Narrativa italiana Romanzi La resistenza del maschio
 

La resistenza del maschio La resistenza del maschio

La resistenza del maschio

Letteratura italiana


L'Uomo ha una vita di successo, moglie, lavoro, casa. Non vuole figli e non vuole solo sesso. Cerca in ogni circostanza misura e proporzioni. Una notte assiste a un incidente: una donna si schianta contro un palo della luce. L'immagine di lei, simile a un quadro preraffaellita, diventa un'ossessione. Intanto nella sala d'aspetto di uno studio medico tre donne attendono il loro turno. Parlano di uomini, sicure di essere alle prese con un nuovo tipo di maschio, quello che resiste, che si nega e non si concede. Al di là della volontà di ciascun personaggio, qualcosa sta per accadere: "La resistenza del maschio" illumina una nuova forma di lussuria, che qui trova la sua ultima metamorfosi.



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La resistenza del maschio 2017-10-15 14:43:56 Antonella76
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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    15 Ottobre, 2017
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Uomo in mutazione



Lo dico subito: mi è piaciuto tanto.
La Bucciarelli tira i fili dei personaggi di questo libro in modo egregio, dando vita ad una rappresentazione ad incastri originale e coraggiosa su un nuovo modo di essere "maschi".
Uno sguardo sul maschile e femminile che si studiano, si incontrano, si scontrano, si prendono le misure...cercando nuove geometrie.
Abbiamo un "maschile" in mutazione, alla ricerca di una nuova dimensione di sé che non lo vuole "imbrigliato" nello schema di protezione/procreazione/accudimento desiderato dalle donne (non tutte, ma molte).
Un maschio che resiste, che si sottrae al ruolo di padre, che cerca di mettere ordine...e lo fa dilatando lo spazio ed il tempo intorno a sé, negandosi per darsi sotto altra forma, più eterea, meno fisica, ma forse non meno vera.
C'è l'Uomo che non vuole dipendere da nessuno e nessuno che "dipenda" da lui, una Moglie che desidera sopra ogni cosa proprio ciò che lui non vuole...poi c'è Effe che va a schiantarsi contro un palo davanti ai suoi occhi, e con la stessa violenza s'insinua nella testa di lui.
Inizia una relazione che esiste nella sua assenza, in uno spazio misurabile in vuoti, che si alimenta di ogni contatto mancato.
Un desiderio che si accende e si spegne nella testa.
Lui, che è abituato a calcolare ogni cosa, rimane spiazzato da ciò che non ha potuto misurare...l'incidente, la sua traiettoria, la sua forza, la sua incognita.
E poi ci sono tre donne che si incontrano, parlano, si confessano...in una sala d'attesa...luogo non casuale, perché in fondo questo fanno: "attendono".
Attendono tutte qualcosa, chi un figlio, chi un "caffè", chi un uomo che non sia solo un'iniziale, ignare della loro condizione sospesa, ignare del filo che le lega a doppio nodo.

Non sono sicura di aver compreso in pieno il messaggio dell'autrice.
Di questa rappresentazione dell'uomo che sta cambiando, che resiste e si ribella, mi sfugge sicuramente qualcosa...ma di base mi piace l'idea di uno sguardo differente sull'uomo, sul suo sottrarsi non per mancanza di responsabilità, non per egoismo (o forse sì?), ma per una questione di libero arbitrio, di voler sfumare i contorni dei ruoli,  reagire alla quadratura del cerchio...
Alla fine però assistiamo ad una sconfitta da ambo le parti: donne infelici, sempre combattenti ma stanche, in cerca di un uomo che non esiste...e uomini che, nel tentativo di uscire fuori dalla gabbia, se ne costruiscono un'altra, magari virtuale, ma non meno soffocante.
Chi vince davvero, alla fine, è la solitudine.

Il romanzo è bello, attuale, la scrittura è intelligente e originale, capace di svecchiare un argomento antico come il mondo e rivestirlo di nuova luce.
Molto poetico, ma in maniera moderna.
È un libro pieno di arte, di architettura, di musica e di cinema.
(Menzione speciale per la citazione di "Ferro 3 - La casa vuota"...inaspettata e sorprendente.)

Bucciarelli, una bella scoperta.

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La resistenza del maschio 2017-05-20 07:59:07 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    20 Mag, 2017
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L'identità perduta dell'Uomo

.La resistenza del maschio è il nuovo libro di Elisabetta Bucciarelli. Un libro con due tempi, con tanti personaggi le cui vite inesorabilmente si intrecciano, “da un destino beffardo”.
I personaggi sono tre donne e un uomo per una storia di attualità, ricca di risvolti psicologici, che parla dei mutamenti a cui le nuove generazioni di uomini e di donne vanno profondamente incontro.
Un professore universitario, denominato L’Uomo, e sua Moglie da una parte. Emme ed Effe dall’altra. Chiara, Marta e Silvia nel centro. Tre storie che scorrono parallele. Procediamo con ordine. L’Uomo, mente logica impregnata da misure che vaga di notte per le strade di una affascinante Milano, e che per restare desto elenca le torri della città e le relative lunghezze, le conosce a memoria. E’ una notte in cui assiste ad un incidente, una macchina sbanda guidata da una giovane donna, che batte la testa contro il parabrezza. Quella donna non la dimenticherà più. La Moglie vuole a tutti i costi un figlio, e non capisce perché lui sia così restio all’idea, nonostante affermi di amarla.
Poi c’è Emme ed Effe, che hanno una strana relazione, fatta di messaggi tanti, chiamate qualcuna, incontri nessuno. L’amore ai tempi di Whatsapp? E’importante la presenza, fisica o virtuale, poco importa, quello che conta è sapere di avere una persona che pensi a te.
Silvia, Marta e Chiara si incontrano nella sala di aspetto di un dottore e complice il ritardo di quest’ultimo, si confessano. Le tre parlano, si scambiano opinioni su professioni e medici e iniziano un dialogo che andrà avanti molto a lungo. L’Uomo di cui ho parlato all’inizio ha una parte rilevante nelle storie delle tre donne, in una sorta di racconto ad incastro, di cui solo la lettura del testo può fare piena luce.
E’ un libro trascinante, coinvolgente, curioso, per cui:
“C’è una geometria in ogni circostanza della vita. E ogni esistenza ha la sua forma geometrica. (…) per cogliere le relazioni tra cose e persone. Per trovare il suo posto nello spazio.”
E’ un libro che pone al centro la figura del maschio:
“un maschio che non è più Uomo, non più simbolo universale del genere maschile”,
ma è proprio quel singolo essere umano. L’unico ruolo che manca a quest’uomo è quello che la società occidentale generalmente impone come naturale prosecuzione della catena nascita-crescita-accoppiamento-riproduzione: il ruolo del Padre. L’Uomo non vuole avere figli. Non un atto di egoismo, ma un atto di negazione solo verso la Donna/Moglie all’interno di un gioco di ruoli che percorre l’intera narrazione. Questo è un testo che offre delle prospettive allargate sui generi contemporanei, al cui centro c’è la resistenza dell’uomo e del maschio. Tale difesa inizia dall’Uomo che rinuncia alla completezza, alla perfezione, a tutto tondo. Con grande coraggio oltrepassa l’Uomo dell’800, si volta appena a guardare quello del Novecento, e afferma:
“L’Uomo lo sa, la sua identità è nella mancanza, l’oggetto assente, la ricerca infinita.”.

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Consigliato a chi ha letto...
Consigliato a chi ha letto Simone De Beauvori, Il secondo sesso.
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