La collina del vento
Letteratura italiana
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Impetuoso come il vento
Carmine Abate incanta e giustamente vince il Premio Campiello 2012 con questa intensa saga familiare ambientata in una Calabria ricca di odori, profumi e colori che arricchiscono il paesaggio di Rossarco e alimentano il vento della collina. Dai primi del 900 le quattro generazioni della famiglia Arcuri si succedono e vivono in questa collina a tratti aspra e inabitabile a tratti misteriosa e a tratti ricca. l'opera di Abate è romantica, è triste, è profonda, è reale. Da leggere e assaporare tutto d'un fiato, perchè non è facile staccarsi dalle pagine del libro.
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Un romanzo solo di discreta qualità
L’evocativa foto della copertina, il risvolto della stessa che anticipa i tratti del romanzo, evidenziando una grandiosa saga familiare dagli inizi del ‘900 fino a quasi ai giorni nostri, il Campiello ottenuto nel 2012 sono stati tutti elementi che mi hanno invogliato a leggere questo libro, pregustando, mentre ne terminavo un altro, quello che pensavo avrei trovato in La collina del vento.
E così ho letto, appassionandomi all’inizio a questa storia di contadini che non solo lottano per trarre dal terreno dissodato il necessario per vivere, ma anche, a loro modo, combattono per difendere una dignità che discende dall’amore per la natura, per quell’equilibrio perfetto delle cose che la cupidigia di alcuni uomini cerca di distruggere.
La collina del Rossarco, tanto faticosamente acquistata e poi difesa, assume i simboli del mito e per la famiglia Arcuri non è solo la proprietà, ma la madre, al contempo fonte di reddito, riparo sicuro e segno tangibile della perfezione del Creato.
Tutti questi elementi, come nella ricetta di un cuoco, se perfettamente amalgamati non potrebbero che sortire un risultato di grande qualità, un’opera non solo piacevole da leggere, ma che lascia un segno profondo.
Purtroppo, però, non bastano solo le buone idee, perché occorre la capacità di concretizzarle, facendolo nel miglior modo possibile. Abate, come scrittore, non è uno sprovveduto, ha buone capacità, forse anche eccellenti, ma in questo La collina del vento secondo me non è riuscito a proporsi al meglio.
Mi dispiace dirlo, ma o l’autore ha sprecato una grossa occasione, oppure non è riuscito a fare di più. Può però anche darsi che un’ipotesi non escluda l’altra, perché di materiale interessante ne aveva tanto a disposizione, ma non è riuscito a sfruttarlo nel migliore dei modi. Per esempio il rapporto mistico fra l’uomo e la natura, fra gli Arcuri e questa collina sul cui terreno si spezzano la schiena è appena accennato, mentre invece ricorre ogni tanto, e la soluzione ci sarà solo alla fine, un aspetto “giallo” di cui francamente si sarebbe potuto fare a meno. La vicenda c’è tutta, ma tre tragedie collettive come la prima e la seconda guerra mondiale e il ventennio fascista sembrano del tutto casuali, tanto poco Abate se ne è avvalso nella narrazione. Per quanto concerne questa, se lo stile è sobrio, con ogni tanto qualche inciso quasi poetico, presenta però un andamento lento e una logica di sequenze che a un lettore attento lasciano presupporre in anticipo quello che poi accadrà. Ai personaggi, pur di notevole interesse, è poi dedicata una descrizione sommaria, senza una precisa e attenta indagine psicologica, del resto non necessaria visto che sono o solo buoni o solo cattivi, circostanze che non si verificano mai nella realtà. In più di un’occasione ho avuto l’impressione di trovarmi davanti alla sceneggiatura di una telenovela, il che mi ha anche un po’ infastidito, visto che la rara spontaneità è stata sovente accompagnata da una marcata artificiosità, tipica di quella letteratura prettamente d’evasione volta ad accattivarsi solo il pubblico e non anche a incantarlo con qualche cosa di nuovo, con approfondimenti sul senso della vita, sulle relazioni interpersonali o con altri elementi realmente costruttivi che sono indispensabili per poter arrivare a un’opera di vera eccellenza.
La collina del vento si lascia certamente leggere, ma, nonostante l’ambito premio ottenuto, è solo un romanzo discreto, incapace di lasciare una traccia significativa e indelebile.
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Luoghi gelosi..luoghi eterni
""Per sempre" è la collina del Rossarco". Sono queste le parole di Arturo Arcuri, primogenito di una famiglia che da decine di anni deve la sua ricchezza alle colline omonime calabresi: parole che vengono tramandate di generazione in generazione che non svaniscono a dispetto del tempo. "La collina del vento" è una collina speciale, oggetto di studi di una decina di archeologi; il romanzo ha infatti inizio proprio da qui, quando il veemente Alberto Arcuri durante una battuta di caccia fece la conoscenza di Paolo Orsi, un famoso ricercatore e studioso che insieme al proprio gruppo di ricerca mostrò l'intenzione di avviare allcuni scavi archeologici, convinto che la collina del Rossarco nascondesse più di un segreto, ossia l'antica città di Krimisa. Stiamo parlando degli anni '20 del '900, anni oscuri per l'Italia, gli anni della dittatura fascista, delle bacchettate sulle dita degli studenti nelle scuole. Dapprima Alberto, poi Arturo, poi Michelangelo...viviamo l'adolescenza di ciascuno di essi, ne seguiamo gli sviluppi, li vediamo crescere proprio mentre le pagine scorrono sotto ai nostri occhi. L'opera di Abate può in un certo senso essere definita come un romanzo di formazione: si passa dal primo bacio di Arturo alla nascita di Michelangelo in un crescere di emozioni e di eventi. Il lettore sembra sviluppare una coscienza diversa man mano che la storia va avanti: soprattutto un lettore maturo e adulto che già della vita ha sperimentato parecchio. Consigliato specialmente a coloro che amano i romanzi riguardanti storie coniugali e familiari.
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Manca qualcosa di più
Carmine Abate, scrittore rimasto nel silenzio, ha tante storie da raccontare; esse ti trascinano negli abissi, tra i colori e le emozioni... tra la sincerità e la potenza delle parole. Come ogni singola vita, nei romanzi di Abate c'è un po' di tutto: amore, amicizia, rancori, passioni. Il rischio per chi narra, per chi approfondisce i segreti e i legami di una famiglia, di una generazione, ahimè, è quello di non saper incantare il lettore e, alla fine, come è già stato detto da altri opinionisti, rendere tutto un po' artificioso, troppo costruito, molto fittizio, con poca spontaneità. Una saga familiare ben riuscita, a differenza di questa, è La casa degli spiriti di I.Allende, nella quale, nonostante la magia e la chiromanzia, noi buoni lettori siamo incalzati e abbocchiamo a quasi ogni singolo avvenimento. Di Abate preferisco altri libri, questa è una piacevole lettura estiva, senza dubbio, il fatto che ci si spinga fino ai paesi della Calabria, e non solo, rende la trama affascinante, ma nulla di più. Se ci fosse stato meno marchingegno, dietro alla stesura del romanzo, ma più spontaneità...sarebbe stato meglio!
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Splendida Calabria....
Non conoscevo questo autore, ho acquistato il libro dopo aver letto le sue recensioni, tra l'altro molto positive e devo dire che ne sono rimasta piacevolmente colpita. Stile narrativo molto scorrevole e coinvolgente, mentre leggi la storia ti sembra di viverla in prima persona, quasi di conoscere i protagonisti e a libro terminato sai già che ti mancheranno le descrizioni del Rossarco, di Krimisa,; i personaggi come Mammasofì e Mammalì (le mie preferite), la vita semplice della campagna e le splendide descrizioni dei paesaggi calabresi. Insomma un libro tra i più belli che ho letto finora, lo consiglio veramente a chiunque ami la lettura scorrevole e di qualità.
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Spaccato di vita
Mi è stato regalato per Natale, dopo una prima occhiata ho deciso che non faceva per me , la trama non m’incuriosiva tanto , la copertina non mi piaceva quindi sono andata in libreria per cambiarlo ma la mia commessa preferita ha detto che l’aveva consigliato lei alla mia amica quindi niente da fare non discuto mai se la Stefania mi consiglia un libro , e anche questa volta ha fatto centro .
Scritto davvero bene, una lettura scorrevole che sa tenere buona compagnia e invoglia a proseguire per scoprire i segreti della famiglia Arcuri , custoditi sulla loro collina il Rossacro . Non è certo un libro d’azione, anzi il ritmo narrativo è lento , questo a volte mi ha un po’ infastidito certo è che arrivata alla fine l’ho chiuso a malincuore, mi dispiaceva dire addio a questa saga famigliare .
Abate ci apre le porte della famiglia Arcuri, ci racconta la loro storia attraverso un secolo d’Italia, partendo dalla prima guerra mondiale fino ad arrivare ai giorni nostri con il giovane Rino che raccoglie il racconto del padre Michelangelo, custode di ogni segreto.
Molto bella l’ambientazione, in una Calabria colorata e fertile , abitata purtroppo da mafiosi , ma, soprattutto da gente che si spacca la schiena per mantenere quel poco che ha e vivere con dignità e non si piega al volere della malavita , ignorando anche un tornaconto economico .
Davvero un bello spaccato di vita, lo consiglio vivamente per una lettura, almeno per me, un po’ diversa dai soliti schemi ma ricca di contenuti.
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Scorrevole
"La collina del vento" narra la storia di una famiglia che da quattro generazioni vive sulla collina del Rossarco sulla Sila, in Calabria. L'amore per questa terra spinge a proteggerla come una madre col proprio figlio. Per quattro generazioni questa famiglia ha difeso questa terra dai latifondisti, dagli imprenditori che ne volevano fare un villaggio turistico, dagli scavi archeologici, perchè sotto questa collina vi era sepolta una delle città più antiche della Magna Grecia, Kremisia.
Ma si racconta anche, la storia di una famiglia che soffre la fame durante la grande guerra, che sacrifica tutto per l'educazione e l'avvenire dei figli, per farli studiare e migliorare socialmente. Ma nonostante ciò, il richiamo della terra li attira a se perchè questa collina ha qualcosa di magnetico, i colori delle stagioni, i profumi degli aranci degli ulivi e, su di essa aleggia il mistero dell'antichità, del tesoro nascosto dagli antichi greci.
Un romanzo scorrevole, che si legge velocemente, una storia semplice ma che sottolinea molto i valori della famiglia, dell'amore, dell'essere felici con poche cose semplici e del rispetto per la propria terra. Scontato anche nel finale, senza colpi di scena, diciamo una lettura un pò piatta, un racconto da fiction.
"La verità è che i luoghi esigono fedeltà assoluta come amanti gelosi: se li abbandoni, prima o poi si fanno vivi per ricattarti con la storia segreta che ti lega a loro......
se li tradisci, la liberano al vento, sicuri che ti raggiungerà ovunque..............."
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la Calabria descritta come merita di essere
Un libro degno del premio vinto. Scritto bene, in un modo a dir poco dipinto... come solo Carmine Abate sa fare. Chi ha letto i suoi libri precedenti non può trascurare la sua forza narrativa, che ha le radici ben profonde, nelle sue origini arbereshe. Le descrizioni mi ricordano quelle de La moto di Scandberg, e Tra due mari, libri che ritengo personalmente i più interessanti di questo travolgente narratore... è assai stupefacente come riesce a dipingere con parole la storia della sua amata Calabria lunga un secolo...a volte si ha la sensazione di perdersi in una tela infinita che non smette mai di sconvolgerti, affascinarti, stregarti...un libro che vale un'esperienza... davvero bello....lo consiglierei a chiunque...
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"La collina del vento" - Commento di Bruno Elpis
Il romanzo vincitore del premio Campiello 2012 è una storia nella storia: quella della famiglia Arcuri, calabrese, che attraversa - con nascite, amori e morti - il XX secolo: dal primo conflitto mondiale sino al secondo dopoguerra.
Durante la lettura ci si perde nella bellezza dei luoghi: Spillace, la spiaggia e il promontorio di punta Alice e soprattutto lei, la collina del Rossarco, con il bosco di Tripeti e il burrone della Timpalea. Una collina che custodisce mille segreti: personali, familiari, archeologici. Come l’antica cittadina, la misteriosa Krimisia, inseguita dalle ricerche dello studioso e appassionato Paolo Orsi.
“Krimisia era una piccola città della Magna Grecia e sorgeva tra l’attuale Cirò e il mare Jonio. Secondo lo storico Strabone, a fondarla fu il famoso arciere Filottete, che veniva dalla Tessaglia e aveva combattuto nella guerra di Troia.” Krimisia ricorre anche nella toponomastica locale: “Krisma. È la collina lunga, tagliata dalle timpe, che sta di fronte al paese nostro. Lo vedete quel bosco di ilici lassù? Quella è Krisma che scende di là della fiumara. Non può essere che Krimisa è stata storpiata in Krisma …?”
Una collina che si squarcia, per rivelare i suoi segreti. Che sono delitti, sparizioni e misteri della storia.
Alla collina gli Arcuri sono indissolubilmente legati. E per lei lottano.
Durante la lettura, si assaporano profumi, si assaggiano sapori, ci si perde nei colori. Del mare e della natura. Nel rosso del sangue e nel nero dei misteri che la collina seppellisce, anche grazie alla voce del vento: “Il vento ululava da lupo affamato …”
Lo stile è adeguato alla storia, con espressioni della parlata locale “Se l’imbidia fussa guàllara, ne vidìvi guallarùsi!”
Bruno Elpis
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Sembra scritto per una fiction RAI
Il libro descrive benissimo la Calabria geografica. Mi sembra di vedere le colline su cui 2500 anni fa i Greci costruirono Templi ed Anfiteari con panorami mozzafiato a ville che ospitavani i Bronzi. Chi gira il mondo non ha visto nulla se non è stato in Calabria a Maggio, Giugno o Settembre! Ma Abbate divide i Calabresi in Buoni (gli Arcuri), Cattivi (i Latifondisti fascisti) ed il popolo bue. Insomma, sembra la trama di una fiction per la RAI (e spero che la facciano sul serio). Mi sarei aspettato più varietà di personaggi e più profondità nella descrizione dei protagonisti. Ho letto il libro in due giorni. Vi piacerà.