Narrativa italiana Romanzi La città dei ragazzi
 

La città dei ragazzi La città dei ragazzi

La città dei ragazzi

Letteratura italiana

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Si chiamano Alì, Mohammed, Francisco, Ivan. Hanno quindici, sedici anni. Vengono dal Maghreb, dal Bangladesh, da Capo Verde, dalla Nigeria, dalla Romania, dall'Afghanistan. Sono arrivati in Italia nei modi più strani, spesso per noi inconcepibili: a piedi, nascosti sotto i camion. Devono imparare a leggere, scrivere, trovare un lavoro e rendersi autonomi. Ma soprattutto avrebbero bisogno di crescere e diventare grandi. È un fiume tumultuoso d'umanità lancinante di cui vediamo soltanto la foce, sui banchi di scuola, per strada.



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La città dei ragazzi 2012-02-29 08:53:10 manu chan
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manu chan Opinione inserita da manu chan    29 Febbraio, 2012
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I ragazzi del proprio futuro

Sono tanti, confusi, disperati, soli. Arrivano da tanti paesi diversi, e ci sono arrivati in tanti modi. Hanno in comune un maestro, che nella Città dei Ragazzi, vuole insegnare loro a diventare grandi, ad avere un pensiero proprio e un proprio ideale, qualcosa in cui credere, o forse in cui sperare. Eraldo non vuole però limitarsi a un rapporto professionale con loro. No, forse neanche lo meritano. Ne hanno passate molte ma il suo interesse per loro sta nel trovare le cause delle loro fughe, dei loro viaggi disperati alla ricerca di qualcosa di migliore, entrare nelle loro case, incontrare i loro cari, se ancora ne hanno, e scoprire il Paese di ognuno di loro. Non con gli occhi di un europeo emancipato, che è già in grado da sé di conoscere la vera realtà (o forse crede di saperlo fare), ma con gli occhi di un ragazzo che lì è nato e che vuole puntare tutto del suo impegno per cambiare qualcosa, per rendere tutto migliore, vivibile.
L'istruzione è la vera chiave di tutto. Quanto, quanto può! Soprattutto in un Paese in cui è un optional, o un obbligo per chi attraverso le proprie conoscenze vuole sottomettere gli altri al suo potere. L'istruzione è una garanzia per non essere fregato, insomma, ed è questo quello che hanno capito loro, i ragazzi, gli autori del futuro del proprio paese.

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