La sposa giovane
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Sono la Sposa giovane, dissi
Se un padre sceglie con cura l'abito immacolato al battesimo della sua creatura, con che diritto potrei mai cambiarne il colore, svelarne gli strati di tessuto piu' nascosto che lui aveva deciso di celare? Ecco perche' di questo volume che non anticipa null'altro che titolo e una singola riga in quarta di copertina mi sforzero' di non dire tutto quello che posso.
Se l'autore esordisce con una fastidiosa ostentazione della lingua italiana, se l'esagerazione non premia e pare un formulario di frasi forzatamente pensate, strutturate , macchinose e inutilmente agghindate, poi , grazie al cielo, egli entra nella storia e si scorda di dover dimostrare la sua proprieta' linguistica. O forse era solo un trucco ( il baro sa barare ) , e passiamo al talento.
A quel talento tipico di Baricco di modellare in un mondo probabile personaggi tangibilmente improbabili. O vice versa.
La Sposa giovane bussa alla porta, travolta lei, travolti noi in una atmosfera surreale eppure sensata, centrifuga di sensualita', di eccesso, di follia, di solitudine, di malinconia e di sentimento.
Un libro al netto bivio del giudizio, sara' amato o odiato, eppure credo che il fascino del dubbio, l'inevitabile curiosita' possa unire i lettori in un'unica platea.
Nulla e' scontato, nulla e' chiaro , e' assolutamente necessario addentare le pagine e ingoiarle con foga delirante, alla ricerca di un senso che sembra non esserci eppure se ne sente forte il sapore , masticando.
Un romanzo che forse non arriva subito e se così fosse sarebbe nel modo sbagliato. Se depuriamo pero' la situazione dalle scorie del "non arriva" e di" arriva sbagliato", ci accorgiamo che lo abbiamo amato. Cercato e voluto , vissuto e desiderato.
Che ci e' restato attaccato addosso, sulla pelle idratata da uno strato leggero di sudore amazzonico, dopo un inverno Polare.
"Sono la Sposa giovane, dissi."
Nonostante non mi stesse piacendo, poi me ne sono appropriata avidamente, stordita e compiaciuta.
Bello, buona lettura.
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Opinioni inserite: 6
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Una sposa a 3D
Il libro è assolutamente originale, bellissimo. La scrittura la definirei a 3D, capace com'è, l'autore, di modificare repentinamente, a seconda delle circostanze e dei sentimenti, la voce narrante... Prima la sposa, poi improvvisamente il padre, la madre, la figlia, il maggiordomo... lo scrittore...Ed allora si viene catapultati in un vortice di eventi, sensazioni, sogni, aspirazioni, gioie e dolori...miti infranti e desiderio di bellezza, quella di Dostoevskij, quella che salverà il mondo. La sposa giovane è semplicemente bella...autenticamente bella, perchè la sua anima, che cresce e si riforma dopo gli abusi e il dolore, sa restare nell'attesa, integra. Pronta a ricevere dalla vita tutto ciò che, tra le lacrime, le ha promesso.
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Tutto fumo
Dallo scenografo de "La leggenda del pianista sull'oceano" mi aspettavo un libro particolare ma non immaginavo cosi tanto. Il primo aggettivo che mi salta in mente è "elegante", perché in modo elegante si spinge ai margini dell'erotismo senza mai valicare la linea del volgare. Il linguaggio ricercato l'ho apprezzato. All'inizio è stato molto piacevole lasciarsi coccolare da una lettura così articolata ma non è bastato tanto affinché, dopo l'ennesimo pensiero della durata di due pagine e con innumerevoli parentesi aperte, che la mia mente urlasse "Basta, vieni al dunque!" Anche l'ironia ben studiata che accompagna l'intero romanzo mi ha divertito come i pensieri e i rumori corporali dimenticati nei cassetti. Ma alla fine dei conti questo linguaggio ricercato ed oltremodo arzigogolato, non mi ha lasciato molto. Se ripenso a romanzi come "Shantaram" o "La donna dei fiori di carta" che mi sono portato dentro per settimane anche dopo aver concluso la lettura, non posso fare a meno di domandarmi: cosa mi ha lasciato questo libro? La storia di per se non è il massimo se privata elegante erotismo e della sottile ironia che ho già dimenticato a fine lettura.
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UNA STRANA FAMIGLIA…
…con strani personaggi che non hanno nomi, ma solo un ruolo all’interno di questa famiglia e, con questo ruolo, sono richiamati nella storia, di mano in mano che prende forma. Lo stile di Baricco è sempre sinuoso, elegante ed estremamente originale; penso che sia capace di scrivere pagine di straordinaria bellezza, ma ho trovato questo suo libro una vera e propria caduta libera, non di stile, quanto di trama. Volgare, attorcigliato attorno ad una trama senza senso, troppo galleggiante, con personaggi che sembrano marionette, frammentato e freddo. D’accordo che leggere ti deve dare emozioni, ma ti deve anche rimanere qualcosa, nel cuore, tra le dita, anche solo sabbia. Questo libro lascia solo aria tra le dita. Qualche pagina è una vera gemma, di rara bellezza, particolare è il punto di vista dello scrittore, che, con un cambio di voce narrante, ogni tanto compare nel racconto e si inframmezza ai personaggi, però queste abilità stilistiche, indubbie, rimangono nel complesso solo fini a se stesse. Solo virtuosismi. E’ veramente solo qualche sprazzo di luce in una nebbia in cui non vale proprio la pena di avventurarsi come lettore.
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163 pagine irritanti
Ho appena finito di leggere "La sposa giovane" di Alessandro Baricco. Premetto che non ho mai scritto nulla a proposito di ciò che leggo. Questa è la prima volta, ma sono talmente irritato che non posso esimermi dall'esternare la mia profonda delusione, dopo le 4 ore spese a leggere una favola per adulti pretenziosa e totalmente priva di qualsivoglia senso, spunto o estro. Il tutto confezionato con una irritante forma letteraria che passa dal narratore all'io narrante senza alcuna avvisaglia o punteggiatura a supporto.
Le prime 100 pagine sono assolutamente noiose e dimenticabili. Il racconto si spinge poi a descrivere l'iniziazione sessuale di una giovinetta ad opera della futura suocera che esercitava in un bordello dove conobbe il padre del marito da cui ebbe un figlio successivamente riconosciuto dal marito stesso che si trovò così ad essere fratellastro e padre del medesimo fanciullo. Capirete bene che a questo punto la ragione avrebbe dovuto suggerirmi di abbandonare, ma purtroppo ho l'abitudine di finire sempre un libro o un film sperando in un colpo di coda, in un lampo di genio o in qualcosa che mi susciti Maraviglia.
Niente di tutto ciò avvenne.
Si peggiora e ci si addentra in altre narrazioni di sesso perlopiù solipsistico da parte di una Sposa Giovane che si scopre decisamente dissoluta.
Apoteosi a pag 140 dove Baricco Alessandro di anni 57 arriva a chiudere un paragrafo con quattro parentesi )))) chiosando con un "Voilà" questa trovata del tutto arrischiata e presuntuosa. Come se il successo conseguito gli avesse rilasciato una sorta di licenza a delinquere ortografia e sintassi.
Si arriva ad inserire la figura dello scrittore/narratore della storia con inserti del tutto incomprensibili. Finale tremendo degno della Metro Goldwyn Mayer degli anni '50.
Un libro terribile, noioso ed inutile, da chiedere il rimborso dei soldi spesi e delle 4 ore impiegate a finirlo.
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C’era una volta un re, seduto sul sofà.
Ne “La Sposa giovane” Alessandro Baricco costruisce una storia circolare governata dall’ansia dell’evento incombente.
La Sposa giovane, divenuta maggiorenne, dall’Argentina raggiunge la famiglia del promesso sposo (il Figlio) dopo tre anni di attesa.
Viene accolta dal maggiordomo che le illustra le liturgie di un nucleo ove i personaggi sono designati con ruoli parentali (il Padre, la Madre, la Figlia, lo Zio) in parte fittizi, così come nominale è il rapporto coniugale tra i genitori: una Madre dalla bellezza leggendaria, un Padre che frequenta settimanalmente il bordello ove le mestieranti hanno il compito di “condurre il Padre all’ampio delta di un orgasmo compatibile con l’inesattezza del suo cuore”. Fatto salvo un precedente originario: “Si sentirono abbastanza forti da sfidare insieme le due paure che si erano abituati ad associare al sesso. Lui di morire, lei di uccidere. Si chiusero in una stanza e non ne uscirono prima di essere sicuri che se c’era un incantesimo, su di loro, l’avevano spezzato. Per questo esiste la Figlia, che in quelle notti è stata concepita…”
I riti familiari sono condizionati dalla paura della notte (“Qui, anche i bambini che nascono di notte nascono morti”): per questo, ogni risveglio viene celebrato con sontuose colazioni, per festeggiare il pericolo scampato.
Il Figlio è assente, la sua sparizione viene camuffata con falsi invii di oggetti che preannunciano un ritorno continuamente rimandato.
Quando viene il tempo della villeggiatura, la Sposa giovane convince il Padre e ottiene di non partire (“Il dubbio che se solo avesse permesso a quella ragazza di aspettarlo veramente, il Figlio sarebbe tornato”).
Poi qualcuno torna, finalmente. Sarà il Figlio?
Nossignori.
Il finale assomiglia a quello della filastrocca circolare: c’era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua serva: raccontami la storia, la serva incominciò: c’era una volta un re…
Scimmiottando le personificazioni dei “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello e lo schema del “Teorema” di Pasolini (anche lì l’ospite conosce sessualmente tutti i componenti della famiglia), “La Sposa giovane” è un componimento originale negli intenti narrativi, nell’impostazione erotica (“Aveva da dirmi che la trama di destini cui aveva lavorato da anni il telaio delle nostre famiglie era tessuta con un filo primitivo, animale. E che, per quanto ci affaticassimo a cercare spiegazioni più eleganti o artificiali, l’origine di tutti noi era scritta nei corpi, in caratteri incisi a fuoco…”) e nel rappresentare le principali angosce esistenziali del relativismo (“Vedere come gli oggetti non portano in sé nulla del senso che gli diamo”), della labilità (“Il nostro passo non lascia tracce. Forse siamo animali astuti, veloci, cattivi, ma incapaci di segnare la terra”) e del desiderio umano di superare questi limiti oggettivi (“Aveva imparato che il solo gesto esatto è la ripetizione…”).
Narrando la storia con un punto di vista mobile e ibrido, Barrico non rinuncia alle contaminazioni autoriali (“Paginette come queste parranno all’editor… del tutto inutili… Il fatto è che alcuni scrivono libri, altri li leggono: sa dio chi è nella posizione migliore per capirci qualcosa… si scrive così come si potrebbe fare l’amore con una donna, ma in una notte senza luce alcuna, nella tenebra più assoluta, e quindi senza vederla mai”) che accentuano il carattere sofisticato di metaracconto di quest’opera per molti versi sorprendente.
Bruno Elpis
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La durata infinita di un attimo di tempo
In un luogo lontano e indeterminato e in un'epoca storica che scavalla presumibilmente tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, vive una particolare Famiglia i cui nomi dei componenti non è dato conoscere: sappiamo solamente che si tratta del Padre, della Madre, del Figlio, della Figlia e dello Zio. A far parte della Famiglia, entra ben presto la Sposa giovane, una diciottenne pronta già da tre anni alle nozze con il Figlio che dovrebbe tornare presto dal suo viaggio in Inghilterra per gestire alcuni affari dell'azienda di famiglia. Inizia così un momento d'attesa dalla durata incalcolabile e tendente all'infinito in cui i vari personaggi combattono strenuamente contro l'inesorabile (tra)scorrere del tempo e contro la morte, che può giungere sorniona senza il benché minimo preavviso. E non è affatto detto che tutti riescano a salvarsi.
Circondati da un ritmo pulito, cadenzato e musicale, che crea un'atmosfera perennemente sospesa fra il soffice e il surreale, ci si trova di fronte a un nucleo familiare che sfugge totalmente a qualsiasi standard oggettivo: perchè, oltre al terrore del passare a miglior vita durante la notte - poiché tutti i membri deceduti lo hanno sempre fatto ben lontani dalla luce del sole -, la Famiglia aborrisce la lettura, considerando l'esistenza già di per sè completa e soddisfacente, e tutto ciò che sfugge alla pura e maniacale razionalità. 'Ne risultava una sorta di ordine dinamico che, in famiglia, si considerava impeccabile.', dove la voce narrante è, in una sorta di 'elegante rassegnazione', protagonista di uno schizofrenico andirivieni dalla terza alla prima persona (e viceversa) sia dell’autore esterno onnisciente sia dei personaggi che rende la lettura tanto complessa quanto virtuosa e innovativa, mentre 'Nell'aria [...] aleggiavano pensieri lasciati a metà, ricordi incompleti, illusioni da perfezionare e poesie senza finale'.
Come in un movimento d'Avanguardia istrionico e innovativo, pagina dopo pagina si ricerca la costruzione di un "sublime metafisico" accostando gomito a gomito sia frasi impegnate e impegnanti sia proposizioni giocose e frivole, sempre avvolte in una paratassi (in)controllata dalle sfumature ossessive ed esasperati.
In fondo "In un'ultima mossa splendida del corpo, o umiliante, si muore. Tutto il resto è una danza inutile, resa memorabile da ballerini meravigliosi".