Narrativa italiana Romanzi Le mele di Kafka
 

Le mele di Kafka Le mele di Kafka

Le mele di Kafka

Letteratura italiana

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Abramo Ferrascini, quello del ferramenta di Bellano, è un giocatore di bocce. È stato tirato su dal gestore del Circolo dei Lavoratori, Mario Stimolo, allenatore per passione e perché tre anni fa, nel 1955, ha perso il braccio destro e perciò di giocare non se n'è più parlato. Ora il Ferrascini ha tutte le carte in regola per vincere le semifinali del Campionato provinciale domenica prossima. Ma c'è un intoppo. Suo cognato, l'Eraldo, che vive a Lucerna, sta male. Quarantotto ore gli hanno dato i medici. E adesso la moglie di Abramo, Rosalba, vuole a tutti i costi dare all'Eraldo un ultimo saluto. Ma ce la faranno ad andare e a tornare in tempo per le semifinali? Dipende. Se l'Eraldo muore entro martedì, si può fare. Bon, via allora. Un'occhiata al 1100, olio freni gomme; prima tappa il passo del San Bernardino, poi giù dritti fino a Lucerna.



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Le mele di Kafka 2016-08-29 11:42:51 evakant
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evakant Opinione inserita da evakant    29 Agosto, 2016
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QUANDO CI SI IMMEDESIMA TROPPO NELLA VEDOVANZA...

Bellano, ma questa volta a fine anni 50.
Abramo Ferrascini ha “ereditato” la ferramenta del suocero, Bigonio Spotti, sposando una delle figlie, la Rosalba.
Mentre la Fioralba, la minore, ha sposato l’Eraldo, un forestiero, il principe azzurro che l’ha portata via, in Svizzera.
Perché se la Rosalba nella foto della carta di identità appena rinnovata sembra una scappata dal manicomio, la Fioralba non parla, tuba, “forse non toccava nemmeno terra quando camminava, mangiava fiori e sicuramente non cagava”.
Impossibile che sposasse uno di Bellano.

Abramo Ferrascini è anche un ottimo giocatore di bocce, “allevato” dal Mario Stimolo, gestore del Circolo e ex bocciatore, ex perché nel 1955 ha lasciato un braccio sotto una pressa. Ottimo sì, ma non da solo, ci vuole un compare preciso e dal sangue freddo che stemperi il suo temperamento da ganassa.

La semifinale del campionato provinciale è alle porte, nulla deve andare storto, non come quella volta che Abramo ha piantato su un gran casino con il suo compare di allora, il Tontoli, che era il fidanzato della Rosalba…

Ma una telefonata nella notte sconvolge tutti i piani. L’Eraldo sta male, gli è scoppiato qualcosa nel cervello, e i medici svizzeri (loro sì che sono precisi) gli hanno dato 48 ore.
Giusto il tempo di sistemare la 1100, salire su a Lucerna, seppellire l’Eraldo (che dovrebbe fare però il piacere di morire come indicato dai medici) e tornare a casa per il sabato.
L’apprensione di Abramo è tutta per la semifinale, come quella dello Stimolo e di un po’ tutto il paese, un vero e proprio psicodramma, ore di attesa frenetica e tensione che si taglia con il coltello.

Non dello stesso avviso la Rosalba, lei affranta pensa solo all’Eraldo, a quel mezzo bacio dato quando entrambi erano fidanzati…ma non tra di loro! Complice Lascia o Raddoppia di Mike Bongiorno e la Stellina Coque, rimbambitissima moglie del Bigonio.
Rosalba spera di arrivare in tempo per un ultimo bacio, si strugge per non essere lei nei panni della sorella, chissà come sarebbe andata se oltre al Tontoli avesse dato il benservito anche all’Abramo, e avesse infine deciso di sposare l’Eraldo.

Però bisogna fare attenzione a non immedesimarsi troppo nelle disgrazie altrui…perché poi tutto potrebbe avverarsi…come nel racconto di quello scrittore là…quel Kafka, che racconta la storia di un uomo che si trasforma in uno scarafaggio, e da scarafaggio muore…schiacciato.

Già, ma Kafka?
Giocava a bocce? No.
È passato da Bellano? Nemmeno.

A voi la simpatica scoperta…


Come sempre Vitali affronta una storiella per certi versi banale, un piccolo aneddoto perso nella notte dei tempi, per costruire una trama veloce, leggera e divertente.
Che si legge tutta d’un fiato e che non può non divertire, non piacere, per qualche ora di svago in allegria.

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Le mele di Kafka 2016-06-04 16:23:55 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    04 Giugno, 2016
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Un viaggio avventuroso con finale a sorpresa.

Il nuovo romanzo di Andrea Vitali è ambientato nella Bellano di mezzo secolo fa ed ha un titolo che propone riferimenti letterari a Franz Kafka, non solo per le “ mele “ del titolo, sempre esposte in bella vista nella hall di un albergo di Lucerna a perenne memoria del soggiorno dello scrittore che si era lamentato, alla partenza, dello scarso assortimento di frutta, ma anche per il ricordo di un suo famoso romanzo ( “La metamorfosi”) e della fine ingloriosa di certi animaletti (gli scarafaggi) che di notte vagano in cucine con poca igiene. E sono proprio i due personaggi principali, Abramo e Rosalba, che dovranno affrontare un inatteso e frettoloso viaggio a Lucerna a bordo di una vecchia 1100, soggiornare nell’albergo prima citato, e, al ritorno a Bellano, scontrarsi irrimediabilmente con le amare sorprese della vita: il tutto a causa dell’improvvisa morte di un parente e della quasi contemporanea necessità di partecipare ad un’importante torneo di bocce. Ce n’è abbastanza per imbastire una trama narrativa incalzante, in cui i protagonisti ed i numerosi comprimari si arrabattano in ogni modo per tentare di incanalare le cose sui giusti binari, ma gli imprevisti sono sempre in agguato e sembrano sottolineare il fatto che fanno parte della vita quotidiana, anche in un piccolo paese in cui tutto sembra trascorrere placidamente con l’usuale tran tran. L’abilità consueta di Vitali è qui più evidente che in altri romanzi: la lettura è piacevole, con un po’ di dialetto qua e là, e qualche interessante annotazione sul gioco delle bocce che può interessare chiunque. Ben caratterizzata la solita invadente perpetua, custode di un anziano prevosto abbastanza rassegnato. Assenti questa volta i Carabinieri. Il romanzo conferma l’inesauribile vena narrativa di Vitali, la lettura scorre piacevole confermando nel fedele lettore dell’autore bellanese che tutto il mondo è paese e che gioie e dolori sono parte ineluttabile del nostro percorso.

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Le mele di Kafka 2016-05-27 10:12:11 Riccardo76
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Riccardo76 Opinione inserita da Riccardo76    27 Mag, 2016
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Le passioni per le cose semplici

Vitali scrive un’altra storia dal gusto di passato, atmosfere di paese di tempi ormai persi. Il gioco delle bocce un torneo tra circoli di paese, una finale da giocare, un funerale e una conclusione tragicomica.
Simpatici i nomi scelti per i personaggi, le dinamiche, i rapporti tra i protagonisti. Un romanzo sicuramente simpatico ma senza grosse pretese, una storia che fa dimenticare per poco più di duecento pagine la frenesia del presente in cui viviamo, il pregio di Vitali è sicuramente quello di farci immergere nel passato. La scrittura di Vitali è sempre ironica, piacevoli gli sprazzi in dialetto, messi in “bocca” ai personaggi più anziani, che spesso, ancora oggi, non parlano altro che dialetto.
Ancora una volta la sua Bellano, sul lago, un viaggio verso la Svizzera raccontato come fosse un volo transoceanico, Lucerna diventa un paese alieno, con persone che parlano in maniera incomprensibile. Un filo si assurdo percorre tutta la storia, e in assurdo si conclude.
Le passioni: quella per le bocce, quella di Rosalba per il cognato morente, le vicende che portano a far quadrare il tutto, grazie all’infinita precisione delle previsioni di medici svizzeri.
Non si tratta sicuramente di un'opera indimenticabile, ma la lettura è comunque piacevole e a tratti divertente, duecento pagine di spensieratezza, semplicità, ma anche di sapori retrò, e un po’ di desiderio di rallentare e godere di più delle cose semplici.

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