Le cose che ti capitano di nascosto
Letteratura italiana
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Un viaggio nelle cose che capitano di nascosto
«Allora questa sera ai miei amici immaginari, prima di scriverti, ho detto che può succedere che non ci si veda più. E uno di loro mi ha detto che dobbiamo essere sempre pronti a tutto, come Actarus che è sempre pronto a guidare il suo Goldrake per distruggere i cattivi. Anche se Jeeg Robot non lo batte nessuno. Ma credo siano amici, Jeeg Robot e Goldrake.»
Il suo nome è Fabio e ha dieci anni. È un bambino timido, introverso, silenzioso ma ha anche una fantasia unica e innata che ben si mixa con tutte quelle curiosità che lo caratterizzano e che spaziano tra i fossili, i libri e il sognare e immaginare liberamente su quel che lo circonda. È l’estate del 1979 quando i genitori gli comunicano senza possibilità d’appello che avrebbe trascorso le imminenti vacanze in colonia. All’inizio non è molto d’accordo su questa vacanza che durerà sei settimane, quarantacinque giorni lunghissimi, e su questo viaggio che gli viene proposto ma vuoi perché non sarà solo ma con l’amico più grande di tredici anni Davide, vuoi perché avrà con sé il suo diario su cui appuntare tutto, si lascia convincere ad andare. Sua principale attività sarà quella di scoprire il mondo reale mixandolo con il mondo inventato e annotare tutto quel che accade e che lo circonda sul suo taccuino. Perché Fabio tende a dimenticare le cose, tende ad avere dei vuoti. È certo per questo che se scriverà tutto sul suo quaderno sicuramente non dimenticherà più nulla.
«Questa giornata è stata come il mare che, quando sei sulla spiaggia, non ne vedi la fine. Ma un mare vuoto.»
I giorni scorrono in un susseguirsi lineare nella colonia, le regole sono ferree e sin da subito viene separato dalla sua guida tredicenne, Davide. Rapidamente, però, si rende conto che dell’adolescente non c’è traccia: perché non riesce a trovarlo? Perché è come se fosse scomparso nel nulla? Tuttavia, Fabio riesce a far amicizia con altri bambini con i quali si difende da quei bulli che lo hanno preso di mira proprio per quello sguardo con cui il nostro protagonista si guarda attorno e che è ben diverso da quello dei suoi coetanei essendo intriso di profonda sensibilità e acume. Ad aiutarlo, ancora, ad affrontare quei giorni funesti vi è Sara, uno di quegli adulti che non sembrano essere sordi a quel che accade e che, come lui alla sua età, aveva degli amici immaginari.
Ma perché Fabio non ricorda? Perché Fabio che è così meticoloso nell’appuntare e tratteggiare quelle che sono le sue giornate convive con dei vuoti che non riescono a trovare dei pieni? E cosa ne è stato di quei bambini, oltre a Davide, che sono scomparsi davanti ai suoi occhi in un silenzio che si è perpetrato nei giorni di quella estate del 1979? Perché anche i grandi, talvolta, non hanno risposte a quelle così importanti domande? E quali sono, davvero, le cose che ti capitano di nascosto?
«Ci sono domande, Fabio, a cui nemmeno i grandi sanno dare risposte. Gli adulti non hanno sempre una risposta per tutto, come voi bambini credete. Lo so, è brutto ma è così.»
Attraverso la forma del diario Antonino Geraci costruisce una storia complessa che va oltre le apparenze. Perché quel di cui ci parla Antonino non è soltanto la facciata, quel che vediamo e osserviamo in una prima e superficiale lettura. Dietro la punta dell’iceberg c’è molto altro e il lettore è chiamato a ricomporre quel che ha davanti e ad andare più in là. È chiamato a ricongiungere i pezzi di quel puzzle che sembrano non voler combaciare, è chiamato a entrare in sintonia con Fabio e con quel suo modo di osservare il vivere che nel nostro 2020 sembra essere così lontano, remoto. L’avventuriero è ancora chiamato a tornare ai suoi dieci anni, a rievocare una memoria trascorsa ma ancora vivida nel percorso individuale di ciascuno di noi.
Lo stile che caratterizza il testo è curato, pulito, preciso e minuzioso. Ha una grande forza empatica ed evocativa che conduce per ogni passaggio sino a quello che è un epilogo mai scontato e completamente da scoprire.
Un viaggio intenso, magnetico e capace di trattenere pagina dopo pagina senza difficoltà perché ci sono cose che capitano di nascosto ma che non si dimenticano.
«Le due conchiglie le sono rotolate fuori dagli occhi e io glie le ho fermate con le labbra.
Non ha detto niente, mentre le portavo via le lacrime.
E sentivo il gusto del mare.»