre è più invadente. Il padre inizialmente è assente o per contingenze legate al periodo storico (II guerra mondiale in atto) o per lavoro, in seguito svolge funzioni di equilibratore o equilibrista, dipende dal punto di vista. Un padre comunque molto amato. Il figlio? Difficile dire chi fosse quel Piero, veramente. A me sembra di averne letta solo una ricostruzione troppo soggettiva, in ottica materna: la madre troppo presente, il figlio una sua ricostruzione intellettuale.
La lettura mi è stata utile per approfondire la conoscenza della scrittrice, e forse questo era lo scopo di questa sua opera: conoscere se stessa anche attraverso il conflitto con il figlio. Direi che ha fatto centro e con grande coraggio: raccontarsi nella sua debolezza di mamma è un atto di coraggio, implica riconoscere gli errori, inevitabili e sperare di superarli o almeno accettarli.