Narrativa italiana Romanzi La città e la casa
 

La città e la casa La città e la casa

La città e la casa

Letteratura italiana

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Apparso nel 1984, La città e la casa è un romanzo epistolare che racconta la disgregazione della famiglia, la crisi dei ruoli tradizionali, il vuoto drammatico che accompagna la vita dei nostri giorni. La mancanza di virilità, l'assenza della figura paterna, l'insicurezza dei figli compongono i frammenti di un'armonia ormai dispersa in un fitto susseguirsi di eventi spesso drammatici tra Roma, l'Umbria e l'America. Lettera dopo lettera, padri, figli, amici, amanti vengono messi di fronte a se stessi e al loro bisogno di verità. L'autrice ricostruisce le schegge di queste vite e racconta nel consueto stile, asciutto e lirico insieme, la perdita di quel senso di appartenenza che ha il suo simbolo più evidente nella casa: perché «uno le case può venderle o cederle ad altri finché vuole, ma le conserva ugualmente per sempre dentro di sé».



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La città e la casa 2022-09-24 08:19:52 Valepepi
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Valepepi Opinione inserita da Valepepi    24 Settembre, 2022
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NON CHIEDERMI PERCHÈ

Il mio primo approccio con Ginzburg è stato indiretto, mediato dalla bella biografia scritta da Petrignani ne “La Corsara” qualche anno fa. Dopodiché, l'incontro vis à vis con i suoi scritti e un innamoramento che a ogni lettura si rinnova.
Come in “La città e la casa”.
Il romanzo è scritto in forma epistolare e vede Ginzburg rifrangersi in un caleidoscopio di personaggi rappresentati da un gruppo di amici riuniti attorno a “Le Margherite”, un vecchio casolare di campagna che non è solo un luogo di incontro, ma anche un collante di relazioni, un antidoto alla solitudine domestica, un rifugio contro il chiasso e il grigiore metropolitano. È un luogo dell’anima dove ritrovare sé stessi e gli altri, in un armonico, seppur instabile, equilibrio tra individuo e comunità.
Nel gruppo de Le Margherite, difatti, i ruoli, i rapporti non sono rigidamente cristallizzati, piuttosto si sgretolano, fluiscono, senza però mai sfociare nella rottura definitiva, traslando al concetto di comunità quel che vale per il singolo individuo: si evolve, si involve, ci si trasforma, senza però mai staccarsi da sé stessi.
Le Margherite è un nome che non ha una motivazione, un perché.
E l'assenza di un perché è il filo conduttore che anima tutto il libro: le cose sono, accadono, senza una ragione precisa, senza una causa scatenante.
Il romanzo si apre, difatti, con la decisione inspiegabile e improvvisa di Giuseppe di vendere casa, abbandonare tutto e trasferirsi in America dal fratello Ferruccio.
Da qui, l’inizio della dissoluzione dei legami con i luoghi e tra le persone. Dopo la dipartenza di Giuseppe, difatti, il gruppo si sfalda e Le Margherite viene messa in vendita. Gli amici rimasti si sparpagliano tra Roma e l’Umbria e nel frattempo si innestano nuovi personaggi: Ignazio Fegiz e il figlio di Giuseppe, Alberico, che scardinano i vecchi equilibri.
Giuseppe segue tutto a distanza, tramite il fitto scambio epistolare che intrattiene con i suoi amici. Ogni missiva riflette l’animo del suo autore - l’indolenza placida di Giuseppe, la fame d’amore di Lucrezia, lo spirito libero di Alberico - , ma altresì la penna inconfondibile di Ginzburg.
Una penna caratterizzata da una prosa semplice, intima e sincera che non scandaglia pensieri e sentimenti e non va letta tra le righe. Ginzburg racconta di fatti minuti, parla di quotidianità, resta sulla superficie delle cose e pur tuttavia va dritta al cuore e al cuore parla.

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