Narrativa italiana Romanzi La stagione bella
 

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La stagione bella

Letteratura italiana

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Viola ha quarant’anni. Nuota, ogni giorno. Sin da quando era bambina. Decine di vasche avanti e indietro, mentre fuori, il mondo, sparisce. Le sue giornate sembrano muoversi nell’ipnosi leggera di un tempo fermo, e invecchiare non c’entra, c’entra la sua vita, quella che esiste, quella che non è mai esistita. Forse tutto è cominciato quando sua madre è andata via, troppo presto. O forse molto prima, Viola non può saperlo. Figlie uniche entrambe, orfane entrambe di un padre mai esistito. Strette da un legame felice e indistruttibile, per tutta la vita. Nella sua bottega, a Milano, Viola crea fragranze per una Maison francese. Dentro quella bottega riceve persone che grazie agli odori cercano, e a volte ritrovano, una strada perduta, curano la memoria ferita con l’olfatto. E mentre Viola compie l’operazione minuziosa del riordino nella casa della sua infanzia, succede qualcosa, tra gli odori di canfora e di lavanda. In un cassetto c’è una scatola, mai vista prima, ci sono lettere, fotografie e un nastro registrato di quando Barbara viveva a Parigi, prima che lei nascesse. Forse dentro quella scatola si nasconde un segreto. Il segreto di tutta la vita. Con il suo stile inconfondibile, Francesco Carofiglio torna con un nuovo romanzo, magico, misterioso, che fa riflettere sulla vita, sulle scelte, sul dolore e sulla speranza. Una storia intima, intensa, dentro cui tuffarsi e perdersi. E alla fine, ritrovarsi.



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La stagione bella 2024-10-11 11:10:59 Lonely
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Lonely Opinione inserita da Lonely    11 Ottobre, 2024
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Viola

Viola vive sola, non ha legami nè relazioni, ha perso da un anno sua mamma, suo padre non l’ha mai conosciuto. Il forte legame con la madre, venendo meno, l’ha completamente destabilizzata, è incapace di qualsiasi decisione, di intraprendere una strada e un percorso di vita soddisfacente.
“Faccio quello che devo, ma non so più quello che voglio”
Ha un laboratorio di essenze, ma fa consulenze olfattive, ossia una sorta di psicoterapia attraverso i profumi, che lei stessa insieme al suo amico Marcello compongono.
Profumi su richiesta che risvegliano ricordi e sensazioni sopite e curano l’anima.
Ma dagli incontri con i suoi clienti, si rende conto di non poter aiutare gli altri se prima non aiuta se stessa.
L’unico suo sfogo è nuotare, e nella sua routine quotidiana riesce sempre a ritagliarsi del tempo per mettere su una cuffia, e un costume e tuffarsi in acqua, dove la sua mente stacca dalla realtà e lei si perde solo nel conto delle bracciate ed è come rientrare nel grembo materno.
Quando sua madre la lascia ha quasi quarant’anni, ed entra in un periodo di profonda tristezza e immenso dolore, un vuoto che non riesce a colmare e a cui non sa dare un senso.
“Guardo la camera vuota. Penso al dolore che la riempie in certi giorni, al desiderio di sentire la sua voce, poterle parlare, che non si estingue. Rivedo il suo viso, lo spirito fragile e impavido, e vedo me stessa, mentre la guardo spegnersi senza potere nulla”.
“Poi la sofferenza si è trasformata in un sentimento incolore, un ronzio dell’anima. E infine il silenzio, questo silenzio, dentro di me.”
Gradualmente Viola si accorge di vivere la sua vita all’ombra di quella presenza/assenza, e piano piano riemerge, per istinto di sopravvivenza, cercando un’altra verità, nel passato, tra le cose non dette, o mai dette, e tra lettere e fotografie, recentemente scoperte, di cui ignorava l’esistenza.
Attraverso questa ricerca Viola scopre, in sua madre, un’altra donna, una donna di cui non sapeva nulla, e soprattutto scopre come anche lei è venuta al mondo.
E poco a poco la cortina si dirada e Viola riaffiora da quel dolore che la teneva legata a una vita che non era la sua, e che non voleva più vivere.
Un romanzo intimista, che ci regala profonde emozioni, avvolto da un filo di mistero che lo rende al contempo magico ma banalmente reale. Perchè poi la vita è anche banale a volte, e certe scelte sono legate al caso, ed è solo il nostro amore a renderla speciale.
Un romanzo che tocca le corde dell’anima, che insegna che il dolore si può superare, e che non c’è gioia senza sofferenza, semplicemente perchè non sapremmo riconoscerla.
Un romanzo scritto da una penna superba, che è quella di Carofiglio, Francesco, che non si smentisce mai, e non ci delude mai, un romanzo scritto da un uomo di quasi sessant’anni che narra l’elaborazione di un lutto di una donna di quaranta, e che ci sorprende soprattutto perchè noi lettori non ci accorgiamo della differenza. Lui stesso , in un’intervista, descrive così questa sua esperienza “ Sono entrato nella loro vita silenziosamente, provando a nascondermi, a non esserci mai, facendo sforzi di misura e silenzio, esercizi di equilibrio nelle stanze vuote. È durata mesi, anni, e adesso non riesco a dire nulla, di quelle giornate di vita in bilico, così dense, dolorose, inevitabili.” “Io so che scrivendo questo romanzo ho preso una decisione, ho corso un rischio, mi sono immerso in acque profonde, lasciando che l’energia fluisse senza filtri, nel buio, e alla fine, forse sì, oggi mi sento una persona migliore.”
E chissà forse anche noi…

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