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La solitudine dei numeri primi

Letteratura italiana

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Alice è una bambina obbligata dal padre a frequentare la scuola di sci. E una mattina di nebbia fitta, persa nella nebbia, staccata dai compagni, se la fa addosso. Umiliata, cerca di scendere, ma finisce fuori pista spezzandosi una gamba. La lasciamo sulla neve credendo che morirà assiderata. Invece si salva, ma resterà zoppa e segnata per sempre. Mattia è un bambino molto intelligente, ma ha una gemella, Michela, ritardata. La presenza di Michela umilia Mattia di fronte ai suoi compagni e, per questo, la prima volta che un compagno di classe li invita entrambi alla sua festa, Mattia abbandona Michela nel parco, con la promessa che lei lo aspetterà. Mattia non ritroverà più Michela. In quel parco, Michela si perde per sempre. Le vite di Alice e di Mattia, due esistenze segnate, si incroceranno. Diventeranno, Alice e Mattia, adolescenti, giovani, adulti.



Recensione della Redazione QLibri

 
La solitudine dei numeri primi 2012-10-18 14:15:25 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    18 Ottobre, 2012
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L'altra faccia della vita

Capita a volte che le critiche di segno opposto che si abbattono su un romanzo anziché allontanare il lettore, fungano da richiamo, instillando grande curiosità.
L'incontro con Giordano si è rivelato costruttivo e denso di emozioni.

Queste pagine raccontano storie di vita di estrema durezza, scoperchiando la pentola in cui bollono problemi legati all'adolescenza e allo sviluppo, problemi familiari destinati a minare per sempre l'armonia della casa e della crescita dei più deboli, ossia dei figli, problemi psicologici e patologie fisiche destinati a segnare l'esistenza se non affrontati correttamente.

La penna di Giordano, con grande profondità e lucidità, ritrae il percorso evolutivo dall'infanzia all'età adulta dei due protagonisti, regalandoci un racconto intenso sul piano emotivo e maledettamente realistico.
Siamo al cospetto di due giovani a cui la vita ha imposto prove difficili, sottoponendoli a disagi e sofferenze nell'età in cui dovrebbe prevalere spensieratezza e gioia, nell'età in cui occorre trovare rifugio nel calore di un abbraccio da parte dei genitori.
Anche se gli anni passano le ferite del corpo e del cuore non si cicatrizzano appieno, ma restano sempre là, sbiadite ma latenti, pronte ad aggredirti riportando alla luce i ricordi, i rimorsi, le paure.

I nostri protagonisti si sentono diversi dai coetanei e dal mondo circostante, finendo in uno stato di isolamento ed estraniazione doloroso e irrecuperabile.
Sono due esseri soli, che camminano ogni giorno caricandosi del loro fardello di dolore sulle spalle, forse in cerca di quella comprensione che non hanno mai trovato, forse in cerca di un briciolo di serenità e di normalità, forse in cerca di un affetto sincero e totale.
Ma la ricerca di un cambiamento e di una svolta deve fare i conti con la corazza eretta dalla solitudine nel corso degli anni; un guscio sempre più difficile da rompere, un guscio che toglie la libertà ed impedisce di volare, che attanaglia il cuore e lo inaridisce, un guscio che diventa l'unica certezza conosciuta in cui rifugiarsi.

Il romanzo trasuda umanità e dolore all'ennesima potenza, prestando la voce a tutti coloro che gridano aiuto e facendo entrare il lettore accorto nel mondo buio della diversità.
Quella narrata da Giordano non è una storia sconclusionata e surreale, ma è l'altra faccia della vita, quella meno fortunata, quella meno sorridente, quella meno scanzonata.
Queste pagine sono a ricordarci che anche questa è vita, anche questa è quotidianità.

E' una lettura che segna il cuore, che riesce a trasportarti nel baratro del silenzio e del dolore insieme ai protagonisti, che ti fa percepire l'oscurità della solitudine e del male di vivere.
Un romanzo d'esordio estremamente maturo per la compiutezza del contenuto e per l'alta tensione emotiva sviluppata; un crescendo di sensazioni avviluppante l'anima del lettore, tra momenti di tenerezza, di tristezza e di speranza.

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La solitudine dei numeri primi 2021-06-28 15:13:23 Lalyra
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Lalyra Opinione inserita da Lalyra    28 Giugno, 2021
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L'incompletezza dell'esistenza

Questo romanzo è stato per lungo tempo sui ripiani della mia libreria, nonostante la voglia di leggerlo e la storia di Alice e Mattia mi abbia sempre incuriosita.
In questi giorni era arrivato evidentemente il momento "giusto" per leggerlo, e l'ho capito con un semplice segnale a conferma di ciò, perchè l'ho letteralmente divorato in due giorni.
La narrazione scorre veloce, si fa davvero leggere con facilità, ed i capitoli, spesso alternati nella trattazione delle vicende dei due protagonisti, rendono molto bene il punto di vista di entrambi, in particolare nelle vicende che li riguardano, quelle in cui i due destini si sono intrecciati.
Si tratta di un romanzo che affronta molti temi, primo fra tutti, come si evince dal titolo, quello della solitudine. Una solitudine amara, figlia dell'incomprensione, delle parole non dette, delle emozioni non pienamente espresse, che ha come cardine i due protagonisti ma attorno ai quali si scoprono numerose relazioni che fanno da satellite ai loro sentimenti senza mai approfondire gli abissi che nascondono e portano con sè. Una solitudine che provano questi due adolescenti diventati adulti vivendosi accanto, sfiorandosi, ma senza mai davvero toccarsi, e che in alcuni tratti sembrano condividere, immaginando se stessi come le uniche anime in grado di comprendersi davvero e per questo sentendosi uniti in questo legame, unico e indissolubile.

Una frase molto bella del romanzo che cito di seguito riassume tutto ciò: "Se lui si fosse spostato, lei l'avrebbe percepito in qualche modo. Perchè lei e Mattia erano uniti da un filo elastico e invisibile, sepolto sotto un mucchio di cose di poca importanza, un filo che poteva esistere soltanto fra due come loro: due che avevano riconosciuto la propria solitudine l'uno nell'altra".

Ma non solo solitudine: è un romanzo che parla di perdita, di bullismo, di relazione con il proprio corpo che sfocia nell'anoressia e nell'autolesionismo, di relazioni genitori-figli, con le loro incomprensioni e quella cecità da parte degli adulti di fronte ai silenzi dei figli.
Questo altro tema in particolare fa da sfondo all'intero romanzo, perchè la vera solitudine Alice e Mattia la provano nell'inesistenza del legame con i loro genitori, presenti-assenti, nell'incapacità di comunicare e comprendersi vicendevolmente, aspetto che si ripercuote in moltissimi frangenti della loro esistenza.
Nel complesso, per certi versi ho apprezzato la trama e la capacità dell'autore di rendere con chiarezza le emozioni provate, ma non credo mi abbia convinto del tutto, forse perchè mi aspettavo qualcosa di più da questo romanzo di cui si è parlato e scritto molto.
Potrei dire che non mi ha emozionato molto, mi ha lasciato un po' di domande su questioni e temi che invece avrei preferito fossero approfondite un po' di più, in particolare nel finale, e che invece trovo siano stati un po' abbandonati tra le pagine prima di concludersi.
Forse perchè da inguaribile romantica mi sarei aspettata un finale diverso, ma mi sento comunque di consigliarne la lettura perchè è una piacevole lettura, sicuramente non leggera ma apprezzabile da chi crede nella forza dei legami, quelli unici e indissolubili, quelli che crescono con te, che restano nonostante i mutamenti della vita, quelli che sanno salvare, prima di tutto da se stessi.

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Altri romanzi italiani contemporanei, a me personalmente ha ricordato un po' la prosa di Alessandro D'Avenia.
Per quanto riguarda la trama, anche a chi ha letto e apprezzato Un giorno di David Nicholls.
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La solitudine dei numeri primi 2019-10-12 22:10:20 cristiano75
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    13 Ottobre, 2019
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Un buon romanzo italiano

Non sono un grande lettore di romanzi italiani, soprattutto di quelli contemporanei.
Però questo libro di Giordano, il suo primo, mi ha piacevolmente colpito.
Non ci sono personaggi di altissimo spessore, non c'è un intreccio complicato.
Bensì la piacevolezza del racconto è racchiuso nel grande senso di umanità che pervade la narrazione dall'inizio alla fine.
C'è l'amicizia fra questi due ragazzini dell'Italia settentrionale, che riescono a emergere da un mondo dove gli adulti oramai hanno finito di sognare e portano al baratro anche le piccole anime con cui hanno a che fare.
I ragazzini sono come due "numeri primi gemelli" vicinissimi tra loro, ma comunque mai in totale contatto, che sembrano sempre sul punto di collimare, va subentra un ostacolo (un numero) a tenerli distanti e separati. Un po il destino dell'umanità che sembra sempre sul punto di poter trovare un via di redenzione univoca, ma che alla fine è destinata a restare separata e soprattutto a non riuscire a superare il proprio singolo interesse personale.

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Come Dio comanda
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La solitudine dei numeri primi 2019-09-18 09:29:18 Tom Sawyer
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Opinione inserita da Tom Sawyer    18 Settembre, 2019

Elogio dell'autocommiserazione e dell'inerzia.

Osannato oltre misura, direi che questo romanzo è come una nave che affonda: piena di buchi. Per dire:

1) non esiste che un istruttore di sci porti gli studenti in pista con visibilità zero, se lo fa, è perché è funzionale alla storia;
2) non esiste che l’allieva si allontani per fare i suoi bisogni senza avvisare e senza che l’istruttore ne sia ignaro, se lo fa, è perché è funzionale alla storia;
3) l’unico – ma davvero l’unico – personaggio che fa del suo meglio e che si assume le proprie responsabilità (anche se con un carattere ben poco affabile) è proprio il padre di Alice, che viene invece mostrato come il personaggio più negativo del romanzo e causa di ogni male;
4) Fabio pare un mentecatto – un paramecio lo batterebbe anche a briscola - e non si accorge del disturbo alimentare di Alice: se la sposa e non se ne accorge? Voglio dire, te la sposi e non ti accorgi che quella tutti i santi giorni va a vomitare ciò che ha mangiato, mattina, mezzogiorno e sera, festivi compresi?
E poi, da quando si fa sesso con la moglie usando sempre il preservativo? Neanche fosse un’impestata! Tant’è che si dice a chiare lettere che non lo usa per la prima volta solo quando vuole metterla incinta. Naturalmente lei non prova nulla. E Fabio è uno che - poverina lei – non la capisce. No, Fabio è solo uno in buona fede (fin troppa, da sconfinare nella cecità di quanto accade) che sta con la sfigata di turno. E sarebbe il meno, se non fosse che la sfigata è purtroppo fiera e orgogliosa di esserlo.
5) la situazione in cui la sorella di Mattia scompare è - a dir poco - inverosimile: lui sarà anche mostrato come personaggio di grande intelligenza, ma Mattia è più scemo di sua sorella, che ci rimette solo perché lui vuole andare alla festa di compleanno…ma portarla a casa prima no, vero? Era assolutamente ovvio che qualche ora dopo l’avrebbe ritrovata dove l’aveva lasciata, lo sanno tutti, giusto? Alto intelletto?
6) i personaggi diventano adulti per l’anagrafe, ma mentalmente Mattia e Alice rimangono bamboccioni che passano il tempo a commiserarsi e a scaricare le loro miserie sugli altri, che infine non è colpa loro per quel che è successo, giusto? Ma diventare grandi significa piantarla di dire “è colpa degli altri se sono così”, senza darsi una mossa. Più che romanzo di formazione: questo sembra un romanzo sull’autocelebrazione delle proprie pare mentali…
Fermo restando che la gamba storpia è davvero colpa di Alice e che la scomparsa della sorella è davvero colpa di Mattia. Più che di colpa parlerei di dolo grave.
Capirei l’autocommiserazione, più che giustificata se si trattasse della tegola che ti è caduta in testa, ma qui si tratta di averla cercata e aver fatto di tutto per farsela cadere in testa, quella tegola!
Di formazione non ne ho vista: insulsi erano da piccoli e insulsi sono rimasti da grandi;
7) Viola da tipetta intelligente e sveglia diventa rintronata cronica: a scuola mostra notevole intelligenza unita a scaltrezza e anche una buona dosa di perfidia, poi – anni dopo - fa la parte della fessa totale al matrimonio, quand’è più che evidente che Alice fa di tutto per rovinarle il servizio fotografico. Lo è doppiamente, per il fatto di aver affidato l’incarico proprio a colei che aveva trattato come una pezza da piedi in precedenza.
Ma anche questo era funzionale alla trama, e del resto l’autore doveva dare al lettore l’idea di una specie di giusto contrappasso. Che poi, non si capisce come Alice possa avere quest’unico spunto di cattiveria e reazione ai torti subiti per poi ricadere nello stato precedente. Questo l’avevo interpretato all’inizio come un cambiamento nella protagonista e l’avevo visto con favore, ma poi mi sono reso conto che si trattava solo di un contentino per il lettore.
Peccato: Viola era uno dei personaggi più interessanti e resi al meglio. Meglio di Alice di sicuro.
8) nessuna emozione. La storia mi è sembrata poco diversa da un elettroencefalogramma piatto;
9) salti temporali fra i capitoli che lasciano a volte interdetti (avesse l’autore il buon gusto di dividere il romanzo in parti, almeno una sua logica l’avrebbe avuta);
10) ma questa è la peggiore: ho avuto l’idea di capitoli scritti da almeno due persone; ho trovato cioè paragrafi che mi hanno dato l’impressione di essere diversi nello stile e nella scelta delle parole, come se fossero state mani diverse a scrivere. Se è opera di interventi dell’editor allora si tratta di uno che non ha capito che si deve rispettare lo stile dell’autore.

Giudizio finale: romanzo scritto apposta per partecipare al premio Strega. Detto tutto.

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La solitudine dei numeri primi 2019-01-29 08:36:03 WottaCambija
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WottaCambija Opinione inserita da WottaCambija    29 Gennaio, 2019
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La debolezza dell'anima

Il disagio. Questo libro esprime essenzialmente disagio dalla prima all'ultima pagina. E' una realtà cruda e a volte fastidiosa. Un peso che molte persone nella vita di tutti i giorni si portano appresso, come un fardello di cui non sanno e in alcuni momenti non vogliono liberarsi. I protagonisti di questo libro sono immersi nei loro disagi dall'infanzia alla maturità, dalla prima all'ultima pagina. Non è una fiaba. Nessuno spazio alla soddisfazione al senso di compiuto che ti lasciano le trame delle favole. Solo vita reale, nuda e cruda, montagne di complessi difficili da scalare. Tra le righe di questo romanzo però si legge anche il dolce sentimento di chi ha fatto della propria solitudine la sua migliore amica. Alcuni sentimenti vanno oltre a fatti e parole, esattamente come il rapporto che c'è tra i due protagonisti, due essenze fragili e due anime al limite della trasparenza e della dissolvenza.

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Consigliato a chi ha una forte sensibilità per saper leggere tra le righe anche quello che non c'è, e a chi ama immergersi nella mente umana. Consiglio di non vedere il film né prima né dopo. Solitamente i film che prendono spunto dai libri deludono, ma questo è veramente brutto ed è capace di intaccare nella sua bruttezza il libro stesso.
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La solitudine dei numeri primi 2018-03-08 17:49:20 Crudista
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Crudista Opinione inserita da Crudista    08 Marzo, 2018
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LA SOLITUDINE DEI NUMERI ULTIMI

LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI? se si continua così anche ultimi!
Mi ero riproposto trattandosi di un opera prima di usare guanti di velluto,
cosa difficile per me,
specie quando col guanto mi ci sentivo schiaffeggiato a ogni voltar di pagina.
Mattia e Alice protagonisti antieroi moderni, sono due personaggi che vivono un infanzia che Virginia Wolf in confronto è Pippi Calze lunghe, tra sorelle sperdute, gambe rotte e autolesionismo (anche per cancellare tatuaggi), non c'è neanche uno straccio di un doveroso psicologo ad aiutarli a superare il trauma,
ma indubbiamente lo psicologo sarebbe un segno di speranza!! esiliato!
Game of thrones? No, La solitudine dei numeri primi di Giordano,
un libro che mi hanno consigliato tutti, ottimo motivo per non leggerlo ma la tentazione fa il fratello unico, e Mattia lo sa bene.
Dopo i brutti fattacci adolescenziali Passano gli anni e si comincia a sperare in una redenzione nella maturità psicologica dei personaggi, sognando delle fenici che risorgono dalle ceneri che imparano ad amare anche le loro cicatrici...ma col cavolo! figurati!!
Per i due protagonisti la maturità è la sagra del mai una gioia!
E dove mancano alla storia nuove disgrazie per Alice e Mattia, il cinico scrittore risolve tramutando i suoi protagonisti inperfetti asociali e pieni di psicosi.
Così Mattia diventa un misto tra Leopardi e il contabile Silvano di camera cafè, e Alice diventa una bridget Jones al contrario, anoressica e distruggi matrimoni.
Ecco che lentamente a metà libro cominci a capire che Giordano si crogiola nel cercare di stupire il lettore con scenari sempre più depressi e desolati.
Certo i drammi infantili e adolescenziali li abbiamo avuti un po' tutti e tutti li portiamo per tutta la vita ma questo non ci tramuta per tutta la vita in sfigati cronici alla Paolino Paperino.
Unico barlume di speranza era la sorella menomata che poteva non essere morta e naturalmente cancellata subito.
Se Giordano avesse messo un cane nella storia a metà libro sarebbe morto investito.
Concludo dicendo che in un romanzo dove nessuno si salva, ma manco un vicino, il libro non è un percorso di vita, è un percorso di morte, sabbie mobili senza rami, un affogare col sorriso che lascia un vuoto ai lettori nelle ultime pagine che per superarlo dovremo andare in analisi noi!
Numeri primi? Visto l'andazzo facciamo anche ultimi!

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La solitudine dei numeri primi 2018-01-08 13:47:22 andrea70
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    08 Gennaio, 2018
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Le certezze della solitudine

Alice, figlia di un agiato professionista, soffre la maniacale e persecutoria aspirazione paterna di farne una campionessa dello sci.
Mattia è il fratello fortunato di una gemella nata con un grave handicap.
L'insofferenza che tracima , il peso delle responsabilità, il disagio per certe situazioni familiari e sociali, il destino, fanno di Alice e Mattia due vittime, segnate per sempre nel corpo e nell'anima. Alice si infortuna in maniera gravissima rimanendo zoppa, Mattia abbandona la sorella in un parco per recarsi da solo ad una festa di compleanno di un amico in quanto si vergogna dell'handicap della sorella: non la ritroverà mai più.
Dolore, senso di inadeguatezza e rancore, dolore e senso di colpa li affliggeranno negli anni a venire.
Alice e Mattia si incontreranno da ragazzi, creando tra loro l'empatia di chi soffre , di chi si sente estraneo ai coetanei, crescono, cercano e raggiungono una loro gratificazione professionale , alieni alla socialità che li circonda, soli anche in mezzo ad una folla.
Ognuno dei due con i propri problemi di socializzazione, ognuno attratto dall'altro, ma per lasciarsi andare , per perdersi in un abbraccio senza inibizioni manca sempre qualcosa o c'è sempre qualcosa che turba uno dei due. Alice e Mattia si frequenteranno anche da adulti, ma per accettare di amare ed essere amati ci vuole coraggio, bisogna spogliarsi dentro , accettare l'incertezza del rapporto con un essere umano così importante.
Senza questo atto di coraggio ci si rifugia nelle certezze della propria solitudine .
Nessuno dei due riesce ad aiutare l'altro dandogli le certezze che non ha, si comportano prima da adolescenti impauriti , poi da adulti inariditi , fuggendo dalle possibilità che la vita ha messo loro davanti, viste dai due protagonisti come incertezze cupe e invalicabili preferendo rapporti meno coinvolgenti e profondi, liberi dal senso di responsabilità, dal bisogno reciproco e della paura che implica l'amore, quasi che l'eventuale fallimento di questi rapporti non possa essere vissuto come una nuova sconfitta.

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La solitudine dei numeri primi 2015-05-15 10:05:31 SabrinaRanieri
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SabrinaRanieri Opinione inserita da SabrinaRanieri    15 Mag, 2015
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Una boccata di solitudine

Questo libro non è per tutti, per capirlo davvero, per assorbirlo, bisogna aver provato sulla propria pelle la solitudine. Può darsi che molte persone lo leggano e lo trovino noioso, niente di speciale o che i personaggi siano eccessivamente noiosi.
Io sono riuscita a leggere questo libro in due giorni e mezzo: non sento di averlo letto, ma piuttosto assorbito. L'ho letto in un periodo particolare della mia vita, in cui sentivo la solitudine fino a farmi male e questo libro è stato per me un rifugio; attraverso la vita dei personaggi si può capire che cosa significa la solitudine, la diversità, e quanto possa essere speciale, a mio avviso, essere dei "numeri primi" in una società di numeri perfetti e ordinari.
Se ne leggono tanti di libri nel corso della propria vita, ma pochi sono i libri che CI leggono; e questo è uno di quelli.
Concludo la mia breve opinione su questo romanzo con una citazione di Kafka che racchiude il modo in cui mi sono sentita mentre leggevo questo libro: "....che tu sia per me il coltello con il quale frugo dentro me stesso".

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consigliato a chi conosce le solitudine.
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La solitudine dei numeri primi 2015-02-18 19:55:19 Daffadillies
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Daffadillies Opinione inserita da Daffadillies    18 Febbraio, 2015
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Troppo vicini e troppo distanti

Questo libro mi ha permesso di ritrovare fiducia nella letteratura moderna; dopo anni di letteratura classica ho trovato la profondità che cercavo.
Paolo Giordano, incredibilmente giovane tanto quanto sensibile, è una grande promessa. La Solitudine dei Numeri Primi è indubbiamente costruito su più livelli. Se vogliamo limitarci a vederne la superficie, troviamo innanzitutto la storia di due bambini che condividono inconsapevoli una solitudine così profonda da sfociare in comportamenti autodistruttivi: l'autolesionismo per Mattia e l'anoressia per Alice.
Purtroppo questi argomenti creano una spaccatura tra lettori che non conoscono né possono cogliere la difficoltà di queste problematiche e quelli che ne capiscono bene le dinamiche grazie alla conoscenza, diretta o indiretta, delle due questioni. Sarebbe opportuno, piuttosto che un atteggiamento difensivo, adottare l'accoglienza di fronte a questo libro: Giordano descrive i fatti non schermandosi ma da dentro. Questo può non essere immediato, non tutti sono tanto empatici da passare al livello più profondo di questo libro ove è possibile, quasi richiesto, il lasciarsi andare alle emozioni dei personaggi, parola dopo parola, e sentirle con il cuore.
Ancora più in fondo troviamo le dinamiche profonde di due famiglie con enormi lacune emotive, il silenzio, l'ignoranza dei genitori verso l'identità dei figli, è quasi tangibile. Dinamiche che non potranno che ritrovarsi nella relazione tra i due, Mattia e Alice, ormai diventati grandi. Due anime profondamente legate ma mai abbastanza vicine da toccarsi davvero; nessuno ha insegnato loro a sopportare la paura di perdersi, la grandezza del loro legame non basta quando la paura di sentirsi soli, insieme, è molto più grande.
Un libro, l'unico libro, che ho letto più volte, che mi ha toccato come nessun altro.
Giordano sa toccare corde diverse, quelle dell'incertezza, della paura, della sofferenza che nella nostra società sono spesso viste come demoni da evitare.
Questo libro resta nel cuore, c'è tanta verità, lasciatevi cullare.

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La solitudine dei numeri primi 2015-02-12 09:32:33 ELEONORA FRACCARO
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ELEONORA FRACCARO Opinione inserita da ELEONORA FRACCARO    12 Febbraio, 2015
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Primi gemelli

La solitudine dei numeri primi, romanzo di Paolo Giordano, fa entrare il lettore in punta dei piedi nella vita di Alice e Mattia, due protagonisti legati da un rapporto che li tieni così vicini e, al tempo stesso, così lontani, come i numeri primi costretti a rimanere soli nello spazio di un frammento matematico.
“Nella serie infinita dei numeri naturali, esistono alcuni numeri speciali, i numeri primi, divisibili solo per se stessi e per uno. Se ne stanno come tutti gli altri schiacciati tra due numeri, ma hanno qualcosa di strano, si distinguono dagli altri e conservano un alone di seducente mistero che ha catturato l'interesse di generazioni di matematici. Fra questi, esistono poi dei numeri ancora più particolari e affascinanti, gli studiosi li hanno definiti "primi gemelli": sono due numeri primi separati da un unico numero. L'11 e il 13, il 17 e il 19, il 41 e il 43… A mano a mano che si va avanti questi numeri compaiono sempre con minore frequenza, ma, gli studiosi assicurano, anche quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatterà in altri due gemelli, stretti l'uno all'altro nella loro solitudine”.
Alice, dopo essere caduta su una pista da sci, diventa zoppa, mentre Mattia, superdotato nella matematica e gemello di Michela, soffrirà per la scomparsa della sorella, e assumerà atteggiamenti autolesionistici che lo porteranno a ferirsi con strumenti taglienti.
Alice e Mattia, sono rappresentati appunto come due primi gemelli, ossia “coppie di numeri primi separati da un solo numero pari, accomunati per singolarità ma destinati a rimanere distanti”. I due ragazzi si incontreranno, si cercheranno, si perderanno e si ritroveranno dopo diversi anni e dopo una vita che li tieni uniti da quello che è loro destino, il destino di tutti i numeri primi.

La solitudine dei numeri primi, a mio parere, è un bel romanzo delicato e terribilmente attuale, che disegna e colora le forme di due protagonisti così imperfetti e al tempo stesso “unici”. Tutta la storia racconta i loro turbamenti, i loro traumi e la loro incapacità di vivere appieno i loro successi. Sorprendente è la scrittura di Paolo Giordano, fluida, semplice ma efficace.

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La solitudine dei numeri primi 2015-01-09 22:40:33 Vincenzo1972
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2.3
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3.0
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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    10 Gennaio, 2015
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Urgono ripetizioni di matematica...

Se questo libro fosse una favola si concluderebbe con 'E vissero tutti tristi, soli ed insoddisfatti'...
E quando scrivo 'tutti' intendo proprio tutti... non solo i due protagonisti Alice e Mattia ma anche tutti coloro che ruotano intorno a loro.. e non s'intravede alcun spiraglio di luce, per nessuno.
Beh.. io sinceramente ho sempre immaginato i numeri primi in modo diverso, proprio per la loro particolarità, proprio per il fatto di essere numeri speciali, consci della loro singolarità, li ho sempre immaginati come dotati di una 'personalità' forte, decisa, autorevole... e non invece come 'numeri' che sentono il disagio di questa loro diversità tanto da isolarsi ed allontanarsi da tutti gli altri... anzi, se potessero, lascerebbero volentieri dei buchi, dei salti nella progressione dei numeri e fuggirebbero via al riparo da tutto e tutti per vivere la loro eternità in completa solitudine, magari all'ombra di una rassicurante radice quadrata...
Così come accade appunto ad Alice e Mattia; d'accordo, entrambi sono stati 'segnati' sin dall'infanzia da una brutta vicenda le cui ripercussioni si dilatano negli anni seguenti: Mattia si autocolpevolizza per la scomparsa della sorellina gemella avendola incautamente lasciata sola in un parco e ne sopporta poi il 'peso delle conseguenze' con la sua tendenza all'autolesionismo, Alice invece colpevolizza il padre per l'incidente che le ha praticamente paralizzato una gamba, rendendola una 'storpia' agli occhi degli altri, ma soprattutto ai suoi, e a cui cerca di 'porre rimedio' rifiutando il cibo e sfociando nell'anoressia.
Due numeri primi, quindi, nell'accezione del termine imposta dall'autore, due persone sole, ciascuna con la propria 'particolarità' che non vogliono condividere con nessuno perchè nessuno può comprenderli, nessuno è come loro... ed ogni volta che cercano di avvicinarsi, ogni volta che avvertono forte il desiderio di abbandonarsi l'uno nell'altro interviene sempre un pensiero, un dubbio, un'indecisione che fa perdere l'attimo, l'istante decisivo.. perchè è vero che "le scelte si fanno in pochi secondi e si scontano per il tempo restante".
Però, diamine, ci vuole pure una gran sfiga, eh! Perchè per quanto il destino sia in genere tendenzialmente avverso e mai favorevole, non può sempre andare tutto storto... più che numeri primi, siamo di fronte a numeri sfigati, come il 13 e il 17.. che neanche a farlo apposta sono pure numeri primi..
Sarà che poi non sopporto le persone poco reattive, cioè chi si lascia trascinare dalle difficoltà della vita senza mai reagire, senza neanche tentare di opporsi, di prendere una decisione in modo autonomo piuttosto che accettare passivamente tutto ciò che gli capita davanti... per questo non riesco a provare neanche simpatia verso i due protagonisti, in particolare Mattia.
In definitiva, un libro che si lascia leggere in modo abbastanza scorrevole ma che non lascia un messaggio degno di nota in chi legge, almeno nel sottoscritto.

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