La gemella H
Letteratura italiana
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La gemella H di Giorgio Falco
Un romanzo che rompe gli schemi sia dal punto di vista della tecnica narrativa, sia per la forma espressiva, rigorosamente legata al contenuto.
La vita della famiglia Hinner si dipana sullo sfondo di un secolo di storia, all’ombra del fascismo e del nazismo. Ciò tuttavia non fa de “La gemella H” un vero romanzo storico. L’importanza degli eventi emerge nel momento in cui essi diventano determinanti nel delineare quel modello vincente, così ben rappresentato dall’ “uomo di Lenhart”. La creazione di Falco di questo stereotipo così perfettamente aderente alle immagini divulgate in certi manifesti pubblicitari dell’epoca fascista in cui si esaltavano le doti fisiche e estetiche dell’individuo, specchio di un ordine morale indiscusso e indiscutibile, è perfettamente funzionale al racconto che vede Hans Hinner concentrare le sue energie e dedicare la sua vita a trasformare l’impegno in lucro.
Nel mondo di Hans tutto diventa merce, ogni cosa viene valutata col metro del profitto e del guadagno. Persino la sua attività di giornalista assume un aspetto mercificato: “Anche da giornalista….ero solo un venditore, suggerivo discorsi a funzionari provinciali….”
In questo clima crescono le due gemelle Hilde e Helga, simili nell’aspetto, ma diverse nel carattere. Ciascuna reagirà a suo modo al mondo esterno. Hilde non lo accetterà mai veramente. Ed è qui che la forma espressiva si rivela estremamente importante e significativa. La prosa di Falco diventa quasi un succedersi di singulti, procede per liste, elenchi di cose e azioni con pause scandite dal punto. In questo deserto dei sentimenti anche il linguaggio diventa frammentario, risponde alla realtà che esprime.
Ed è proprio questa assenza di sentimenti che caratterizza i personaggi di Falco, che si muovono in un mondo dove “non c’è Amore, solo amore.” Non a caso la descrizione della morte della madre Maria prima e del padre Hans poi assume a tratti toni grotteschi.
Gli stessi personaggi di Francesco e Franco, gli uomini di Hilde e Helga, interpretano gli aspetti negativi delle due classi sociali a cui appartengono.
Francesco, chirurgo estetico, figlio di un celebre medico fascista, ossessionato dalla perfezione, sottopone la bella moglie a un intervento destinato a fallire. Questo eccesso di zelo, un vero peccato di hybris, ricorda in qualche modo, una celebre novella di Nathaniel Hawthorne “The birthmark”.
Franco, invece, di umili origini, si rivela un egoista arrampicatore sociale.
Sarà solo nel momento in cui le gemelle incontreranno il vero dolore, che la forma espressiva ritroverà la sua armonia, come già avvenuto nel monologo interiore di Hilde, colpita dalla scelta di Helga di legarsi a Franco. Ed è qui una delle caratteristiche più originali di questo romanzo. Falco inverte la consuetudine del romanzo del primo novecento, in cui il flusso di coscienza procedeva disordinatamente come procede il pensiero. Qui, al contrario, esso recupera l’ordine smarrito, nel momento stesso in cui recupera l’interiorità dell’uomo, i suoi sentimenti inariditi dagli eventi, dalla perdita delle ideologie e la prosa ritorna a essere armoniosa.
Un romanzo importante, che tuttavia offre una visione del mondo assai amara che non lascia spazio alla speranza, indispensabile all’uomo per sopravvivere, pur nella consapevolezza e nel rispetto della verità.
Indicazioni utili
La gemella H
E' arduo catturare il romanzo di Falco entro il solco tracciato da una definizione; parla di storia ma non vuole essere un romanzo storico, parla di uomini ma esula dall'ambito psicologico, parla di vite ma rifugge la maschera dei soli sentimenti.
“”La gemella h” è la linfa del passato che scorre nelle vene del presente, che fluisce dentro le persone plasmandole, influenzandole, scrivendo nei loro cuori come un gesso che graffia su una lavagna.
Correva l'anno 1933, si consolidava l'ideologia nazista, il mondo di tanti uomini si apprestava a mutare, il profumo dello strudel lasciava posto a ben altri odori di morte; in questo clima vedono la luce Hilde ed Helga, gemelle, amatissime figlie di una giovane coppia tedesca che vive i tempi adattandosi ad essi.
La Storia si insinua nelle pieghe familiari, nel quotidiano, nelle case, negli affetti, nella crescita individuale; la Storia evolve, muta la pelle come un serpente, travalica i confini di un territorio, approda su altri lidi.
E le persone, che ne sarà di loro? Della loro vita, del lavoro, dei figli?
Cosa resta del fluire del tempo, delle svolte della storia del mondo e delle persone?
Il romanzo di Giorgio Falco fornisce una spettacolare risposta ai suddetti quesiti, con una maturità stilistica e letteraria fuori dal comune.
La narrazione in prima persona della voce di Hilde è un piccolo capolavoro, un fluire sostanzioso, a tratti irruento, di una voce che è anima, genuina e liberata da catene, una voce che non rinnega il passato, ma lo ricorda pezzo per pezzo, bagaglio imprescindibile e carta d'identità del presente.
L'autore non si limita ad un'esemplare costruzione dei personaggi, ma cesella un'opera in cui gli avvenimenti e gli eventi della storia e dell'evolversi della vita socio-economica del Novecento si specchiano senza sosta in quei volti.
Falco rappresenta un dopoguerra terra di incontro tra vinti e vincitori, lo fa attraverso le voci di chi ha vissuto quella parte di storia, una famiglia, una figlia, una sorella, un padre.
La vicenda narrata dipinge un'enorme zona grigia, perchè i colori si sono perduti.
Un lavoro di grande contenuto, una scrittura impeccabile, avvolgente come un fiume in piena, un eloquio ricco e articolato, fanno del romanzo un'occasione per deliziarsi di buona letteratura.