La rizzagliata
Letteratura italiana
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 5
Ironia, humour e inquietanti intrighi
Il filo del racconto non è sempre semplicissimo da seguire, per il numero considerevole di personaggi e per le “trame oscure” che dirigono dietro le quinte gli avvenimenti. Comunque, come avviene normalmente nei polizieschi, una specie di riassunto viene messo in bocca ad uno dei personaggi (un giornalista che conosce o intuisce i retroscena dei fatti) verso la fine del libro; dal canto suo il protagonista, caporedattore regionale della Tv di Stato, capisce, fiuta, intravede e prevede, ma accortamente tiene per sé le informazioni, non precisandole nemmeno nei suoi pensieri, almeno quelli esplicitati al lettore. La storia è inquietante, se davvero lo spaccato che offre delle interconnessioni fra giornalismo, politica, magistratura, mafia e quant’altro corrisponde alla realtà. Ed è inquietante pensare che a farla franca è chi si adegua alla situazione, come fa il protagonista, che è simpatico e “perbene”, ma non è affatto una persona cristallina e ammirevole. Il tutto viene raccontato prevalentemente sotto forma di dialoghi (un ambito nel quale Camilleri sa eccellere), simili in certi casi ad intercettazioni ambientali. Gradevole nel complesso, come è normale per i romanzi di Camilleri, ricchi di ironia, humour e intrighi.
Indicazioni utili
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Un quadro, realistico, dello squallore attuale
Povera Italia, verrebbe da dire giunti all’ultima pagina, ma sarebbe più opportuno concludere con un poveri noi.
La rizzagliata, infatti, è un giallo alla Sciascia in cui si rappresenta il diffuso cinismo che sembra soffocare ogni giorno di più quello che un tempo veniva chiamato Il bel paese.
Non troviamo il commissario Montalbano e questo giustamente, perché la denuncia di Camilleri di un’insieme di cose quotidiane a cui ormai ci siamo quasi assuefatti esula da quello che è il semplice romanzo giallo che vede protagonista il simpatico poliziotto (anche se a volte pure lì ci sono allusioni nemmeno tanto velate ai mali attuali). La rizzagliata non è stato scritto per divertire il lettore, ma per avvertirlo, per mostrargli il degrado in cui è immerso e di cui sovente ha solo una vaga consapevolezza. In questo senso può essere anche considerato un romanzo storico, pur nell’ambito di personaggi di esclusiva fantasia, ma il mondo rappresentato, le connivenze e le furberie, gli interessi solo in apparenza contrapposti costituiscono un preciso atto d’accusa a una classe, quella dei politici, che vive una realtà tutta sua, in una sorta di limbo infernale le cui manifestazioni esteriori sono di pubblico dominio, una sorta di rissa in cui gli altri- cioè il popolo - sono ridotti al rango di semplici spettatori.
Se è vero che la rizzagliata è una rete da pesca da cui il pesce difficilmente può scappare, è altrettanto vero che è pressoché impossibile sfuggire alla rete che il potere politico, economico e mediatico costruisce attorno a una persona. Nel libro c’è una costruzione siffatta che, nella sua individualità, può essere tuttavia estesa all’intera collettività, impotente di fronte a un accerchiamento di forze che di fatto ha addormentato le coscienze e nauseato, fin quasi allo sfinimento, chi ancora ha occhi per vedere.
In particolare, nel romanzo l’intreccio esistente fra gli organi di informazione, potere politico, potere economico e potere mafioso portano a un profondo senso di disgusto che è la prova certa di quanto la decadenza a tutti i livelli, compresi quelli familiari, stia corrodendo gli animi, in un trionfo dell’amoralità, in cui tutto viene fatto senza il benché minimo esame di coscienza. E poiché nell’uomo sono naturalmente presenti il male e il bene, nel ridursi ai più bassi istinti finirà sempre con il prevalere, senza battaglia, il male.
Camilleri questa volta ha inteso scrivere un romanzo più impegnato, ha lanciato un grido, per non dire un urlo che chissà se sarà udito. Indubbiamente si nota nello scritto quanto la questione gli stia a cuore, c’è insomma una sua partecipazione emotiva che nuoce un po’ all’equilibrio del testo (o forse questo mondo di pazzi, così ben descritto, è squilibrato per sua natura).
La rizzagliata è un piatto freddo, per non dire gelido, un’unica portata per un popolo che sembra non avere più fame di verità. Eppure, a Camilleri va un plauso per la sua incrollabile tenacia che lo porta a condurre, nonostante l’età avanzata, una battaglia che sembra persa in partenza.
Tanto di cappello, quindi, con la speranza che chi leggerà questo eccellente romanzo possa comprenderlo nel suo autentico significato, risvegliando magari una coscienza da troppo tempo sopita.
Indicazioni utili
Amaro
Sicuramente non il migliore dei suoi libri, ma nemmeno così deludente. Sicuramente amaro nel finale annunciato ma intigrante nei silenzi e nelle cose non dette che dicono di più di una frase eloquente. Intriga come sempre, magari non ti inchioda al libro allo sfinimento ma induce come sempre a riflettere. Una lettura comunque gradevole nel suo complesso.
Indicazioni utili
la rizzagliata
forse il piu' deludente fra i romanzi di Camilleri.A farmi pronunciare questo giudizio non e' la mancanza del personaggio Montalbano ( la concessione del telefono e il birraio di preston sono a parere di chi scrive le migliori opere di Camilleri )ma la totale mancanza in quest'opera di tutti gli elementi forza della sua scrittura.Non e' un giallo,non è un romanzo storico,non è un saggio politico sulla decadenza del giornalismo italiano .Mancano personaggi positivi o comunque dotati di un minimo di spessore ,manca qualsiasi traccia di umorismo o almeno di ironia.SE Camilleri è cosi abbattuto dall'attuale situazione politica scriva articoli su Repubblica o Micromega ma lascia stare per un po' la narrativa.
Indicazioni utili
Top 500 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
La rizzagliata di Andrea Camilleri
Dal titolo: dicesi rizzaglio, una rete a forma di campana, chiusa in alto e aperta sotto, contornata da piombini. Si fa roteare perché deve ricadere come un ombrello aperto, cade in acqua per il peso dei piombini, il pescatore tira una corda e la parte inferiore si chiude. Dentro restano i pesci: una bella rizzagliata. Questo romanzo, pubblicato prima in Spagna con il titolo “La muerte de Amalia Sacerdote”, ruota attorno all’omicidio di una studentessa universitaria, Amalia, figlia di Antonino Sacerdote, il segretario capo dell’assemblea regionale, trovata uccisa e che per atto dovuto è inviato un avviso di garanzia al fidanzato Manlio, figlio dell’onorevole senatore Caputo. Relazioni pericolose, macchinazioni, geometrie occulte e disegni criptati s’intersecano in un gioco che di teatrale ha poco e di reale molto, la politica volta e travolta, come le cronache ci insegnano, nel suo inesorabile deviamento verso sordidi obiettivi ed interessi personali. Il caso è seguito da Michele Caruso,il direttore della testata giornalistica regionale della Rai “Telepanormus”, la sua storia intima e privata fa da contraltare alla vicenda, in generale, come un cerchio concentrico che si espande e pesca solo quello e quelli che deve pescare. Camilleri fa muovere i personaggi come dentro una scacchiera, le mosse delle pedine inizialmente un po’ imprecise, reticenti, man mano trovano la loro naturale collocazione e alla fine non c’è la sorpresa o il botto come se fin da principio una strategia pianificata portasse alla risoluzione del caso “Ad usum Delphini”. L’imbarbarimento della società e sommamente della politica, il malaffare, la corruzione globalizzati, un blob che ingloba partiti politici, finanza, magistratura, mafia, poteri pubblici…il tutto mixato da battute mordaci e allusive, con il doppio senso della parola siciliana che l’autore orchestra con svariate coloriture stilistiche. Personaggi e situazioni, come tiene a dichiarare e ribadire Camilleri sono frutto di una pura e semplice invenzione senza nessun riferimento con persone realmente esistenti, ma come non poter ravvisare gli stessi scenari che quotidianamente giornali e televisioni ci mostrano e quanto le anomalie italiane ci stanno trascinando in uno dei punti più bassi della nostra storia.