Narrativa italiana Romanzi La chimica della bellezza
 

La chimica della bellezza La chimica della bellezza

La chimica della bellezza

Letteratura italiana

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Massimo Galbiati, professore di chimica di una università di provincia, e Virginio de Raitner, suo ex collega ultracentenario, corrono verso la Svizzera a bordo di una vecchia Jaguar coupé, in compagnia di un bassotto. Non è che si conoscano molto. Massimo è solitario, orgoglioso, ed è stato uno dei migliori scienziati italiani nel campo della chimica. Ma de Raitner lo ha convocato a sorpresa per farsi accompagnare a Locarno, verso un convegno avvolto nella più completa discrezione. Quando il congresso inizia, Massimo scopre che è strapieno di premi Nobel e che gli speaker sono gli scienziati di grido di quella sua stessa amata chimica. E il super-ottuagenario è l'ospite d'onore! E' tutto un mistero! Che si dipana sulle acque del lago, in bilico tra la Grande Storia della chimica del Novecento e un'amicizia che nasce tra il professore che ha cinquant'anni e quello che ne ha più di cento.



Recensione della Redazione QLibri

 
La chimica della bellezza 2016-10-26 07:24:40 Emilio Berra TO
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    26 Ottobre, 2016
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Il professore associato

" Ormai i libri sono così tanti che sembra non esserci quasi più spazio per il pensiero "
(Un personaggio di Marai).

Un professore associato accompagna in auto un ex docente ultracentenario a Locarno per "una specie di congresso" , "un convegno di scienziati. Chimici" di livello internazionale, tenuto più o meno segreto.
Questo è l'avvio di questo romanzo giallo, o meglio mezzo giallo.
Gli sviluppi non sono grandiosi. Vari momenti paiono non sfruttati al meglio. La tensione del lettore va e viene; ma, prima di giungere alle parti finali, soprattutto va.
Carente risulta l'approfondimento. L'aridità di fondo, poi, su di me produce un effetto...deprimente.
Personaggi come il vecchissimo ex docente e la sua decrepita ma arguta consorte risultano abbastanza riusciti; però sono quasi esclusivamente loro ad emergere dalla nebbia noiosetta che avvolge la narrazione.

La scelta di uno 'stile' antiletterario neoconformista, con termini specialistici immersi in un lessico 'qualunquista' , apporta un grave danno alla qualità della narrazione : si passa da "enontiomeri" e "catalissi" a numerose e varie mezze volgarità di bassa televisione, tali da conferire all'Io narrante (il professore associato) un degrado estetico, certo ben poco confacente all'ambiente scentifico internazionale.
Ho trovato urtante questo aspetto, tanto più perché non vi si scorge un distacco moraviano dell'autore. A risentirne è il buon gusto. Non so se sospettarne connivenza, ma certo il clima prodotto, nell'insieme, è piuttosto volgarotto.
Per fortuna, qua e là, c'è qualche colpo d'occhio descrittivo del paesaggio che rincuora in questa, per me, faticosa lettura.
Non so quanto ci sia di autobiografico. Però aspetti professionali e ambiente lavorativo dello scrittore e della voce narrante paiono coincidere.

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