Narrativa italiana Romanzi Le ambizioni sbagliate
 

Le ambizioni sbagliate Le ambizioni sbagliate

Le ambizioni sbagliate

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"Le ambizioni sbagliate", secondo romanzo di Moravia, riassume in sé le tematiche caratteristiche di tutta l'opera successiva dello scrittore romano: da un lato la ricca borghesia di Roma, dall'altro figure contrassegnate da atonia morale, snobismo, bassa avidità di denaro, piatta sensualità.



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Le ambizioni sbagliate 2024-03-28 09:24:48 Emilio Berra TO
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    28 Marzo, 2024
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'La mascherata'

"Le ambizioni sbagliate" (1935) venne all'epoca sostanzialmente ignorato dai potenziali lettori, avendo le autorità ministeriali proibito ai giornali di scriverne.
Stupisce però che sia tuttora uno dei libri di Moravia meno conosciuti pur essendo un testo assai scorrevole, ben leggibile.

Questa vicenda di 'vizi privati e pubbliche virtù' rispecchia una certa atmosfera del periodo, anche attraverso un lessico ora desueto come "amante", "mantenuta".
Le 'ambizioni sbagliate' in cui si dibattono i personaggi sono però di forte attualità. Quella borghesia, che amava approssimarsi a qualche titolo nobiliare, aveva storicamente accolto l'ambizione tra i suoi 'valori' in modo acritico.
Moravia ce ne offre una rappresentazione in cui tale propensione viene sviscerata acutamente e in profondità. Ne fa emergere un quadro desolante di relazioni ambigue prive di autenticità, con "risate senza gioia" e donne nei cui volti 'dipinti' si mescolano malizia e infelicità.

Una perplessità però : il personaggio di Andreina, "mantenuta" che nel suo piccolo ricorda Nana di Zola, come anche quest'ultima non m'è mai parsa molto verosimile quale ammaliatrice : donne così possono fare invaghire di sé uomini affetti da radicato masochismo, ma penso non sia una condizione così comune e diffusa.

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Le ambizioni sbagliate 2013-03-24 13:54:12 Rosaliaa
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Rosaliaa Opinione inserita da Rosaliaa    24 Marzo, 2013
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Il lavoro spaventoso

Moravia non è mai stato molto clemente con questo romanzo, definendolo un “lavoro spaventoso” di oltre cinque anni, un pensum di contenuto dostoevskiano con la scrittura manzoniana. Di questo turbine di parole salva solo Andreina, che per lo meno le è servita per liberarsi de Gli indifferenti, prima di arrivare ad Agostino.
Questo romanzo, che definirei un enorme testo di teatro, è fitto fitto di dialoghi, stanze buie, poche uscite all’aria aperta e solo in tassì; è un esemplare unico nella narrativa dello scrittore, in cui non c’è il solito personaggio primadonna, ma tanti umani sfaccettati e verissimi, in cui i protagonisti non ragionano troppo ma vivono secondo la propria coscienza, e in cui c’è una donna, Andreina, costruita con una tale empatia da rimanere impareggiabile anche fra le scrittrice femmine.
Moravia, che ha la penna leggera, qui si lascia andare a un po’ di pesantezza, alle frasi lunghe e alle descrizioni corpose, ma che si incastrano a meraviglia con il procedere di questo racconto un po’ giallo.

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