Narrativa italiana Romanzi La guerra dei cafoni
 

La guerra dei cafoni La guerra dei cafoni

La guerra dei cafoni

Letteratura italiana

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Estate 1975. In un villaggio della costa salentina si rinnova la guerra che oppone i ragazzini benestanti ai figli dei pescatori, dei pastori, dei contadini: i cosiddetti cafoni. A dichiarare e alimentare questo conflitto è il quattrordicenne capo dei signori, che fa Angelo di nome, ma nel soprannome ha il marchio del campione e della perfidia: Francisco Marinho (rapinoso calciatore brasiliano dell'epoca), altrimenti detto "il Maligno". Ossessionato dall'odio per i cafoni, Francisco Marinho combatte in nome dell'ordine sociale, della divisione di classe, della continuità storica. Ma quando, per un tragicomico equivoco, nella sua visione del mondo subentra una punta di compassione - o forse di affetto, o forse di amore - verso una giovane cafona, la separazione tra il bene e il male comincia a offuscarsi. Intorno a lui, i sintomi di una stagione nuova: dove il prestigio o la disgrazia dell'essere cede il passo all'arroganza dell'avere. La guerra dei cafoni non sarà più scontro tra ranghi che ribadiscono la propria natura, ma lotta di conquista, arrampicamento, disordine collettivo e interiore. Metafora, attraverso un microcosmo di ragazzini indemoniati, del cambiamento collettivo che in quegli anni trasfigurò il nostro paese, il nuovo libro di Carlo D'Amicis è poema cavalleresco e satira sociale, romanzo di formazione e 'divertissement pulp', tragedia dell'antica borghesia e commedia dell'Italia moderna.



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La guerra dei cafoni 2008-09-22 03:34:11 Mara
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Mara Opinione inserita da Mara    22 Settembre, 2008
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La guerra dei cafoni

Ecco un romanzo da leggere per chi ama la buona letteratura e le storie vere, quelle che ci mettono a tu per tu con il mondo e noi stessi.

Nella mancanza di una idea forte di letteratura e di autentica ricerca dello stile (da non confondere con il “bello” stile, tutto maniere e parole ritenute a priori accattivanti), bisogna infatti festeggiare quei libri che mettono in luce una ricerca rigorosa della parola, la più adatta alle cose che si vogliono dire.

Non era facile farlo, eppure D’Amicis sa raccontare con efficace varietà di toni e registri l’estate di un gruppo di ragazzi nella loro prima adolescenza, che combattono alla metà degli anni Settanta una «bellissima, eroica, inutile guerra»: un conflitto appunto di ragazzi, ma non solo...

Adolescenti di famiglie agiate contro “i cafoni”, ovvero i figli della povera gente (quella che a volte ha perfino conti in sospeso con la giustizia) si odiano e si scontrano, magari lanciandosi secchi di acqua marina con annesse, urticanti, meduse, in un paese sulla costa salentina ma, soprattutto, in una realtà che a poco a poco perde le proprie regole consolidate, i propri netti e tutto sommato rassicuranti contorni. Le cause di questo saranno l’inatteso arrivo dell’amore, il lento ma inesorabile diventare grandi - nel bene e nel male delle passioni adulte -, ma anche la forza dirompente del consumismo e del denaro che stravolgono pure quell’angolo di mondo.

Ironia e satira, vivacità espressiva e freschezza, momenti drammatici (la scoperta del «sapore del sangue») e lirici accompagnano il lettore negli accenti di una narrazione che, se assume sfumature picaresche ed eroicomiche, non tralascia toni di misurata elegia. Tutto riporta a quegli episodi della vita giovanile, vissuti nel cieco brancolare del cuore all’impaziente ricerca di se stessi: quel “resto” del tempo e della memoria “che non passa mai”.
www.teatronaturale.it
Buona lettura:)

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