La verità della suora storta
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
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Segreti di famiglia
Siamo nella Bellano del 1970 a bordo del taxi di Sisto. Una corsa dalla stazione fino al cimitero si chiude in una tragedia. La cliente, una forestiera che nessuno conosce, sceglie infatti il sedile posteriore del millenove per esalare l'ultimo respiro. Un caso semplice per il maresciallo Riversi: morte naturale. Ma a volte le cose più semplici decidiamo di complicarcele da sole. Così quel maresciallo in procinto di formarsi una nuova famiglia sente che sia suo dovere dare un'identità e una storia a quella donna. Una donna, che dall'autopsia risulta aver partorito almeno una volta, e che quindi non avrebbe dovuto essere tumulata in solitudine.
Nella sua ricerca di risposte si imbatte nella suora storta. Tutti la conoscono per essere stata infermiera all'ospedale di Bellano. La sua deformità era tale che "sembrava avere un punto di domanda sulla schiena", ma a farla notare da tutti era anche il suo essere una forza inarrestabile: "sembrava che fosse condannata ai lavori forzati". Questa suora non è sempre stata monaca e neppure storta. Anzi in un lontano passato era bella dritta...
Rispetto agli altri romanzi, che ho lettto, di Andrea Vitali questo si concentra su un numero inferiore di personaggi. Come sempre i protagonisti sono descritti con ironia ed arguzia. In questo caso, però a spiccare non sono solo gli aspetti esteriori e le manie dei bellanesi, ma anche i sentimenti, soprattutto quelli che fanno delle persone grandi uomini e grandi donne.
La scelta stilistica del volume è quella di ricorrere a capitoli brevi con un racconto essenziale, ma ricco di contenuto. Come dice il Vitali riferendosi a uno dei suoi personaggi "di poche parole, ma di grande contenuto". I capitoli si alternano saltando dal passato al presente ed incrociando le indagini del maresciallo Riversi al racconto della vita di Sisto. Non una volta ho incontrato difficoltà nell'incrociarsi delle varie vicende, anzi questa scelta letteraria è molto coinvolgente e spinge a girare in fretta le pagine per scoprire dove Vitali andrà a parare.
Il linguaggio, con il ricorso a qualche termine dialettale e ad un'ironia al limite della crudeltà, mi sembra sia il vestito perfetto per questo racconto. L'ambiente schietto e semplice di questo paesotto fattto di persone dirette e pratiche non sarebbe stato reso altrettanto bene ricorrendo ad un linguaggio alto o complicato.
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Colori e misteri del lago
Un tassista fine anni sessante a Bellano sul lago di Como attende sonnolente, davanti alla stazione dei treni, uno sporadico cliente. Bussa al finestrino una donne per condurla al cimitero, una forestiera, il Sisto la inquadra subito. L'auto si inerpica per la salita verso il campo santo. La donna tace di un silenzio pesante. Pochi minuti e il tassista si ferma. La portiera aperta ma la donna immobile: morta.
Chi è la donna? Nessuno la conosce. Poi prima delle esequie in solitudine il maresciallo Riverso mette insieme dei tasselli. Una vecchia foto che ritrae due donne e un giovane della Bellano bene viene ritrovata presso casa della defunta. L'uomo decide di chiedere per curiosità, per fiuto, senza accusati né accusatori: non c'è un assassinio. Eppure i misteri ci sono.
Personaggio cardine è anche il Sisto che ruota attorno a tanti eventi, lui è il suo passato da meccanico con il Scaton. Il Sisto che frequenta brutta gentaglia e sogna di vedere un autogrill piena di figa, come gli hanno detto. Lui che pensava di fare i soldi con il tassi ma che vede scarni clienti.
In questa storia man mano ci affianchiamo alla suora storta. Così storta per via di una malattia che nessuno ricorda il suo nome. La suora è estremamente laboriosa e lavorava presso un ospedale e da lì tutto si evolve. La donna entra a pieno petto nel racconto.
Il maresciallo scava e scava con l'aiuto del prevosto e di tante figure che compaiono e scompaiono in una perfetta commedia all'italiana.
Un paese sfaccettato, sorridente allegro o mite e misterioso quanto il lago dai suoi mille colori.
Un romanzo scritto davvero bene. Scrittura pulita, frasi brevi e capitoli che vi portano avanti e indietro nel tempo senza creare confusione. Il lettore si affeziona ai personaggi e vaga per il paese alla scoperta di verità e sentimenti. Principi semplici e valori condivisi. Un romanzo da divorare per distendersi. Merita.
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LA SUORA (STORTA) E' LA CHIAVE DI TUTTO
“Non sta mai ferma,
è sempre indaffarata...
e nasconde qualcosa.”
Ormai Vitali è una garanzia:
garanzia di una trama vivace, scorrevole e mai scontata;
garanzia di passare alcune ore staccando la mente da tutto;
garanzia di ironia, acutezza e di una dota innata nel saper raccontare delle vite di tutti noi.
Sono le persone normali quelle che Vitali ci racconta: non improbabili eroi bellissimi e temerari, non improbabili eroine bellissime e soavi, ma donne di mezza età, marescialli dei carabinieri, giovani sfortunati ma che si affacciano con fiducia e buona volontà al futuro.
Siamo nel 1970 e il giovane Sisto sta aspettando dentro la sua macchina alla stazione di Bellano, lui è l'unico tassista del paese e sta per arrivare il treno da Milano.
Dal treno scende una donna, apparentemente vecchia, che chiede di andare al cimitero, non c'è mai stata, Sisto l'accontenta, ma giunto a destinazione si accorge che la donna è morta. Lì, sul suo taxi.
Indispensabile sarebbe identificarla: non ha con sé documenti, non ha detto chi andava a trovare al cimitero, ha scambiato solo pochissime parole con Sisto e nemmeno il ritrovamento della sua borsa, verso sera, sul treno che torna a Milano, da indizi...nemmeno lì i documenti.
Il maresciallo Riversi (e non Pezzati come riportato nel riassunto...) inizia a indagare sulla possibile identità della donna: secondo l'esame del medico aveva la sifilide, e aveva avuto un figlio, o una figlia, e quindi forse da qualche parte qualcuno la sta cercando. Nella sua tasca una foto: la donna da giovane, l'avvocato Agliati e lei, la suora storta, quella che lavorava all'ospedale di Bellano, quando non era ancora suora e non era ancora storta.
Sarà lei la chiave di tutto.
La storia corre parallela a quella del giovane Sisto, orfano cresciuto in parrocchia e avviato nell'officina dello Scaton, burbero e bestemmiatore, di poche parole ma che saprà essere per Sisto quasi un padre.
Parallela anche la necessità del maresciallo Riversi di dare un nome, una storia, di ridare dignità ad una donna sola, morta su un taxi in un paese sconosciuto, e trovare cosa potesse mai c'entrare in tutto questo la suora, quella storta.
Il tutto con il solito stile fresco, un libro divertente, leggero ma acuto.
Lo si legge in un fiato e non ci si annoia mai.
Forse il finale questa volta non è proprio originalissimo, e Vitali non ricorre ai soliti nomi strampalati, ma il titolo “La verità della suora storta” incuriosisce già abbastanza il lettore.
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Una suora dal passato misterioso
Il microcosmo bellanese torna a rivivere in questa storia degli anni ’70, sotto la inesauribile regia di Andrea Vitali, medico e scrittore. Inizia con un breve viaggio in taxi di una anziana sconosciuta che, giunta a Bellano in ferrovia, si fa trasportare al cimitero locale, ove giunge morta stecchita. Partono da qui affannose ricerche che movimentano il quieto tran tran del paese, mobilitando carabinieri, prevosto, frequentatori del bar, l’unico tassista del posto, personaggio di spicco di tutta la vicenda, che coinvolgerà anche il locale ospedale ove una suora (la suora “storta”) costituirà il bandolo dell’intricata matassa….. Tutta la vicenda è infatti intricata, suddivisa in numerosi brevi capitoli, che si richiamano l’un l’altro in un susseguirsi di piccoli colpi di scena che mettono in luce colpe inconfessabili e antichi ricatti, addolciti dalla sottile vena ironica dello scrittore e da momenti di nostalgica commozione. C’è a mio parere in questo romanzo qualche segno di stanchezza : i personaggi ed i luoghi di Bellano hanno un che di prevedibile, una ripetitività che, a lungo andare, potrebbe incrinare la vena di uno scrittore pur abile e pieno di fantasia qual è Vitali. Le situazioni sono a volte un po’ stantie, meno ravvivate del solito da quelle efficaci espressioni dialettali che deliziavano gli abituali lettori. E poi : perché non fare un balzo in avanti? Raccontando storie dei nostri tempi, dei tempi d’oggi intendo, ci sarebbe da sguazzare in un’attualità che supera spesso la fantasia, tra ospedalieri indagati, mafiosi al confino, politicanti e faccendieri, piccole e grandi beghe che allietano (si fa per dire !) la monotona vita dei nostri paesoni. Tornando all’amena storia della suora storta, la si legge comunque in modo spensierato, divertendosi e magari rimpiangendo un passato privo degli affanni e di certe paure dei tempi d’oggi. Da leggere, per sorridere e rilassarsi.