La tigre e l'acrobata
Letteratura italiana
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Non è la tigre di Sandokan e neppure Shere Khan
Piccola Tigre e Tigrotto sono due cuccioli di madre siberiana (“Piccola Tigre non è la tigre di Sandokan e neppure Shere Khan, le nebbie vaporose dei tropici le sono sconosciute…”). Mamma tigre li addestra alla caccia (“Tutto ciò che cammina prima o poi ha bisogno di bere”) e li mette in guardia dall’uomo (“No, l’uomo uccide solo per uccidere”), ma presto si accorge che la femminuccia è originale: curiosa, sempre alla ricerca, spesso distratta.
Quando è il momento di lasciare che i figli conquistino il loro regno, mamma tigre si allontana per lasciare alla figlia – che non sembra troppo adatta alla lotta – il proprio territorio. Ma Piccola Tigre si lascia trasportare dalla curiosità e viaggia…
S’imbatte così nell’uomo della capanna, erede di sciamani, che l’accoglie e ne diventa amico.
Ma gli altri uomini sono in agguato, sempre pronti a imporre la loro orrenda, scellerata logica di morte e a rovinare tutto (“Sappiamo che hai una tigre che ti obbedisce come un gatto… Siamo venuti per proporti un affare”).
Piccola Tigre, ormai adulta, conosce la prigionia del circo e sarà proprio un bambino – il piccolo acrobata – a restituirle la libertà…
Carica di metafore, nonostante qualche forzatura, questa fiaba scorre sui ghiacci siberiani e scala i monti per regalare una visione struggente del mondo ultraterreno, ove animali, uomini e natura trovano finalmente l’armonia.
Giudizio finale: allegorico, favolistico, ricompositivo.
Bruno Elpis
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Libertà e liberazioni
Stimo la triestina Susanna Tamaro e apprezzo le sue scelte di vita in solitudine, nella campagna umbra, appassionata di arti marziali.
Le storie di animali che richiamano le virtù e i vizi degli umani da Esopo a La Fontaine, al mio amato Gianni Rodari, svolgono una funzione pedagogica, invitano con ironia, a riflettere sulla condizione umana.
Il genere esopico che ritrovo nella cultura di ogni paese, conserva uno sguardo sornione, amabile sull’essere umano e mi sento liberata, sgravata dal peso della fallibilità e dal destino obbligato di peccatrice.
Ogni libro, certo, si fa incontrare in un momento particolare della mia evoluzione e ogni lettura è l'eco nella mia professione di psicologa. Continuo a preoccuparmi man mano che mi inoltro nella storia con i personaggi e il loro contesto: Piccola Tigre, Tigrotto, il Padre, la Madre, il Grande Respiro della Foresta nella Taiga, il Demone della Noia, l’ingiustizia del Destino, il Domatore del circo, l’Uomo di Stracci…
La narrazione è agevole, ma evoca inquietanti messaggi copionali e situazioni sempre più ansiogene.
“Siate sempre all’altezza!”; “Una tigre deve essere completamente tigre”; “L’uomo uccide solo per uccidere”; “E’ meglio che la tigre e l’uomo non si incontrino mai”; “se non ci fosse stato l’uomo, il mondo sarebbe stato perfetto… è l’essere umano il principio della disarmonia”
Questi messaggi sono tutti potenti e pericolosi ordini genitoriali che mi lasciano assai perplessa. Nella fatica quotidiana di proporre al prossimo relazioni sane, desidero continuare ad amare l’umanità difficile, fragile, talvolta ammalata, ciuccia e arrogante. Scelgo di non difendermi, semmai di confondermi, di capire e di proporre letture diverse nelle situazioni sgradevoli.
Vale la pena di darmi il permesso di non essere sempre perfetta, di non considerarmi cattiva, semmai dolente e malata. Il permesso di accogliere gli incontri, anche indesiderati, come apprendimento, di godere l’armonia anche come disordine e non come perfezione inchiodata. Ecco, si, condivido la possibilità di andare diventando, un pò tigre, un pò farfalla, un pò serpente, e poi, chissà, mai completata e chiusa.
“Tra la libertà e il potere ho scelto la libertà”: convince il programma di Susanna Tamaro. Aggiungo che a tutte le donne e a tutti gli uomini tocca confrontarsi con il volto del potere e trasformarlo in fortezza, in energia vitale, in gioiosa e sporca avventura esistenziale, libera dai copioni.