La piramide del caffè
Letteratura italiana
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La possibile felicità
Imi è un ragazzo di 18 anni, cresciuto in un orfanotrofio ungherese, a Landor.
Una volta divenuto maggiorenne, decide di allontanarsi dal suo villaggio e di andare a vivere a Londra. Lì viene ospitato da una donna molto generosa, Lynne, un'insegnante di tango che ogni anno offre gratuitamente alloggio ad uno degli orfani di Landor. Lynne lo aiuta anche ad ottenere un lavoro presso una caffetteria della celebre catena “Proper Coffee”.
Imi è un ragazzino estremamente ingenuo ed animato da buonissimi sentimenti; la vita, nonostante tutto, gli appare come una dispensatrice di opportunità e si immagina un futuro luminoso. Dovrà diventare grande però, scontrarsi con le ambiguità, le contraddizioni e le ingiustizie che dominano un mondo dove il valore più importante è il profitto.
Imi è veramente un personaggio dolcissimo, protagonista di una storia apparentemente semplice ma densa di significati e raccontata con uno stile intriso di pacata serenità. Ciò che mi è piaciuto di più e che ha caratterizzato tutto il romanzo è il sentimento di apertura verso la speranza, l'ottimismo e la costante e tenace fiducia nel futuro ed in ciò che di buono può esserci nell'uomo.
Si tratta di una lettura lieve e delicata, in grado di porci di fronte a situazioni difficili senza esasperare dolore, tristezza e cattiveria: facendoci capire che tutto ciò esiste, ma esiste anche una possibile via d'uscita, una risposta diversa.
« “E' incredibile quanto spesso la felicità possa accadere in un posto come questo” pensa. E si rende conto che, forse, la felicità non dipende tanto da quel che si possiede: ma dal sapersi rassegnare a ciò che non si ha.»
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Delicato
Se dovessi attribuire un aggettivo a questo romanzo, forse non ne troverei uno più immediato e spontaneo: delicato. Delicata è la figura di Imi, il giovane protagonista, delicati i suoi sogni; delicata anzitutto la penna dell’autore. Malgrado la storia narrata.
Nicola Lecca vola lontano dalla sua terra, isolana e naturale location per tanti altri autori locali, lungo le rotte europee di quelli che sono, in definitiva, i suoi stessi viaggi. Attraverso queste pagine ci racconta emozioni e speranze infantili di un povero orfanotrofio di confine, la fredda cortesia, l’indifferenza e il vuoto esistenziale di adulti smarriti, chi per una ragione chi per un’altra, in una città opulenta e sfavillante ma non per questo meno povera d’orfani, così come ci svela l’incanto – e il suo diretto disincanto – di un mondo apparentemente perfetto, dominato da infallibili gerarchie e leggi di mercato e dalla omologazione persino del cappuccino servito nelle grandi catene di caffetterie alla moda.
Un romanzo scritto con amore, ha dichiarato da qualche parte l’autore, e si sente.
Una piccola grande storia, semplice pur nella sua complessità.
Un libro profondamente bello, come tutti quelli che, nell’assurdità del nostro tempo, sanno ancora regalare un’emozione e far comprendere che quello della felicità è un segreto che, in fin dei conti, tutti potremmo scoprire se non ci ostinassimo a inseguire sempre e a ogni costo l’effimero e il materiale che non si possiede.
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I sogni in una tazza di caffè
Landor è un piccolo paesino ungherese al confine con l'Austria
ed è nell'orfanotrofio di questa cittadina che ha vissuto fino al compimento del suo diciottesimo compleanno Imre Tòth, "Imi" per i conoscenti, "figlio di puttana" per i compagni di stanza (sapete i bambini sanno essere cattivi, amano i soprannomi che sottolineano difetti fisici o morali, Imi è bello e intelligente,ma la madre l'ha abbandonato sulla soglia dell'orfanatrofio, nel cesto un biglietto:
" i clienti si lamentano per il suo continuo pianto", da qui i bambini
hanno dedotto il mestiere della mamma di Imi).
Imi,dunque, è il protagonista di questo splendido scritto di Nicola Lecca che a me
ha fatto pensare proprio ad una fiaba , nel senso più alto del termine; sulla globalizzazione,
le grandi Corporation, l'omologazione dei gusti,del pensiero e dei sentimenti.
Imre Tòth a diciottanni lascia l'orfanotrofio,abbandona il suo porto sicuro, fatto di
bambini affamati, ma felici: Barbabàs il piscione,Arpàd l'innamorato di "Barbara Streisand",
Luci il cacciatore di rame e Fàbiàn il suicida.Lascia i caldi abbracci e i floridi seni delle "neni", zie in italiano, le inservienti dell'orfanotrofio: Berta neni,Ada neni,Otti neni e Bianka neni.
Imi sa che fuori dall'orfanotrofio il Mondo può essere infame:Georg,fratello diciottenne di Fàbiàn è finito a fare il prostituto a Budapest.Imi però ha un sogno quello di fare fortuna a Londra, così avendone l'opportunità,riesce a raggiungere la grandiosa capitale inglese.
Nella megalopoli Imi,trova ospitalità presso Lynne, cinquantaduenne insegnante di tango, innamorata della vita, che ogni anno ospita un orfano di Landor.
Con l'aiuto di Lynne, Imi viene assunto presso la filiale di Embankment della più importante catena di caffè del Regno Unito: la Proper Coffee.
Nicola Lecca,scrittore
Imre è strafelice di far parte della Proper Coffee, il ragazzino ungherese ha imparato a memoria il "Manuale del Caffè", il testo sacro redatto dal grande capo in persona, il miliardario Julian Carruthers, guida per ogni dipendente che vuole far parte di questa grande famiglia.
Imi crede ormai che la sua vita sia ad una svolta, sa far benissimo il barista , colleghi e direttore di filiale sembrano amarlo: ha finalmente una famiglia?
In realtà scoprirà che non è tutt'oro quello che luccica, Jordi il collega spagnolo gli farà capire che dietro ogni decisione di una multinazionale c'è sempre un secondo fine che non contempla esattamente la realizzazione del lavoratore. Morgan amico iraniano,commesso di una grossa libreria, gli insegnerà ad andare oltre i "Manuali"; grazie alla sua amicizia farà la conoscenza della scrittrice Premio Nobel della Letteratura Margaret Marshall, sarà l'amicizia fra questa scrittrice schiva e scontrosa che un cancro al viso ha relegato sola in un grande appartamento londinese e questo cocciuto,ingenuo e sognatore orfano ungherese a sconfiggere il colosso del Caffè ed a insegnare qualcosa di prezioso a tutti, anche a noi lettori.
Un romanzo semplice nello stile, acuto nei contenuti, non a caso i saggi filosofici di Nicola Lecca sono stati adottati dal Nexus Instituut di Tilburg e a ventisei anni è stato insignito del Premio Hemingway per la Letteratura.