Narrativa italiana Romanzi La parte migliore
 

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Letteratura italiana

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Cosa tiene insieme una famiglia? Il ricordo di un passato comune e incantato, o la memoria dei dolori che non scemano? A chiederselo sono due donne - madre e figlia - e un padre lontano. Questa diaspora che dura da quindici anni potrebbe interrompersi, se solo imparassero a mettersi in ascolto. Ma il lavoro, la scuola, gli amici e gli amori richiedono sempre più spazio, sempre più attenzioni. Solo quando si affaccia la possibilità di una nuova vita, diventa chiaro a tutti che è tempo di fermarsi e parlare. Leda e Laura sono madre e figlia. La prima ha quarantacinque anni, fa la psicologa e assiste i malati terminali; la seconda non ne ha nemmeno diciotto e va al liceo. Sono due donne determinate e intelligenti, che vivono insieme come fossero sorelle. Un giorno Laura torna a casa da scuola, è agitata, e confessa alla madre che è incinta: a una festa, ubriaca, ha fatto sesso con un ragazzo. «Non ti preoccupare», le dice Leda, la abbraccia, e le promette che la accompagnerà lei stessa in ospedale. Nelle loro giornate tutto si è sempre risolto con facilità, da quando anni prima un incidente doloroso le ha costrette a essere forti e autosufficienti; anche stavolta sarà così. Se non fosse che per loro è giunto il momento di fare i conti con le proprie ombre, tra incombenze lavorative impossibili, ribellioni adolescenziali e il mondo che a fatica proviamo ad abitare tutti i giorni. La vita di ciascuno di noi nasconde in controluce tutto ciò che non siamo diventati, quello che - per paura, o per eccesso di amore - non abbiamo avuto il coraggio di dire. Il solo modo per poter essere liberi, sembra suggerirci questo romanzo, è non pensare di essere padroni del proprio destino.



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La parte migliore 2018-10-17 19:31:08 Remo Cristiani
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Opinione inserita da Remo Cristiani    17 Ottobre, 2018

Incomprensibile

La cosa incomprensibile è come una persona certo non stupida e, immagino, nemmeno ignorante come Christian Raimo possa aver scritto e soprattutto deciso di pubblicare una cosa del genere: una prosa così sciatta, nonché piena perfino di errori di 'consecutio' (colpa anche dell'editor, se c'è stato); un libro con personaggi che altro non sono che segnaposti per una specie di sconclusionato monologo interiore dell'autore, ansioso di mostrarci la sua dimestichezza con vari gerghi della contemporaneità romana, adepto di metafore incomprensibili e di dialoghi falsi come una moneta da tre euro.

Non avevo mai letto niente di così mal scritto e mal concepito al di fuori di libri autopubblicati. La Einaudi (la Einaudi!!!) ha evidentemente deciso di pubblicarlo sperando di profittare di una certa popolarità 'social' e televisiva dell'autore.

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