Narrativa italiana Romanzi La zia marchesa
 

La zia marchesa La zia marchesa

La zia marchesa

Letteratura italiana

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Sicilia fine Ottocento. Costanza Safamita è l'unica figlia femmina di una ricca famiglia di proprietari terrieri, tanto amata e protetta dal padre, il barone Domenico, quanto rigettata dalla madre. Con la sua chioma di capelli rossi e il suo aspetto fisico quasi "di un'altra razza", cresce fra le persone di servizio, fra l'orgoglio paterno del sangue e le prospettive alquanto ridotte della vita in provincia. Sarà lei, per volere del padre, a ereditare le sostanze e il prestigio della famiglia. Affronterà la mondanità palermitana e una vita coniugale in equilibrio tra l'amore per il marito e l'impossibilità di abbandonarglisi, saprà affrontare i capimafia e contenere lo sfascio della famiglia.



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La zia marchesa 2023-02-13 06:31:19 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    13 Febbraio, 2023
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L'arma dei ricordi

Amalia e Pinuzza, zia e nipote, balia rimasta senza lavoro la prima, quattordicenne disabile la seconda, vivono in una sorta di simbiosi all'interno di una grotta della Montagnazza, un costone di roccia sul litorale siciliano ricco di caverne naturali, che danno rifugio a quella parte di popolazione locale alle prese con una crescente miseria. La monotonia caratterizza la vita delle due donne, ravvivata ogni tanto dalle visite di Carmine, fratello di Amalia e padre di Pinuzza, e degli altri suoi figli, che portano legna e viveri. Da opporre al tedio e alla solitudine, l'amorevole zia ha soltanto un'arma: i ricordi. Si lancia così in un lungo, appassionato, malinconico racconto che fa viaggiare la nipote, e con lei il lettore, nella Sicilia di fine Ottocento. L'argomento di fondo è la sua vita al servizio della famiglia Safamita, dove viene assunta, circa quarant'anni prima, come balia dell'infante Costanza, figlia secondogenita del barone Domenico e di sua moglie Caterina, restando a servizio fino alla morte della sua protetta. Fisicamente diversa dal resto della famiglia, con i suoi capelli rossi, il volto pallido e l'incredibile magrezza, poco amata e considerata dalla madre, adorata dal padre che la preferisce ai figli maschi (in una società maschilista come quella dell'epoca non è cosa da poco) fino al punto da nominarla unica erede del patrimonio famigliare, Costanza è la principale protagonista di questo romanzo di Simonetta Agnello Hornby dal forte carattere storico, che propone un ritratto preciso della società dell'epoca. Partendo dal suo ingresso nel palazzo baronale, proseguendo attraverso le varie tappe della vita della ragazza, fino ad arrivare alla morte di quella che, nel frattempo, sarà diventata la marchesa Patella di Sabbiamena, Amalia si abbandona ai ricordi, edulcorandoli, omettendo qualcosa, rendendoli adatti all'ascolto della nipote troppo ingenua, inesperta, innocente. Ma al lettore il racconto arriva completo, ricco di particolari, come se un'altra voce si aggiungesse alla narrazione per portare alla luce le vergogne, i falli, le ombre del mondo degli adulti che le candide orecchie da ragazzina è meglio non sentano. Le brutture della società patriarcale, l'ipocrisia dei dettami religiosi, le magagne economiche e politiche, le interferenze di una mafia già all'epoca operante in vari settori della società, sono aspetti che caratterizzano una trama che scorre sullo sfondo storico della caduta del Regno delle due Sicilie, del nuovo assetto nazionale, della presa di coscienza del mondo operaio che porta ai primi scioperi, delle prime confische dei beni ecclesiastici. Amori e tradimenti, rivalità e invidie, paure e audacie, rendono accattivante un racconto valorizzato dalla bellezza dello stile, dalla forza dei sentimenti, dalle minuzie descrittive, sulla falsa riga de Il gattopardo di Tomasi di Lampedusa e de I viceré di De Roberto.

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La zia marchesa 2016-05-06 11:56:23 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    06 Mag, 2016
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E' bona donna, donna chi non parra

La Sicilia della seconda mettà dell''800 è la protagonista di questo romanzo. Ricca, ma sulla via della decadenza, con un occhio curioso verso le novità che arrivano dal continente ma ancora legata alle sue tradizioni, bramosa di modernità, ma retrograda fino al midollo. Da contorno la fanno le storie di una ricca famiglia e di tutta la varia umanità che la circonda. Il primo personaggio che conosciamo è Amalia Cuffaro, donna venduta dalla suocera ad una ricca famiglia per fare da balia all'ultima nata. Dopo anni trascorsi in simbiosi con Costanza Safamita, la donna torna alla famiglia d'origine e pur di non essere un peso decide di vivere con la nipote inferma in una caverna scavata nella roccia ed accessibile solo da esperti scalatori. Qui ricorda il passato e poco alla volta ci svela la storia della "zia marchesa".
Costanza è rossa di capelli, non amata dalla madre, adorata dal padre, guardata con invidia e sospetto dalle altre aristocratiche, vezzeggiata e protetta dai domestici dei genitori. Cresciuta in un ambiente protetto si trova del tutto impreparata ad affrontre i sentimenti e le relazioni umane. Gestisce invece con abilità le questioni economiche e commerciali. Con abilità salva le apparenza dimostrando obbedienza al marito , ma senza mai eserne succube. Poco alla volta riesce a lacerare il velo di omertà che circonda la sua nascita e i difficili equilibri della sua famiglia di origine e fa una scoperta sconcertante.
Romanzo, che mi è piaciuto nella trama. Storia originale, con un finale inaspettato. Nel complesso. però è difficile da seguire: i personaggi sono parecchi, le parentele complicate da ricordare e spesso si deve tornare indietro per mettere bene a fuoco di chi si sta parlando. Il modo di scrivede della Hornby non sempre è chiaro e scorrevole: parecchi giri di parole, fatti solo accennati e lasciati all'intuizione del lettore, sovrabbondanza di parole

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La zia marchesa 2013-07-19 09:03:48 paola melegari
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paola melegari Opinione inserita da paola melegari    19 Luglio, 2013
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PILU RUSSU , MALU PILU

E’ intorno a Costanza, figlia del barone Domenico Safamita, che si svolge la nostra storia.
Saga familiare, ambientata nella seconda metà dell’ottocento, che vede protagonista questa bimba che possiede una peculiarità: capelli rossi, pelle bianchissima, efelidi.
Ciò la rende diversa, additata, emarginata, rifiutata persino dalla madre che le preferisce i figli maschi.
Amata profondamente dal padre, di un amore raddoppiato, a compensazione delle mancanze materne, Costanza, neonata, è affidata alle cure di una balia: Amalia Cuffaro, che sarà la sua nutrice, madre, amica e la proteggerà dalle malelingue e dalle violenze materne.
La bimba cresce bene, un po’ riservata, condividerà la maggior parte del suo tempo con la servitù, cucendo e ricamando in loro compagnia. Cantante e musicista dotata, è buona, intelligente, benevola con i familiari, disposta al perdono.
La narrazione avviene per bocca di Amalia, che dopo la morte di Costanza, si ritira con una nipote alla Muntagnazza, una sorta di loculo per vivi, in provincia di Agrigento. Qui, nell’affaccendarsi lento e noioso nella grotta adibita ad abitazione, racconta alla nipote Pinuzza le vicende di Costanza e della famiglia Safamita.
La ricchezza, le avversità, gli amori raccontati, si svolgono fra detti popolari e proverbi rivelandone la saggezza, l’ignoranza e la cattiveria intrise di povertà.
Il periodo storico, vede dapprima l’unita’ d’Italia, la deposizione del regno delle due Sicilie, la nascita di cosche, germogliate dal malcontento popolare, culla della mafia che proprio ora si andava a formare.
L’assassinio di nobili eredi di latifondo chiude la parentesi storica che accompagna i trentasei anni di vita di Costanza.


Lettura piacevole, con molte citazioni in siciliano, che obiettivamente sono risultate più comprensibili del previsto.
Sicuramente per la prima metà il racconto si svolge lento, senza colpi di scena, poi s’arricchisce, dando più movimento e diventando più accattivante.
Non poteva mancare il solito ‘porco’, violatore di bimbi innocenti, corna e ricorna, odio e amore, figli illegittimi, povera gente che subiva ogni angheria pur di poter mangiare….
Ci si cala completamente nelle realtà del tempo, in una Sicilia che fin da allora si impregna di omertà, parola che sembra essere stata concepita proprio in questa bellissima isola.
Le donne che si ritrovano nella stanza del cucito conoscono tutto di tutti, spettegolano su amori, tradimenti, in un vociare continuo, per ore e ore, poi nessuno sa nulla, nessuno parla.
La cosa che più mi è piaciuta in questo romanzo è, l’amore puro che lega Domenico Safamita alla figlia Costanza preferendola ai figli maschi. Un amore al disopra di tutto, e non posso approfondire ulteriormente per non cadere in SPOILER. Un padre che pur consigliando e guidando, permette alla figlia le proprie scelte percependo solo in lei la vera erede della famiglia Safamita.
Un padre che dice alla propria figlia che prima di tutto deve amare se stessa, per poter essere apprezzata dagli altri. Solo amandosi, pensando a se stessa,potrà essere amata.
Così diventerà una donna amabile, bella, affascinante e passionale e darà lustro alle sue innumerevoli qualità rendendole evidenti grazie alla sicurezza in se stessa.
Così fu, come dicono i siciliani.
Non è il più bel libro che ho letto, ma è riflessivo, tranquillo, e ti da più di quanto si pensi durante la lettura. Alla fine dici, però, mi è piaciuto!

Megghiu suli ca mala accompagnati
Fimina ca ti ridi, t’ha dittu si
Li guai di la pignata, li sapi la cucchiara chi l’arrimina

Divertitevi se volete, di detti come questi ne troverete moltissimi.
Buona lettura
Paola


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La lunga vita di Marianna Ucrìa
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La zia marchesa 2012-08-06 09:15:25 MATIK
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MATIK Opinione inserita da MATIK    06 Agosto, 2012
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La zia marchesa.

Ambientato nella Sicilia della fine dell'ottocento-inizi novecento, un periodo molto delicato dove avvenne anche il passaggio dai vari regni all'Italia unita, quindi in pieno risorgimento, ci viene raccontata la storia di una potente e ricca famiglia i Safamita e di una loro figlia Costanza.
Tutto incentrato su questa figura femminile, diversa da tutti gli altri anche nell'aspetto rossa di capelli e bianca come il latte, che in un modo tutto suo riesce a conquistare una propria indipendenza, forza e autostima, attraverso un percorso difficile che ha inizio dal totale rifiuto della madre, dai dolori provocati dai due fratelli Stefano e Giacomo, dall'affetto incondizionato del padre, scoprendo segreti incoffesabili, tradimenti, vivendo una particolarissima storia d'amore con suo marito Pietro, anteponendo sempre il bene suo a quello degli altri e non mettendo mai da parte il suo orgoglio.
Complesso, originale e pieno di personaggi è un libro che consiglio vivamente di leggere!

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Per chi ama storie con protagoniste assolute le donne!
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La zia marchesa 2011-02-03 16:06:09 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    03 Febbraio, 2011
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La zia marchesa

Un affresco nitido e ben riuscito della Sicilia ai tempi dell'unità d'Italia. Al centro della scena la vita dell'aristocrazia del tempo, indaffarata tra spartizioni ereditarie, consolidamento del patrimonio, matrimoni di convenienza, infedeltà coniugali ; insomma, famiglie ammorbate da cieche ambizioni, destinate a sfociare in odi profondi, rivalità insanabili e vendette familiari.
E' stata una piacevolissima scoperta leggere quest'autrice, di cui ho apprezzato la ricostruzione dell'epoca che fa da sfondo al romanzo, la capacità di delineare i personaggi, rendendoli vivi e palpabili,vibranti nelle gioie e nei dolori, ed infine l'utilizzo di un linguaggio e di uno stile che sanno di antico e si adattano alla perfezione alla storia narrata.
E' una lettura che parte in sordina e pagina dopo pagina cattura il lettore con un intreccio avvincente del racconto, immergendolo in un mondo passato fatto di luci e di ombre, di usi e costumi oramai lontani dalla nostra modernità.

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La zia marchesa 2010-02-28 23:12:21 Dilo
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Dilo Opinione inserita da Dilo    01 Marzo, 2010
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la zia marchesa

Inizia lentamente, le prime pagine sono noiose e non si capisce il filo conduttore della storia, ma, pian piano la storia comincia a prendere forma e si rivela bella. Troviamo troppi personaggi e ci si confonde un po'. Il finale è precipitoso e lascia molto amaro in bocca. Ci si riesce a immedesimare e per chi conosce la Palermo di oggi non è difficile immaginarla come era un tempo, i colori, gli odori, l'architettura tutto è ben descritto. La storia, invece, è così tanto amara che non si può far a meno di amarla

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La zia marchesa 2009-05-18 22:53:56 gracy
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gracy Opinione inserita da gracy    19 Mag, 2009
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Tripudio siciliano

Che bel libro, dopo il tedio della lettura delle prime pagine, un crescendo di emozioni e di curiosità. La Sicilia, al tempo dell'unità d'Italia è veramente pittoresca, dalla campagna alla città, Palermo appare in tutte le sue sfaccettature, povera e ricca come lo è ora, l'idea di attraversare il centro storico e guardare gli immensi palazzoni del centro,chiudere un attimo gli occhi ed immaginare quello che accadeva dentro le loro mura due secoli fa, mi fa assapororare il profumo dei dolci appena sfornati, i soprusi alle "donne criate", i tradimenti, uomini e donne aristocratici che vivevano in un tripudio di contraddizioni.

Bella l'idea della autrice di suddividere la lettura in 83 capitoli ed ognuno sottolineato da un proverbio siciliano che accompagnano la storia, dal gusto amaro, ironico, duro e soave.

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La mennulara, Il gattopardo.
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