La gallina volante
Letteratura italiana
Editore
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Opinioni inserite: 4
Intelligente e spassosa leggerezza
ecco un libro leggero e spassoso.
L'autrice italiana racconta la storia di una maestra/allevatrice un po' naif, e descrive storie di ordinaria quotidianità facendo risaltare gli aspetti ironici e divertenti di piccoli accadimenti quotidiani. Il rapporto con la scuola, con gli alunni, con il marito e con i colleghi sono i punti cardinali della storia che ruota attorno al sogno/progetto sconclusionato della maestra, votata alla missione di insegnare a volare alle sue galline.
Una maestra inadeguata alle rigidità dei tempi e al conformismo della società, del gruppo di insegnanti, della visione ordinaria delle cose, ma innamorata degli alunni, della lettura e della scrittura.
Con riguardo allo stile dell’autrice poi, essa scivola via veloce e snella, buffa a tratti. Si rivela infatti “onomatopeica” e autoironica, particolare nella sua schiettezza e nella sua gaiezza: gioca spesso con allitterazioni, ipotassi e assonanze.
Anche sui temi affrontati con umanità e sensibilità sincera e profonda, l'autrice riesce a danzare con grazia, senza ferire o appesantire, anche laddove le problematiche possono nascondere risvolti più severi. Lei passa sopra, accarezza con comprensiva dolcezza.. Il rapporto particolare che si instaura con un'alunna, povera, sensibile e sfortunata, rivela l'umana empatia della protagonista.
Un libro che dona gioia e solare spensieratezza, scritto da un'abile mano è pensato da un'autrice sensibile e delicata.
(Richbar A.)
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Le ali della libertà
Ho ricevuto in regalo "La gallina volante", romanzo d'esordio di Paola Mastrocola, in occasione del mio ultimo compleanno, qualche mese fa. Conoscevo l'autrice, sapevo anche dei suoi studi classici e del suo lavoro come insegnante di Lettere in un liceo torinese, ma non ero ancora entrata a far parte del suo pubblico di lettori. Di sicuro, la prima cosa che colpisce è l'originalità dello stile, imbevuto di sagace ironia sin dal titolo: perché mai una gallina dovrebbe apprendere l'arte del volo? In realtà, la storia in cui vi imbatterete - in pratica, il diario di un anno scolastico redatto con lo sguardo critico di una Prof. di Italiano, Carla - è la metafora di un acuto punto di vista sul mondo della scuola e sulla realtà in generale, dove spesso la forma prende il sopravvento sulla sostanza e comodi stereotipi si sostituiscono alla bellezza, pur faticosa, dell'atto creativo. Così, istruire delle galline escogitando bizzarri sistemi per farle volare diventa il pretesto per credere in qualcosa di apparentemente impossibile e per abbattere i pregiudizi che non di rado condizionano la nostra percezione del mondo. Allo stesso tempo, Carla, la protagonista, cercherà di coltivare il rapporto d'amicizia con un'allieva speciale, Tanni, ribelle come ogni adolescente in cerca del senso profondo della propria vita, ma dotata anche di particolare talento e sensibilità. Non a caso, pur imboccando una strada del tutto controcorrente e al di là di ogni legittima aspettativa, la ragazza dimostrerà d'aver compreso come nessun altro l'indole e i sentimenti della sua insegnante, tanto da regalarle lo stesso libro che Carla aveva a propria volta pensato di donare a lei. Tra le righe, quindi, l'autrice sembra voler suggerire, come messaggio finale, che la vita ci riserva spesso percorsi inaspettati e molto lontani dalle attese di chi ci è intorno, ma fatti su misura per noi, per incrociare un giorno le nostre aspirazioni e dare compimento al nostro destino: "Non di tutto possiamo essere felici. Non di tutte le cose che facciamo nella vita. Basterebbe esserlo di una perché quell'una poi rischiara tutte le altre e siamo salvi".
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Quando le galline volano, e gli esseri umani no
Paola Mastrocola insegna lettere in un liceo scientifico di Torino, e con le sue opere ha vinto diversi premi. Premi meritati, perché è evidente che l’autrice sa scrivere, e pure bene. Il suo modo di raccontare è moderno, ironico: in “La gallina volante” descrive in modo estremamente efficace i tic della protagonista, “io narrante” che condivide con l’autrice il ruolo di docente di lettere. La lettura è piacevole, e le semiserie avventure della Professoressa Carla nel tentativo di far volare una delle sue galline, coltivando allo stesso tempo l’amicizia con Tanni, una delle sue allieve, appassionano e fanno leggere il libro d’un fiato.
Come spesso accade nei romanzi moderni che in qualche misura vogliono darsi uno spessore intimista, le vicende sono intercalate da riflessioni che l’autrice ha il pregio di porgere con estrema nonchalance spesso sotto forma di frasi ed effetto: queste sicuramente arricchiscono il testo e si prestano a approfondimenti personali da parte del lettore.
Tutto molto bene, dunque? Come lettura divertente e prodotto editoriale ben riuscito, sicuramente sì.
I problemi sorgono semmai se ci si lascia prendere la mano dall’autrice, e se si dà un seguito alle sue riflessioni. Perché il quadro che ne scaturisce è piuttosto desolante. La professoressa non ne può più di insegnare, ha due figli ridotti a vuote figure ectoplasmatiche, un marito che intona un controcanto a ogni suo tentativo di comunicare, colleghi alienati e alienanti, una classe amorfa e una alunna problematica. Dietro al racconto brillante viene messa in scena, dunque, la solita storia della moderna umanità alienata: se le galline hanno le ali ma non volano, gli uomini hanno cervello e sensibilità ma non sono felici perché comunque a loro manca qualcosa. L’autrice suggerisce che cosa possa mancare all’uomo moderno, ma il suo suggerimento non è esaustivo, e infatti anche la vita della protagonista si ripiega su se stessa, senza soluzione di continuità. Povera professoressa. Poveri studenti. Di fronte a loro, la gallina giganteggia.
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Libro dal sapore insolito
Nella mia "libreria" (è un gran complimento, davvero, definirla tale) ci sono libri di vario genere.
Questo non saprei come classificarlo.
Forse perchè insolito in quanto narra le vicende di un anno scolastico vissuto non da uno scolaro ma da Carla, insegnante di lettere triste perchè non sempre riesce a trasmettere ai suoi alunni ciò che vorrebbe.
Forse perchè descrive teneramente la storia dell'amicizia creatasi tra la professoressa e Tanni, una ragazzina che "...non è la prima della classe e forse non è nemmeno un genio. Però ha qualcosa, non so come dire: ha i pensieri; e possiede la dote straordinaria, ormai rarissima, di saperli esprimere, in un sorriso, in un tema."
Forse perchè, anche grazie al tema trattato che mi sta a cuore, è uno di quei libri che mi è piaciuto seriamente, che non ho faticato a rileggere sottolineando frasi che mi hanno colpita.
Unico neo, a mio parere, è il finale: perchè Tanni non "segue", non rimane con la donna che tanto le vuole bene, che l'ha aiutata ad "andare avanti" nonostante la difficile situazione familiare con cui la ragazzina si trova a convivere?
D'altronde l'ho detto: il libro è insolito. Quindi non poteva finire in modo diverso!
...Sarà che a me piacciono i lieti fine, i "e vissero per sempre felici e contenti" delle favole...