Narrativa italiana Romanzi La fine delle buone maniere
 

La fine delle buone maniere La fine delle buone maniere

La fine delle buone maniere

Letteratura italiana

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Due donne occidentali che non potrebbero essere più diverse partono insieme per l'Afghanistan con un compito arduo: fotografare i volti delle donne che si ribellano - a volte anche con il suicidio - ai matrimoni combinati. La prima, Maria Galante, torna così alla carriera di fotogiornalista, che aveva lasciato in un momento di fragilità per rifugiarsi nella sicurezza di uno studio dove preferisce fotografare cibo. L'altra, Imo Glass, brillante inviata di guerra inglese, parla quattro lingue e sembra non aver paura di nulla. Ad attenderle a Kabul c'è Hanif, interprete riservato ma pieno di risorse. Quando però Maria riesce a puntare l'obiettivo sulle donne di un villaggio sperduto tra le montagne dell'Hindukush - fantasmi velati senza voce né diritti - si trova davanti a una scelta etica e morale dalla quale trarrà nuova consapevolezza.



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La fine delle buone maniere 2010-03-01 14:24:46 NRG
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NRG Opinione inserita da NRG    01 Marzo, 2010
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La fine delle buone maniere

Lo stile non è originalissimo peperchè è la protagonista, Maria, una fotoreporter che a seguito di una delusione sentimentale ed una altrettanto profonda crisi interiore , si dedica a fotografare cibi " di qualità" per riviste del settore piuttosto che dedicarsi alla propria passione , la fotografia in zone " calde" del pianeta.
Le portate di " alta cucina " offrono a Maria la possibilità di non abbandonare del l'obiettivo e, nello stesso tempo, la proteggono in uno spazio chiuso, ovattato che, se non dà brividi, sicuramente preziose sicurezze. Arriva però l'occasione tentatrice, una famosa giornalista freelance inglese, Imo Glass, la vuole assolutamente al suo fianco in Afghanistan per realizzare un reportage importante quanto delicato: riuscire a fotografare la disperazione delle ragazze afghane che, sopprattutto nelle zone rurali, preferiscono darsi alle fiamme piuttosto che andare in sposa a uomini tre volte più grandi di loro, scelti dai padri e come i padri violenti ed impietosi.
Maria, dopo un corso intensivo di una settimana nei dintorni di Londra dove viene addestrata a vivere situazioni estreme, a conoscere ed usare le armi, a approntare i primi soccorsi in caso di scontri a fuoco partirà con IMO alla volta di Kabul. Imo è una donna completamente diversa da Maria, sudamericana adottata da una coppia di inglesi, poliglotta, appassionata di battaglie civili sembra invincibile.
Maria è piena di dibbi e di domande, Imo sembra avere tutte le risposte. Kabul è la coprotagonista del libro: il cielo che si apre fino a diventare turchese che contrasta con il grigio della polvere delle strade, dei palazzi crivellati dai colpi , e poi la gente, sempre indaffarata, sempre di corsa. Hanif farà loro da interprete e da guida in questa impresa tutt'altro che facile. Le donne, per legge coranica, non possono essere rappresentate e, dunque, meno che mai fotografate e così quando giungono nel paesino dove Zuleya, una diciassettene si è data alle fiamme, Maria scopre che non la può fotografare e, comnunque anche lei è perplessa davanti all'ostilità delle donne; quele donne che vivono un'altra realtà cui sono avvezze da secoli. E qui Maria si porrà due domannde fondamentali: tutto questo accanimento per le fotografie servirà solo per un buon articolo a diffusione mondiale ma, a queste donne, sarà utile? E se a un afghano che lavora a Londra capitasse di sfogliare un giornale e riconoscerne qualcuna cosà accadrà loro?
Da un lato dunque i dubbi, legittimi , di Maria, dall'altro l'opinione di Imo " Siamo venute fin qui perchè vogliamo portare nel mio paese non solo la loro voce ma anche il loro volto, perchè non siano solo dei fantasmi ma delle persone vere. ..Se le donne afghane resteranno nascoste ancora dietro il velo saranno sempre e solo fantasmi ed i fantasmi non esistono....."

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