Narrativa italiana Romanzi La tigre e l'acrobata
 

La tigre e l'acrobata La tigre e l'acrobata

La tigre e l'acrobata

Letteratura italiana

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"La tigre e l'acrobata" è il viaggio di formazione di una tigre della taiga, sin dalla sua prima infanzia, quando poppava il latte da sua madre nella tana in cui era allevata. "Piccola tigre" non è una tigre come le altre. E una tigre curiosa, una tigre che, sin da piccola, fa domande, interroga il mondo; è una tigre capace di mettere in discussione quello che la natura le offre e che i suoi simili sembrano accettare. Piccola tigre apre gli occhi e scopre la luce. Tende le sue orecchie e scopre i rumori di quello che accade fuori, nel mondo esterno. Poi le si palesa la forza che caratterizza la sua specie, e inizia a cibarsi di altri animali. Impara a distaccarsi da sua madre, a viaggiare da sola, ad avventurarsi fuori dai confini della taiga in cui è nata. E, infine, scopre l'uomo. Con l'uomo, piccola tigre scopre l'essere più inquietante e mutevole, da amare e da cui difendersi. E la sua vita non sarà più la stessa.



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La tigre e l'acrobata 2017-05-27 03:51:54 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    27 Mag, 2017
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Non è la tigre di Sandokan e neppure Shere Khan

Piccola Tigre e Tigrotto sono due cuccioli di madre siberiana (“Piccola Tigre non è la tigre di Sandokan e neppure Shere Khan, le nebbie vaporose dei tropici le sono sconosciute…”). Mamma tigre li addestra alla caccia (“Tutto ciò che cammina prima o poi ha bisogno di bere”) e li mette in guardia dall’uomo (“No, l’uomo uccide solo per uccidere”), ma presto si accorge che la femminuccia è originale: curiosa, sempre alla ricerca, spesso distratta.

Quando è il momento di lasciare che i figli conquistino il loro regno, mamma tigre si allontana per lasciare alla figlia – che non sembra troppo adatta alla lotta – il proprio territorio. Ma Piccola Tigre si lascia trasportare dalla curiosità e viaggia…
S’imbatte così nell’uomo della capanna, erede di sciamani, che l’accoglie e ne diventa amico.
Ma gli altri uomini sono in agguato, sempre pronti a imporre la loro orrenda, scellerata logica di morte e a rovinare tutto (“Sappiamo che hai una tigre che ti obbedisce come un gatto… Siamo venuti per proporti un affare”).
Piccola Tigre, ormai adulta, conosce la prigionia del circo e sarà proprio un bambino – il piccolo acrobata – a restituirle la libertà…

Carica di metafore, nonostante qualche forzatura, questa fiaba scorre sui ghiacci siberiani e scala i monti per regalare una visione struggente del mondo ultraterreno, ove animali, uomini e natura trovano finalmente l’armonia.

Giudizio finale: allegorico, favolistico, ricompositivo.

Bruno Elpis

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Le favole di Esopo
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La tigre e l'acrobata 2016-09-24 13:11:09 Natalizia Dagostino
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Natalizia Dagostino Opinione inserita da Natalizia Dagostino    24 Settembre, 2016
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Libertà e liberazioni

Stimo la triestina Susanna Tamaro e apprezzo le sue scelte di vita in solitudine, nella campagna umbra, appassionata di arti marziali.

Le storie di animali che richiamano le virtù e i vizi degli umani da Esopo a La Fontaine, al mio amato Gianni Rodari, svolgono una funzione pedagogica, invitano con ironia, a riflettere sulla condizione umana.
Il genere esopico che ritrovo nella cultura di ogni paese, conserva uno sguardo sornione, amabile sull’essere umano e mi sento liberata, sgravata dal peso della fallibilità e dal destino obbligato di peccatrice.

Ogni libro, certo, si fa incontrare in un momento particolare della mia evoluzione e ogni lettura è l'eco nella mia professione di psicologa. Continuo a preoccuparmi man mano che mi inoltro nella storia con i personaggi e il loro contesto: Piccola Tigre, Tigrotto, il Padre, la Madre, il Grande Respiro della Foresta nella Taiga, il Demone della Noia, l’ingiustizia del Destino, il Domatore del circo, l’Uomo di Stracci…

La narrazione è agevole, ma evoca inquietanti messaggi copionali e situazioni sempre più ansiogene.
“Siate sempre all’altezza!”; “Una tigre deve essere completamente tigre”; “L’uomo uccide solo per uccidere”; “E’ meglio che la tigre e l’uomo non si incontrino mai”; “se non ci fosse stato l’uomo, il mondo sarebbe stato perfetto… è l’essere umano il principio della disarmonia”

Questi messaggi sono tutti potenti e pericolosi ordini genitoriali che mi lasciano assai perplessa. Nella fatica quotidiana di proporre al prossimo relazioni sane, desidero continuare ad amare l’umanità difficile, fragile, talvolta ammalata, ciuccia e arrogante. Scelgo di non difendermi, semmai di confondermi, di capire e di proporre letture diverse nelle situazioni sgradevoli.

Vale la pena di darmi il permesso di non essere sempre perfetta, di non considerarmi cattiva, semmai dolente e malata. Il permesso di accogliere gli incontri, anche indesiderati, come apprendimento, di godere l’armonia anche come disordine e non come perfezione inchiodata. Ecco, si, condivido la possibilità di andare diventando, un pò tigre, un pò farfalla, un pò serpente, e poi, chissà, mai completata e chiusa.

“Tra la libertà e il potere ho scelto la libertà”: convince il programma di Susanna Tamaro. Aggiungo che a tutte le donne e a tutti gli uomini tocca confrontarsi con il volto del potere e trasformarlo in fortezza, in energia vitale, in gioiosa e sporca avventura esistenziale, libera dai copioni.

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