La femmina nuda
Letteratura italiana
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Chiudi quel telefono...
Quando l'ossessione amorosa si sposa con la tecnologia si entra in un vortice di follia che porterà, inevitabilmente, all'autodistruzione.
E quando accade, non c'è nulla che possa proteggere dall'idiozia, non l'intelligenza, non la cultura, non l'esperienza...niente.
Ci si ritrova danneggiati.
Disfunzionali.
Nudi...spogliati anche della propria dignità.
Prigionieri di un meccanismo perverso che mangia dall'interno, consumando tutto ciò che c'era di buono.
S'innesca una sorta di elaborazione dell'abbandono che punta a colpire l'oggetto del dolore, ma che alla fine si rivela autolesionistico e autoumiliante.
La dimensione virtuale ci priva del corpo e, automaticamente, ci svincola dalla nostra identità e dal senso di responsabilità.
Senza il nostro corpo da tutelare possiamo abbruttirci, umiliarci, perpetrare comportamenti vergognosi con tutta la consapevolezza che siano tali, ma non per questo evitabili.
"Il corpo è l'unico principio di responsabilità che abbiamo".
E spesso, alla fine, è proprio il corpo a salvarci.
Si ammala, crolla, urla, ci stordisce...ma quando meno ce lo aspettiamo ci porta via, ci mette al sicuro.
Ci salva anche da noi stessi.
Anna, la protagonista del romanzo, ci fa un po' pena, prendiamo le distanze dai suoi comportamenti deliranti, ridiamo della sua follia...ma sotto sotto sappiamo di non essere poi così diversi.
Questo libro è figlio del nostro tempo, usa un linguaggio che conosciamo bene, schietto, e non si preoccupa di sembrare volgare, perché lo è, perché lo siamo.
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La femmina nuda di Elena Stancanelli
Forte, anzi fortissimo, a tratti angosciante. Questo non è un libro per per moralisti, per benpensanti, né per puritani.
E' la storia di un’ossessione che non lascia tregua, che porta dentro un amore malato, dove si distrugge per non sentire il silenzio assordante che fa una storia mentre si disintegra.
Anna è lucida e la sua ossessione spaventosa: non si lamenta, non rivendica nessuna dimensione sacra del dolore, riconosce anche la propria ottusità e lo illumina senza nessuna indulgenza se non quella del sarcasmo.
La femmina é nuda perché è spogliata di tutto, per l'impossibilità di opporsi alla pazzia amorosa. Nuda perché Anna, la protagonista, non riesce a mantenere la propria dignità: le è scivolata via, nell’ostinazione di restare aggrappata a un amore finito, malato, esaurito.
Se l’è tolta per inseguire l’altra donna e attribuirle una potenza che nemmeno ha: è solo una proiezione di ciò che lei teme e di cui ha paura. Ma l’altra donna, pur essendo "inferiore" alla protagonista, è potente perché vince senza combattere, senza essere migliore, vince fregandosene di vincere. Vince il cuore dell'uomo di cui Anna crede di essere ancora innamorata e lo fa in modo quasi inconsapevole. "Rovina" il rapporto quinquennale della protagonista, lasciandole in mano un pugno di mosche.
Non serve essere vittime per lasciarsi dominare dall’ossessione e infilarsi in un buco nero fatto di comportamenti miseri e discutibili, sapendo benissimo che stiamo precipitando senza paracadute, ma con il bisogno estremo di farlo ancora e ancora.
Noi siamo gli unici responsabili della nostra discesa agli inferi e scopriamo di non essere in grado nemmeno di scegliere una sofferenza adeguata al senso alto che abbiamo di noi stessi.
La protagonista è pienamente consapevole del comportamento isterico, compulsivo, idiota, umiliante, morboso e ossessivo che sta attuando, ma non riesce ad opporvisi, anzi: lo asseconda.
Forte, in alcuni punti troppo, è un romanzo che ti tiene aggrappata a sé, ma nel contempo ti respinge, per la brutalità di alcune parole, gesti e comportamenti.
Un libro come questo mi fa pensare un po' a Philip Roth ne "L'animale morente", quindi lo consiglio a persone forti e difficilmente impressionabili.
Una lettura, comunque, molto interessante.
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L'amore ed il tradimento all'epoca dei social
Ho deciso di acquistare e leggere questo libro spinto sostanzialmente da due ragioni. La prima riguarda l'editore, "La nave di Teseo", la nuova casa editrice nata (anche) con il contributo di Umberto Eco, come risposta alternativa al colosso "Mondadori-Rizzoli", al fine di pubblicare liberamente opere letterarie di valore al di fuori dalle strette logiche commerciali. La seconda ragione invece va ricercata nel fatto che il suddetto libro è tra i candidati al “Premio Strega 2016" e pertanto l'ho ritenuto assolutamente degno di approfondimento.
Fatte le necessarie premesse, a lettura ultimata, credo di potere affermare che le mie aspettative siano state in parte confermate per ciò che riguarda alcuni spunti sicuramente interessanti a proposito dell'amore e del tradimento "2.0" vissuto all'epoca di Internet, ed invece in parte disattese con riferimento a certe esasperazioni narrative. L'autrice infatti per cercare di esprimere gli stati d'animo di Anna - la protagonista tradita dal compagno che vive contemporaneamente una relazione con un'altra donna - ricorre a toni decisamente forti e ad un linguaggio crudo, volutamente ed eccessivamente volgare. La narrazione avviene come se si trattasse di un racconto epistolare: Anna, a posteriori, si sfoga scrivendo all'amica Valentina, confessandole la spirale di idiozia e di nevrosi raggiunte a seguito della scoperta del tradimento subito. Anna smette di mangiare alimentandosi esclusivamente con crackers e succhi di frutta, comincia a soffrire di insonnia, interrompe la sua vita sociale ritirandosi in sè stessa e spiando il suo (ex) fidanzato tanto su Facebook (riesce a scoprire la password di accesso entrando così nel suo profilo) quanto tramite un App per telefonino, che le permette di controllare virtualmente gli spostamenti di lui e le scappatelle a casa dell’amante. Quest’ultima viene ribattezzata spregevolmente col nomignolo di "Cane", esattamente come il nome dato dalla stessa al suo cagnolino.
Ed è proprio questo atteggiamento voyeuristico, spinto all'eccesso la parte più intrigante del libro, in quanto dimostra come ormai i social network condizionino pesantemente le nostre vite permettendoci di spiare impunemente la privacy altrui senza essere visti, come ammette la stessa Anna:
“ ….Se invece ci spostiamo per intero dentro la virtualità spariscono tutti i freni, perché sparisce la nostra identità”.
Questa presunta libertà ed impunità tuttavia ha un impatto negativo sulla qualità della vita della protagonista. L’accesso incondizionato al profilo di Facebook dell’ex fidanzato non fa altro che aumentare le nevrosi e le isterie di Anna che rimane tramortita dalla scoperta dei particolari anatomici del corpo di “Cane”, trasmessi come allegato ai messaggi che i due si scambiano.
La donna vive il suo malessere di fronte al tradimento, prova rabbia e frustrazione alla vista delle foto che ritraggono la rivale nella sua nudità. Questa mancanza di veli, richiamata anche dal titolo dell’opera, sta a dimostrare come il corpo nudo possa in qualche modo rappresentare la fragilità mentale dell’individuo, in questo caso una donna, nel momento in cui viene messo di fronte ad un fatto così evidente e sconvolgente.
In definitiva potrei consigliare la lettura di questo libro perché contiene riflessioni assolutamente attuali e vicine al nostro modo di vivere quotidianamente il rapporto con i social network, oltre che rappresentare uno spaccato piuttosto realistico della vita di coppia e del tradimento che viene svilito nella sua gravità, come se i tempi moderni avessero in qualche modo svuotato il significato e la portata di certi comportamenti. Tuttavia, come già accennato precedentemente, non ho apprezzato in toto la scelta dell’autrice di raccontare la storia in modo così “urlato”, così eccessivamente viscerale, con la sensazione che si sia trattato di una scelta consapevole per ottenere visibilità e fare parlare del libro, magari proprio a ridosso del periodo di assegnazione del premio Strega.