La fabbrica delle stelle
Letteratura italiana
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Adelante Pedro cum judicio
La satira è un genere molto efficace, ma assai difficile: difficile prima di tutto perché, essendo di sua natura dissacrante, ha la funzione di scardinare i canoni di una morale tradizionale e tranquillizzante nella quale amiamo per lo più riconoscerci. Difficile ancor più perché se non giustamente equilibrata rischia di mancare il suo obiettivo che consiste nella demistificazione di teorie, principi, personaggi, ambienti, largamente ritenuti degni di considerazione. Questo è, a mio avviso, uno dei motivi per cui i più grandi scrittori satirici si affidarono alla metafora o al mito per esprimere la critica più severa alla società del loro tempo. Si pensi a un Swift, a Joyce, a Cervantes, solo per citarne alcuni.
L’intento di Gaetano Savatteri con il suo “La fabbrica delle stelle” vuole essere quello di far emergere la falsità e l’inganno sui quali si fondano da una parte il mondo politico, dall’altro il mondo dello spettacolo. Ciò che non funziona, io credo, in questo romanzo, è l’eccessivo atteggiamento “politicamente scorretto” del personaggio Lamanna, che si esprime solo attraverso espressioni sarcastiche, troppo frequenti, tanto frequenti da comprometterne la vis satirica.
Frustrato nell’ambizioso progetto di una carriera politica, Saverio Lamanna non esita a guardare con ironico disprezzo il mondo di cui fino al giorno prima era parte e accetta di assumere l’incarico di guardia del corpo di un’attrice che dovrà essere presente al festival del cinema di Venezia. Con sé porta lo scalcinato Piccionello, eternamente vestito con t-shirt e infradito. I due si improvvisano così come una sorta di Don Chisciotte e Sancho Panza, prima, Sherlock Holmes e Watson, poi. Il mondo del cinema e della televisione appare come una fabbrica di illusioni e di inganno, luogo di rivalità e ipocrisie. Si citano attori e personaggi del grande schermo, registi e romanzieri. Non poteva mancare qualche accenno all’Aschenbach di Thomas Mann, visto che ci troviamo a Venezia. La storia si tinge di giallo nella seconda metà del romanzo, dando un po' più di vivacità all’intera narrazione troppo sbilanciata sulla ricerca della battuta.
La satira è un terreno che può risultare scivoloso se non è ben dosata. Viene da pensare: “Adelante, Pedro, cum judicio.”
Indicazioni utili
- sì
- no