La seconda porta
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
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La porta come metafora della vita
Con il suo ultimo romanzo “La seconda porta”, Raul Montanari si conferma, ancora una volta, scrittore di talento, acuto osservatore della realtà che ci circonda, di cui fa un’analisi minuziosa ed equilibrata.
Attraverso l’uso originale della metafora della porta, egli pone a confronto due mondi diversi e contrastanti, quello di Milo, il protagonista, e quello di Adam, rifugiato e fuggiasco. La porta, infatti in sé ha una duplice funzione: da una parte stabilisce un contatto con il mondo esterno, dall’altra può escluderlo. Essa, dunque, può essere mezzo di crescita se aperta a esperienze diverse e molteplici, ma al contempo garanzia di sicurezza se chiusa a ciò che è estraneo e che costituisce motivo d’inquietudine.
Da qui il tema centrale del romanzo, una riflessione ben articolata sul problema dell’immigrazione, dell’accoglienza, dei rapporti con chi si considera “diverso” per religione, per etnia, per orientamento sessuale. È un discorso che comprende valutazioni basate su un concetto di pietas diverso in ogni individuo e valutazioni più generiche che attengono più specificamente alla politica.
Non a caso Montanari afferma: “Quelli che sono favorevoli all’accoglienza devono fare discorsi complessi, spiegare che l’ondata migratoria non si può arrestare, ma solo gestire, magari risalire alle responsabilità dell’Occidente [……] dire che il mescolarsi di razze è cosa positiva […..]. I populisti di destra fanno un discorso semplicissimo: questa è casa nostra, stiamo bene senza di loro, cacciamoli fuori. Stop. [….]”
Il rapporto Milo – Adam offre all’autore l’opportunità di valutare tutte le difficoltà reali che il tema dell’immigrazione solleva, al di là di ogni retorica o di paternalismo, che rischierebbe di degenerare in un buonismo ipocrita. Adam, infatti viene visto nei suoi lati positivi, senza però trascurare né i suoi difetti né le sue colpe. Così la generosità di Milo si alterna a momenti di diffidenza e sfiducia, specialmente nel momento in cui si trova a dover gestire situazioni di potenziale violenza.
Nonostante la serietà del tema centrale del romanzo, il racconto è alleggerito dal susseguirsi di eventi che creano suspense e rendono la lettura scorrevole e piacevole.
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L’attrazione principale della casa
Attraverso La seconda porta (“L’attrazione principale della casa”) di Raul Montanari l’efebico egiziano Adam s’introduce nell’appartamento che Milo ha appena acquistato.
Pubblicitario (“Io e Pietro Carminati avevamo fondato la Moca… nel 1997”) dedito al sociale, separato da Elisa (“Lei ormai apparteneva alla storia della mia vita e non più alla cronaca”) dopo un aspro contrasto sull’idea di ricorrere alla maternità assistita, Milo offre ospitalità disinteressata ad Adam, che tuttavia nasconde un passato di scafista, tutt’altro che cristallino (“Quando trovano uno che ha denunciato, lui è condannato”).
L’investigatore Ric Velardi (“Ehm! E naturalmente non pensi nemmeno di affittarlo, vero?”) aiuta Milo a dipanare il mistero del terrore di Adam (“HAN, Harmattan Avengers Net… una rete di autodifesa dei migranti”). L’esperienza del rapporto con Adam sarà per Milo un’occasione esistenziale unica (“Il modo migliore di rispettare il passato è lasciarlo lì dove sta”).
Il romanzo è un notevole connubio di elementi psicologici e sociali su uno sfondo noir di nuova generazione.
Giudizio finale – citazione: “Io mi sento responsabile appena un uomo posa il suo sguardo su di me.” (Fëdor Dostoevskij)
Bruno Elpis