Narrativa italiana Romanzi La cerimonia dell'addio
 

La cerimonia dell'addio La cerimonia dell'addio

La cerimonia dell'addio

Letteratura italiana

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Siamo nel 1976, in una città di provincia come tante: Anna e Amos sono molto innamorati, hanno due bambine e, inseguendo la loro passione per le storie e la poesia, hanno aperto una libreria. È domenica e stanno facendo colazione quando Amos, all’improvviso, appare smarrito, non riconosce più Anna, sembra aver dimenticato tutto, persino di avere due figlie. Pochi minuti prima ha citato una poesia a memoria, ora non sa più nemmeno chi è. Ha avuto un episodio di amnesia. Amos torna presto in sé, ma pochi giorni dopo, mentre lui e Anna sono a Roma per consultare uno specialista, insiste per uscire da solo a fare due passi: “Non preoccuparti, sto bene, arrivo a Trinità dei Monti e rientro”. Da quella passeggiata non farà mai più ritorno. Di lui si perderà ogni traccia. Cos’è successo? Ha avuto un’altra amnesia e si è perso? Oppure ha deciso di andarsene, di abbandonare lei e le bambine? Anna se lo chiederà fino quasi a perdere la ragione. Amos aveva dei segreti? E la domanda successiva è sempre: tornerà? Anna ripercorre la sua vita con Amos alla ricerca di una crepa, di “un anello che non tiene”, tenta di sbrogliare il filo del passato di lui a partire da quel poco che sa, e intanto rimanda ogni giorno l’addio, sposta la speranza sempre più in là, e cresce le bambine dentro questo tempo sospeso, il tempo dell’abbandono, che non è un atto, ma un divenire. L’attesa diventa la sua postura nel mondo, il lento rito di cui ha bisogno per prepararsi all’addio. Finché gli amici le rivelano un segreto che hanno custodito a lungo, un dettaglio che getta una nuova luce sulla scomparsa di Amos.



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La cerimonia dell'addio 2024-04-09 14:51:30 68
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68 Opinione inserita da 68    09 Aprile, 2024
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Pensieri di assenza

…”Nulla si avvicina davvero e nulla se ne va per sempre”….

Sei anni condivisi attendendo il futuro, un distacco improvviso, imprevedibile, inaspettato, traumatizzante, Amos e Anna, una coppia spezzata da un’ assenza che vive di memoria sospesa, di una trama vissuta, inventata, dolorosa, trattenendo l’ altro dentro una parte di se’.
Amos un giorno è uscito per non fare ritorno, accompagnato dalla propria smemoratezza, forse per dimenticare il presente, di lui si sono perse le tracce, il dolore di Anna rimane per sempre.
Una vita indebitamente sottratta, domande, sospetti, percorsi noti, l’ amore di madre, l’ impossibilità di abbandonare il cammino intrapreso per non cedere all’ oblio della dimenticanza.
In lei uno stato indefinito, specchiandosi nella assenza dell’ altro, afferrando tutto quello che di lui resta, carte, pagine, versi, poesie, aggrappata a una memoria che cambia e corrode uno stato di attesa

…” ora so che niente è più silenzioso della memoria”…

Tra le pagine un dolore vivido che stenta a prendere forma, una vita ritratta, giorni smarriti, una donna che mai avrebbe pensato di sostare in una memoria sospesa e cancellata, sola e priva di appigli.
Come ridefinirsi in un quotidiano condiviso con l’ altro e svalutato improvvisamente, in abitudini estranee a se stessi, Anna e le figlie si proteggeranno a vicenda da un dolore mutante, gli altri hanno perso le parole, in lei un unico giorno, quello della scomparsa, attendendo il passato, il ritorno di Amos, una possibilità che le impedisce di vivere perché

…” la terra degli assenti è un luogo inaccessibile”….

Il dolore ridefinisce durata e consistenza in una percezione tinta di reale circostanziato, dimensione propria di una vita diversa.
La scomparsa è morte annunciata sperando in un ritorno, la gerarchia della sofferenza esprime gradazioni diverse, domande che reinterpretano un passato condiviso, come e’ entrato Amos nella propria vita, che cosa era prima di quell’ evento. E allora riemergono un padre inesistente e una madre scomparsa prematuramente, un vuoto riempito di libri e di idee per non precipitare

…”Vivo dentro una fine lunga e lenta che si è mangiata anche i miei inizi, perché mi ha costretto a rivederli, a ripensarli, con quel poco di speranza che mi è rimasta “….

Anna staziona all’ interno dei propri ricordi in una dimensione di sguardi, la sua attesa è paralizzante, desiderio inevaso, reale immaginato in cui sopportare una malinconica assenza-presenza, solitudine sempre più profonda, un destino collettivo che non ha alleviato il proprio dolore, un lutto vissuto personalmente.
Sei anni condivisi in cui vivere una vita intera, un’ assenza definitiva che l’ ha condotta in giusta compagnia, ascoltando un dolore inascoltabile, ostinandosi a ricordare, abbandonata da Amos, dal destino o da entrambi. Un dolore speculare in un’attesa che mantiene vivo il ricordo, l’ incapacità di raccontare il proprio padre alle figlie, un uomo che ha sottratto una parte di se’, imbevuto di una nostalgia profonda.
Il tempo non concede sconti, vecchiaia e morte condurranno a una fine immediata e definitiva, e allora si parla di viaggio e di nostalgia, di un’ immersione nei pensieri dell’ assenza, di inizio e di fine vita, di un’ immagine lontana che era promessa di futuro, di una strada percorsa e interrotta, di un vento che accompagna i pensieri di tutti e li raccoglie, di tracce che nascondono la propria origine, di onde che si spezzano al largo e non giungono a riva,
Un romanzo dai toni essenziali, lirico, intimo, struggente, scritto durante un arco temporale di sedici anni, un giusto addio alla moglie Federica scomparsa il 14 agosto 2022, un viaggio fluido nella forza sfuggente e atemporale dell’ amore.

…”:ho scritto questo romanzo per dire cosa ho perso: pezzi di memoria, frammenti di vita, ricordi non miei che andranno smarriti, perché vanno perduti i ricordi di tutti”…

Scrittura e vita si fondono e si confondono, Amos è scomparso ma potrebbe non esserlo, chi è realmente e cosa rappresenta, che la sua assenza corrisponda alla presenza dell’ autore, un destino comune sospeso, due dolori condivisi, personaggi autonomi, cangianti, imperfetti, in cui riconoscersi, distanti, tutti e nessuno potrebbero identificarsi nelll’ autore e a lui appartenere, una trama in fieri, mondi che solo in apparenza non esistono

…” perché io sono Amos, e sono anche Anna, e sono tutti loro. Li guardo e li proteggo . E più li ho guardati e raccontati e’ stata la mia vita a finire dentro un disordine da cui non so come uscire”…

Di certo la vita è un viaggio sentimentale in evoluzione continua, indefinito e indecifrabile, privo di certezze, se non che

…” nel passato, quelli che ami non muoiono”…



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La cerimonia dell'addio 2024-03-31 14:21:50 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    31 Marzo, 2024
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Vivere nell'attesa

«[…] Dopo tutti questi anni vorrei scoprire se in un altro mondo lui mi sta aspettando. Dopo tanto parlare, dopo tanto interrogare e ricordare, ora so che niente è più silenzioso della memoria.»

È il 1976, Amos e Anna vivono in una cittadina di provincia. Hanno due storie diverse alle spalle, vengono da mondi opposti ma insieme, dopo essersi innamorati, decidono di aprire una libreria. Lei, in precedenza, era docente. Sono sposati, hanno due figlie nate a distanza di pochi anni ma caratterialmente sono opposte. Emma e Cecilia, nate entrambe sotto il segno del Toro, Emma il 30 aprile del 1972, pesando 4 chili e con un vagito che già ne preannunciava il carattere deciso e Cecilia il 2 maggio con un carattere già da quel momento ben più mite. Una domenica mattina come tante Amos recita una poesia a memoria eppure, dopo un attimo si smarrisce e tutto dimentica. Cosa è successo? Questo episodio preoccupa la moglie che chiama il medico che a sua volta prescrive degli esami e che ancora li invita a recarsi a Roma per una visita specialistica. Ed è qui che tutto accade ma niente è accaduto: Amos esce per una passeggiata da solo a Trinità dei Monti, insiste per andare da solo, e da questo momento scompare. Anna vuole accompagnarlo, quasi come se sentisse il presagio ma lui non vuole. Ed è da qui che nasce l’attesa. Un’attesa che diventa spina dorsale per Anna, che la blocca, che non può staccarsi da questo suo vivere aspettando.

«Se smetto di aspettarlo lui davvero morirà, se non penso ogni giorno che lui c’è, lui non tornerà»

Ma lui se ne è andato davvero quel giorno o in realtà se ne è andato molto prima? E se l’abbandono non fosse un atto ma un divenire? E se fosse un percorso che si trasforma nella cerimonia dell’addio quando tutto il tempo si ritira e non resta che il dato di fatto?
È Anna, tra queste pagine, il fulcro centrale della narrazione. È lei che definisce i temi di quella che è una metanarrazione che ruota attorno al segreto, al dolore, alla sofferenza, alla solitudine, al rimpianto, al dover ricostruire in un tempo di attesa che non lo consente. Altra grande caratteristica di questo scritto è che tutti noi potremmo viverla una situazione come questa. Chiunque potrebbe vivere una storia di questa portata sperimentando un lutto dalle mentite spoglie.
Un romanzo intimistico, fragile, che prende per mano e conduce in un viaggio non semplice. E badate bene, non è semplice per davvero avvicinarsi a un romanzo come “La cerimonia dell’addio”. Tante sono le premesse, molteplici le chiavi di lettura. Un romanzo, ancora, fortemente sentito già dall’autore che lo dedica a sua moglie Federica, morta il 14 agosto 2022 senza poter davvero apprendere di quella che ne è stata la compiutezza.
“La cerimonia dell’addio” è un romanzo adatto a chi cerca risposte, a chi si pone delle domande, a chi ha vissuto una perdita, a chi sa cosa significa “attesa”.
Di seguito le parole dello scrittore relativamente alla perdita di Federica.

«Ho scritto questo romanzo per dire cosa ho perso: pezzi di memoria, frammenti di vita, ricordi non miei che andranno smarriti, perché vanno perduti i ricordi di tutti». Forse, però, qualcosa del passato resta sempre, il passato dove «quelli che ami non muoiono».

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