La ragazza di fronte
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Piacevole, ma mi aspettavo di più
Iniziare a leggere un libro sapendo che l'autrice è un ex insegnante di lettere, almeno nel mio caso, mi aveva un pò suggestionato ed ero già pronta ad un determinato stile.
Invece Margherita Oggero mi ha sorpresa; ho trovato uno stile leggero, piacevole, in alcuni casi un pò sfrontato ed ironico ma ben fatto, con la scelta dei vocaboli non casuale, ma con cognizione di logica.
L'autrice ci racconta della sua Torino, anche se non da molto peso alla collocazione geografica, a parte alcune specifiche, potevamo benissimo essere in qualsiasi altra città del nord o perlomeno io non ho riconosciuto la Torino che ho visto.
Quello su cui invece punta l'autrice è la distinzione di classe sociale. I due protagonisti sono Marta e Michele (il romanzo è un alternarsi dei pensieri dei due).
Marta è archivista; fa parte della "Torino bene", ha un buon lavoro trovato grazie anche agli agganci del padre cardiochirurgo e frequenta persone del suo ambiente.
Michele è un "terrone" che si è trasferito da piccolo al Nord con la famiglia, per poi rimanere ad abitare con il nonno. E' un uomo che si è fatto da solo (ed anche grazie al sudore del nonno barbiere) e dopo la laurea in Ingegneria, ha deciso di seguire il suo sogno ovvero quello di guidare i Frecciarossa.
Come mai la vita di queste due persone socialmente diverse si incrocia? Semplice, sono dirimpettai ed entrambi hanno la passione di tenere d'occhio l'altro.
E' un romanzo che ho trovato molto piacevole come lettura, però se avete notato, come contenuti mi sono tenuta piuttosto bassa.
Con lunghe digressioni, la Oggero ci racconta la vita dei due, ognuno con i suoi traumi, andando a focalizzarsi su punti a mio avviso meno incisivi, tralasciando altri che avrei preferito più approfonditi.
Nel suo "minestrone" inserisce tantissimi ingredienti, forse anche troppi, senza portarne molti a fine.
Insomma, da una ex insegnante di lettere mi aspettavo qualcosina in più. Comunque il romanzo è piacevole, si legge velocemente (223 pagine), e pur essendo una copertina morbida non è economico. La nota positiva è che è la prima volta che mi trovo a leggere di un protagonista che guida i Frecciarossa.
Vi lascio con questa frase:
"Il tarlo del legno scava paziente e silenzioso labirinti di gallerie, lasciando a testimone della sua presenza il quasi impalpabile rosume. Così fa l'ossessione: nasce inavvertitamente, occupa uno spazio minimo nella mente, poi si ingrandisce, proliferazione di curiosità. attrazione sgradita ma irrinunciabile".
Buona lettura!
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Il destino di un re-incontro
Storia a doppia voce, dove si alternano, di mano in mano che il tempo scorre, le “tessere” di lei e le “tessere” di lui, quasi a comporre il puzzle, che trova il suo compimento, che poi è il loro inizio, solo alla fine del libro, nell’ultimo capitolo. Il più bello. Perché lì ho almeno sentito un minimo di emozione, mentre per tutta la storia mi sembrava solo di percepire freddezza e distacco. Vicini di casa da bambini, senza mai conoscersi direttamente e frequentarsi. Si ritrovano vicini di casa da giovani adulti. Coincidenze. Destino. Lei è un personaggio particolare, porta una corazza, perché nella vita vuole bastare a se stessa, è refrattaria alle emozioni e questa freddezza si sente risalire dalle pagine, ma è una freddezza che non allontana il lettore da lei, lo induce a portare rispetto, per capire. Lui è un personaggio che non ho ben inquadrato, nemmeno dopo la fine del libro. Fatto sta che un piccolo blocco di ghiaccio alla fine si scioglie. Ed è l’inizio. Se ci dovesse essere mai un seguito, penso possa essere una lettura migliore.