Le imperfette
Letteratura italiana
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La vita non è bianca o nera!!!
Le imperfette di Federica De Paolis (“Mio padre diceva che tutte le donne sono imperfette, ma lo diceva con un’accezione positiva, come se nel sentimento dell’imperfezione ci fosse una ricerca al miglioramento”) si è aggiudicato il cospicuo gruzzolo messo in palio dal premio DeaPlaneta 2020 e non è difficile comprendere il perché.
È ambientato in una clinica ove si pratica la chirurgia estetica.
Ha per protagonista una donna debole dilaniata dalla Dinasty che impegna padre e genero nella successione alla conduzione del santuario dell’estetica a ogni costo.
La stessa donna cerca di rimediare alla crisi ormonale post partum con un toy boy spagnolo.
Sempre Anna patisce l’ombra della bellissima assistente (e amante) di padre e marito, una Circe che dominerà il finale scopiazzato da Attrazione Fatale.
Ancora Anna subisce lo scandalo che colpisce la clinica.
Di tutte queste occorrenze fanno le spese (ma non troppo) i figli Gabriele (soprattutto lui) e Natalia.
Devo continuare?
No, mi fermo qui, ma aggiungo un’annotazione sullo stile: sincopato, sorprendente in negativo (“Il suo punto vita era minuscolo, il sedere come un ukulele”) per quanto è adatto alla trama del feuilleton (“Aveva smesso di nevicare, l’aria era secca, tagliente, la luna cadeva a piombo”).
E un’altra annotazione sulle conclusioni che lasciano a bocca aperta per il loro qualunquismo (“La vita non è bianca o nera, le persone non sono buone o cattive, le sensazioni non sono limpide, piuttosto imperfette”).
Bruno Elpis
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Donne "incerte"
Il premio Dea Planeta 2020 è stato vinto da Federica De Paolis con Le imperfette, un libro che intriga per il linguaggio scaltro e privo di orpelli, e per una trama dai forti contenuti intimistici che colpiscono al cuore, soprattutto delle donne. Chi sono le imperfette? Sono:
“donne abbienti, grandi ma anche giovani. (…) Le imperfette come le chiamava suo marito. C’era qualcosa di malevolo in quel nomignolo. (…) Per Attilio tutte le donne erano imperfette, tutte erano in cerca di qualcosa che le completasse. (…) era un’inquietudine dell’anima che portava le donne a cercare di migliorarsi, come se la condizione del femminile fosse votata a una ricerca perpetua, una spinta costante.”
Sono donne insicure che si recano alla Villa SantOrsola per sottoporsi ad interventi chirurgici, per mano di Guido e di Attilio, rispettivamente marito e padre di Anna. Chi è lei? Lei è molteplice, donna, madre di due bambini, un nuovo giovane amante, Javier, per superare il senso di solitudine e di trascuratezza. Forse anche per dimenticare la consapevolezza di essere situata all’interno di una prigione dorata. Rimasta orfana di madre a due anni, è cresciuta in un limbo prima dal padre, poi dal marito. E’, anche lei, una imperfetta? Forse. Soprattutto acquista di botto consapevolezza quando il castello si disintegra e crolla davanti ai suoi occhi. Il marito impianta una protesi al seno scaduta ad una ricca signora, che esplode. Da lì la denuncia e la caduta negli inferi. Tutto crolla, così Anna:
“non si era accorta che il padre era un dongiovanni, che frodava le clienti, che era malato. Le aveva nascosto tutto, un mondo di omissioni e bugie bianche, menzogne belle e buone.”
Fino all’estremo evento, da cui sarà ancora possibile riemergere?
Un libro che coinvolge il lettore nel vortice di una storia narrata sul filo del rasoio. Una vicenda di caduta e di ripresa che non lascia scampo. Una trama ben elaborata, personaggi dipinti bene nei loro aspetti intimi ed intimistici, caratterizzano una vicenda dei tempi nostri, di rinascita e di superamento. Una nota di positività in tanto grigiore ed oscurità. Un premio altamente meritato.
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Le cose imperfette sono perfette
"Imperfection is beauty" diceva l'indimenticata Marilyn Monroe. Voglio cominciare questa recensione del libro di Federica De Paolis proprio con questa citazione famosa perché si può adattare bene al romanzo che ho potuto leggere in anteprima grazie alla Casa Editrice DeAPlaneta.
Attenzione, non certo per il libro che non è imperfetto come il titolo suggerisce, anzi e ora lo scopriremo assieme.
Ps: ho avuto anche l'onore di partecipare all'evento di presentazione con l'autrice, oltre ad essere "la mia prima volta" e quindi emozionante di per sé, è stato anche illuminante per certi aspetti del libro che inserirò in questa recensione.
Partiamo dai protagonisti: Anna, madre a tempo pieno di due bambini molto piccoli, facente parte della ricca elite capitolina, suo marito noto chirurgo plastico in carriera, suo padre proprietario di una clinica di chirurgia plastica "in" della città, l'amante spagnolo di Anna e Maria Sole, segretaria bellissima e altera della clinica che nasconde un segreto.
Le imperfette sono tutte le persone che appaiono in questo romanzo altamente drammatico e, a detta dell'autrice, "anche un po' thrilling" che cercano di mettere grandi pezze su grandi buchi di esistenza che appaiono insormontabili. Tutto in un crescendo di drammaticità che culmina appena prima della fine del libro e che, come sempre, non racconterò per non fare odiosi spoiler.
Questo libro mi ha conquistata. Subito. Dalle prime pagine. Ve lo dico subito, ne sono entusiasta! Iniziato e finito in due giorni e mezzo, in cui quando non potevo leggerlo per fare altre cose, tipo mangiare, dormire o lavarmi, mi mancava come l'aria e non per niente in una storia sul profilo Instagram, avevo anche scritto che era una droga. Non scherzavo. Soprattutto perché andando avanti nella lettura, anche se scritto in terza persona - non sono un'amante della terza persona perché, scusate il giro di parole, secondo me spersonalizza molto il racconto - l'immedesimazione era pressoché completa e il crescendo di drammaticità è talmente forte e marcato che mi è risultato difficile riuscire a staccarmi dalle pagine per capire cosa stesse per succedere.
Federica scrive con un piglio autoritario, secco e preciso, senza inutili fronzoli, la tipica scrittura tagliente come una lama. Indagando comunque il pensiero più intimo di ogni personaggio, oppure la parte fisica in maniera quasi maniacale per rimarcare le finte bellezze che, alla fine, risultano brutture. Il romanzo è scorrevole, non lunghissimo e per questo asciutto in tutte le sue fasi, si legge tranquillamente in pochi giorni e lascia un retrogusto di dramma che è difficile fare andar via.
La psicologia dei personaggi è sempre in primo piano, Anna per esempio, è stata sempre tenuta in una campana di vetro dal padre, dopo la morte prematura della madre, senza la possibilità di poter vivere appieno la vita che consiste anche nel brutto, per poi passare direttamente sotto la campana di vetro di un marito assente e menefreghista. Una donna che non ha potuto vivere anche le cose brutte della vita, ma solo le belle, arriva a voler pretendere di viverle e per fare questo deve "farle accadere" con scelte decisamente sbagliate.
Il libro merita di essere letto, quindi ve lo consiglio nella maniera più assoluta perché sono sicura che ognuna di noi, leggendolo, carpirá cose diverse a seconda della propria situazione personale e proprio come un vestito della festa, riuscirete a farvelo cadere perfettamente perché vi vesta. Lasciateglielo fare perché vi farà pensare (ci ho messo 2 giorni a capire come e cosa scrivere in questa recensione) e ragionare su parecchie cose.
I miei complimenti immensi a Federica De Paolis per il premio DeaPlaneta vinto con questo romanzo e un bel "daje!" non glielo leva nessuno! Questo libro finisce direttamente nel mio personale Top Class, il gotha dei miei libri "5 stelle".