Narrativa italiana Romanzi La voce degli uomini freddi
 

La voce degli uomini freddi La voce degli uomini freddi

La voce degli uomini freddi

Letteratura italiana

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Un paese lontano, sperduto tra le montagne, fatto di anime solitarie appese alle rocce, dove nevica in ogni stagione dell'anno, dove la gente ha la faccia bianca di chi sta sempre al chiuso, e il carattere silenzioso e gelido delle nevicate. Lassù vivono donne e uomini soffiati nella neve, statue di ghiaccio che nessun fuoco potrà mai sciogliere. Si allenano a resistere alla vita sfidando le avversità, il freddo, le difficoltà di coltivare la terra, il pericolo delle valanghe. Ogni sera si riuniscono accanto alle stufe e i vecchi, a voce bassa, cantano ai giovani i fatti che hanno accompagnato le loro giornate. Una storia che non deve essere dimenticata. La storia di un paese dove nevica anche d'estate e gli uomini hanno la pelle fredda.



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La voce degli uomini freddi 2014-12-01 09:21:04 charles
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charles Opinione inserita da charles    01 Dicembre, 2014
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uno scivolone per il vecchio Mauro.

sono un "fan" di Mauro Corona fin dagli inizi in cui era solo un "povero" arrampicatore nelle falesie di Erto; più volte lo ho "difeso" nei forum e blog dove a più voci lo si accusava di essere un moralista piuttosto che un modesto scrittore. Ho più volte condiviso il suo pensiero.
Fatta questa premessa, capirete con quanta delusione arrivo a recensire questo libro.
Sono schietto, come forse anche Mauro suggerirebbe: questo libro è buono forse per la stufa viste le dimensioni, e poco altro.
La sinossi è ridicola, sta in due righe: un paese dove nevica sempre e la popolazioni si batte per sopravvivere. Non esagero se dico che questo concetto è ripetuto per 235 pagine.
Corona prova a mescolare la minestra inserendo delle trovate letterarie che a me risultanto talmente naif da suonare più comiche che romantiche:
- le api bianche che fanno il miele bianco per via della neve.
- il girotondo con le mani impastricciate di miele.
- la gente che quando muore diventa calda e scioglie la neve (ahahahh)
- la grotta della memoria dove incidono i loro racconti in stile paleolitico
- le idee da mentecatti di questi popolani che si accoppiano in conche di neve (ma quando mai) e pensano che concentrandosi si possa volare. Addirittura in un capitolo vi sono due che parlano telepaticamente.
- alberi che fanno la musica e altre castronerie inventate da Corona tanto per fare "magico"...non accorgendosi che invece fanno ridere, e nulla hanno a che vedere con la vita semplice e dura dei contadini di alta montagna (che conosco bene, e anche Mauro conosce bene..solo che qui voleva vendere alla gente di città...mica fesso).

Davvero, suona come un racconto scritto da un bimbo di terza media.
Forse sarà la neve? ma tutto manca di profondità. Non esistono personaggi, quindi si fatica a trovare empatia con questo popolo che non sorride mai (anche qui...ma dai Mauro...); non suscita alcun sentimento...ne commozione ne malinconia...nulla...una lettura sterile e vacua come una parete liscia senza appigli. Ogni tanto trova una figura retorica o una similitudine azzeccata, ma in tal caso la ripete costante per almeno dieci passaggi (qualcuno ha notato "la neve che graffia come artigli"?).

Mi chiedo come diavolo abbia fatto ad arrivare in finale al premio Campiello..santa Mondadori evidentemente....e anche mi chiedo dove siano gli editor su questi lavori. Poteva stare tranquillamente in un libro di racconti, segando tutte le parti veramente e pesantemente inutili. La cosa bella è che pur essendo lungo, non lascia nulla..!

Potrei continuare a lungo...ne avrei da dire quasi su ogni pagina. Mi fermo qui per rispetto ad uno scrittore che ho amato. Certamente è finita un'era, e Una lacrima color turchese mi pare il degno prosecuo pre Natalizio.

Auguri a chi piace, spero Mauro questo sia un arrivederci e non un addio.

Carlo

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La voce degli uomini freddi 2014-08-20 16:04:28 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    20 Agosto, 2014
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Neve e gelo

Mauro Corona con “La voce degli uomini freddi” concorre all'assegnazione del Premio Campiello 2014.
Un romanzo ibrido a mezza via tra fiaba e realtà, dominato dal rapporto tra uomo e natura.
Corona si propone di raffigurare i due volti di questo complesso rapporto.
Dapprima una Natura primitiva ed incontaminata, così come gli uomini che la popolano, eterei, lontani millenni dalla modernità cui siamo avvezzi, perfettamente in sintonia.
Eppoi una Natura che si ribella alla sottomissione dell'uomo, qualora quest'ultimo si appresti a mettere in opera azioni volte a violare le sue leggi.
Per quanto attiene alla collocazione temporale, essa è senza dubbio ambigua e nebulosa, in quanto la narrazione contiene solo un vaghissimo accenno ad un secolo ben definito, ossia il sedicesimo, per poi alternare rimandi ad epoche più vicine.

L'impatto con la lettura è dolce e delicato, un'immersione rapida e dettagliata sulle cime di montagne che sono la culla di una civiltà di uomini bianchi come i fiocchi di neve che ricoprono la terra tutto l'anno; sempre e solo neve, il focolare acceso e i racconti orali tramandati dai vecchi, niente più. Un connubio perfetto tra uomo e terra, una tradizione consolidata che vede nascere e morire felici questi uomini tra le loro vette imbiancate.
La pecca narrativa spunta quando il flusso diviene ridondante, si ripetono le immagini ed i concetti troppo a lungo e la lettura diventa vischiosa e snervante.
L'idea motrice è buona anche se non brilla per originalità, ma il costrutto non è snello e tante pagine potevano essere sforbiciate.
Un racconto con cui Corona si propone una “morale”, una storia che parte col piede della fiaba per divenire realtà, una ricostruzione in parte socio-antropologica di una popolazione veramente esistita, eppure questi ingredienti non si sono amalgamati con successo.

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La voce degli uomini freddi 2014-08-05 17:38:46 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    05 Agosto, 2014
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Sono rimasto deluso

Sono sempre stato un estimatore di Mauro Corona, un eccellente scrittore, le cui opere grosso modo si dividono in due filoni, a volte congiunti: quello che si potrebbe definire memorialistico, e che si traduce in un culto del ricordo, e quello più propriamente narrativo, cioè dove predomina la fantasia creativa.
Non saprei dire in quale dei due inserire La voce degli uomini freddi, perché c’è si tanta inventiva, non disgiunta tuttavia da eventi accaduti realmente che, se anche non sono riportati con l’esatto nome, sono tuttavia facilmente identificabili (basti a pensare al finale che ripropone una tragedia come quella del Vajont). Essenzialmente ci troviamo in presenza di una favola e, come dovrebbero essere tutti gli scritti di questo genere, con una morale ben precisa. L’uomo non deve sovrapporsi alla natura, ma vi si deve adattare, come questo popolo freddo che da centinaia di anni resiste al gelo e alla neve, anche d’estate, al vento fortissimo, a temporali spaventosi e perfino alle valanghe, imparando di volta in volta qualche cosa e traendo così un’esperienza, da trasmettere ai posteri, per la continuazione della specie. Guai a chi, per sete di guadagno, vuole forzare la natura, perché questa si scatenerà e a farne le spese saranno solo e sempre gli esseri umani, come testimoniato dalle tragedie che colpiscono ogni anno diversi stati, compreso il nostro.
La morale è quindi evidente e senz’altro condivisibile; però mi chiedo una cosa: per esprimere questo concetto così importante che bisogno c’era di scrivere la bellezza di 235 pagine? Peraltro, la narrazione, sempre così dinamica nei testi di Corona, qui è monocorde, quasi una nenia ossessivamente ripetuta. L’assenza poi di dialoghi e questo modo di esporre, imbastendo una vicenda con frequenti ripetizioni, finisce con l’annoiare chi legge, tanto che mi è venuta la tentazione più volte di chiudere il libro a dove ero arrivato, non andando più oltre.
Quello che mi spiace maggiormente è che l’idea di fondo è buona, ma purtroppo sviluppata male, con una trama debole che, a differenza di altri romanzi dell’autore ertano, si trascina – diciamolo francamente – in modo penoso. Poi può anche darsi che questo mio giudizio così drastico sia del tutto errato, visto che l’opera è finalista a un premio prestigioso come il Campiello di quest’anno; resta però un fatto e cioè che uno come me, che ha trovato sempre appassionanti i romanzi di Corona, questa volta è arrivato all’ultima pagina con estrema fatica, nella continua e inutile speranza che qualche cosa cambiasse, che oltre agli uomini freddi anche l’autore diventasse un po’ meno gelido.
Meriterebbe un voto peggiore, ma le eccellenti opere precedenti hanno un loro peso.

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Consigliato comunque, se non altro per il messaggio dell'opera.
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La voce degli uomini freddi 2014-07-11 19:26:28 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    11 Luglio, 2014
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IL PENNELLO DEL TEMPO IMBIANCHINO

Queste sono pagine bianche, fatte di gelo, neve, solitudine e poesia. Raccontano di un paese di montagna, che vive nella neve, lui e la sua gente mite ed essenziale, persone dal carattere silenzioso e gelido, come le nevicate. Uomini che lavorano tanto, con le mani e con l’energia del pensiero. Cuori circondati di rassegnazione, ma senza lamento, che possono essere indeboliti dalla felicità altrui. Ma che proprio perché sereni con quello che sono e con quello che hanno, non sanno di aver raggiunto la forma di felicità più bianca che c’è. Protagonista prepotente è la natura, il vento, la neve, l’acqua. Con un pennello del tempo che, come un imbianchino, copre di bianco ogni paesaggio che riesci ad immaginare. Una prosa che ti prende e un po’ travolge, come se fosse una valanga. Un autore che fa sempre della natura la sua migliore protagonista.

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La voce degli uomini freddi 2014-06-07 20:15:57 ant
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ant Opinione inserita da ant    07 Giugno, 2014
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Rispettiamo la natura

Molto simile nella struttura a "la fine del modo storto" sempre di M. Corona, infatti anche qui non c'è un personaggio principale ma a fare da protagonisti sono gli abitanti di un pase molto singolare...che poi pagina leggendo sarà facilmente individuabile.
I cosiddetti "uomini freddi" sono abituati a convivere con la neve tutto l'anno, per rendere il tutto ancora più "ghiacciato" l'autore dice che anche le api in questo posto siano bianche. Nonostante la rigidezza del clima,l'asperità del luogo e tutte le difficoltà del vivere in un ambiente così particolare, gli uomini freddi riescono a essere uniti, ad affrontare ogni situazione in maniera compatta e a tenere sempre testa alle calamità naturali, fino ad un fatidico giorno in cui si rendono conto che il fiume, vitale per tutte le attività del paese, non scorre più.
Molto fiabesco anche il modo di descrivere l'arrivo verso la sorgente degli uomini freddi e la sorpresa nello scoprire che l'acqua non scenda più a valle a causa della presenza di una...diga.
Mi collego adesso a quanto scritto in apertura, Corona in questo libro in modo molto struggente ci sta raccontando della tragedia del Vajont.
E' un libro che, a mio avviso, è una sorta di ammonimento nei confronti dell'eccessivo sfruttamento del territorio, e dello scarso rispetto per le risorse naturali. Allo stesso tempo è un'esaltazione dei ritmi di vita scanditi dal decorrere consueto delle stagioni e mette in evidenza la piacevolezza e l'importanza del riuscire ad apprezzare le cose semplici del vivere immersi nella natura , a volte anche aspra, ma sicuramente generosa e dispensatrice del necessario per vivere. Voglio concludere questa recensione estrapolando un passaggio riguardante l'acqua e l'importanza assoluta di questo elemento
..."""ascoltando la voce della sorgente la ragazza aveva imparato una cosa, a cui pochi davano importanza, l'acqua non serve soltanto a dissetare , irrigare, far girare i mulini, bagnare la terra e le spalle ai viandanti. L'acqua esiste anche per essere guardata. Occorre trovare il tempo di fermarsi . Lei lo aveva trovato, la guardava e diventava serena. Fermarsi a contemplare una fontana, un ruscello, il torrente o la pioggia che cadeva sul villaggio le dava una gran pace. Ne aveva bisogno""".....
Penso le stesse cose anch'io sull'acqua e ...spesso ho lo stesso bisogno di contemplarla
Libro fiabesco e particolare

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La voce degli uomini freddi 2014-01-27 08:56:23 Robbie
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Robbie Opinione inserita da Robbie    27 Gennaio, 2014
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La voce della natura

Qui nevica sempre. Accomodatevi accanto a noi, agli uomini freddi della montagna. Il vostro posto è lì accanto al nostro focolare ad ascoltare rapiti il racconto della nostra storia, dei nostri antenati, delle tragedie e gioie passate, che tramandiamo oralmente di padre in figlio, di generazione in generazione.

Sedete accanto a noi quando chiameremo gli spiriti di coloro che ci hanno lasciato.

Oppure preferite stare in silenzio, come noi uomini delle vette sappiamo fare benissimo? E' un silenzio particolare, non vuoto, d'attesa, come a volte capita tra un discorso e l'altro. Il silenzio ci avvicina a quella natura che ci circonda, ci riempe, ci consente di farne parte lievemente, di ascoltare gli elementi, di decifrare le indicazioni della natura, che spesso fornisce avvertimenti appena percepibili ai nostri sensi.

“la natura scrive i suoi libri... ...Scrive in lingua difficile, però basta guardare per impararla”

Sentite le parole del vento, il ruggito delle valanghe, il ticchettio lieve della neve che si scioglie sui tetti!

La natura va osservata, ascoltata, assecondata, guai a sottovalutarla e non rispettarla...le conseguenze saranno terribili. Noi impariamo, a differenza dell'uomo delle pianure, dagli accadimenti passati. Se la natura pretende degli spazi, noi glieli diamo. Non cerchiamo di metterle una camicia di forza per trattenerla, imbrigliarla. Preferiamo ritirarci, noi.

Non bramiamo una vita comoda, facile, come in città. Utilizziamo strumenti semplici, che ci fanno venire i calli alle mani, che ci fanno scendere un rivolo di sudore dalle tempie. Ma che soddisfazione quando riusciamo a cogliere i tanto attesi frutti, strappati alla furia degli elementi!

“quella gente viveva come la neve: lieve e silenziosa, senza aggrapparsi alle cose terrene, ma scivolando via da esse come la neve dai mughi nel tempo del disgelo”

La nostra vita è semplice, stiamo in comunità, affrontiamo e superiamo insieme le difficoltà, le calamità che ci aspettano. Ci aiutiamo l'un l'altro e accorriamo in aiuto dei più bisognosi. Questo ci fa andare avanti...questa è la nostra forza....questa è la nostra benedizione.

Non distruggiamo la natura, perchè dipendiamo da essa. Siamo come un ago di pino, di un enorme albero. Sarebbe sciocco tagliarne le estese radici, per far spazio, nel nome del progresso e della brama di denaro. Dell'agiatezza. L'uomo moderno non capisce, non si cura di queste cose, non ha tempo per farlo...ha sempre troppa fretta.

“Gli uomini delle pianure e delle città e delle terre lontane, coi loro animali di ferro e altre strane macchine fumanti, avrebbero forato la volta del cielo sgonfiandola, privandola del suo grande respiro fino a ridurla a un sacco vuoto.”

“...poi a dire che avrebbero migliorato la vita di quella gente. Così dicendo avrebbero fermato il corso dei ruscelli per rubare il bene più prezioso del mondo: l'acqua. ...Erano un pericolo più potente delle valanghe perché andavano piano, rosicchiavano un po' alla volta come i tarli, ma alla fine sulla pelle della terra, sarebbero rimasti solo i lividi dei loro morsi”

Oppure volete scaldarvi, ascoltando qualche storia d'amore della nostra gente? Quello speciale però, che accomuna due anime, che resta saldo anche nell'ora della morte.

“Ogni tanto qualche fiocco cadeva al posto giusto fondendosi con chi lo aspettava”

“Il giovane pensò che l'amore è come un blocco di neve, puro e candido ma fragile, che può venire meno e cadere. Qualcosa nella caduta lo potrebbe separare, ma se è forte si riunirà di lì a poco.”

Se infine avrai voglia di sporcarti le mani di miele, alla nostra festa, vorrà dire che vorrai rimanere, seguire il nostro percorso, affidarti agli uomini freddi e noi viceversa affideremo il nostro destino a te...

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libri di Corona, a chi ha voglia di porsi domande sull'ambiente, lo sfruttamento delle risorse...
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