La bestia nel cuore
Letteratura italiana
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Sabina & Daniele
Tutto ha avuto inizio con un sogno. Si rivede bambina, è sola in un letto nella casa dei genitori, le lenzuola sono bagnate ma non ricorda né come è arrivata in quella stanza né sa darsi una spiegazione sul perché sia umida. Da quel momento, non è più la stessa. Quell’incubo le torna continuamente alla mente, la lascia interdetta, risveglia quesiti che pensava sopiti, riporta alla memoria frammenti di ricordi che non sa ricollegare, che ha paura di ricollegare. Da quel momento, la vita di Sabina, cambia. Lei che è sempre stata una doppiatrice impeccabile, che ha da anni una relazione stabile con Franco, che ha fatto della riservatezza la sua caratteristica pregnante, si chiude ancora di più. Cerca implicitamente quelle risposte, teme l’apertura di quel vaso, vorrebbe lasciar “dormire i morti”. Ma non può. Scopre inoltre di essere incinta. Il richiamo è irresistibile; quel volo per l’America è li che l’aspetta, soltanto Daniele, il fratello che da anni ha lasciato l’Italia, può darle i riscontri che cerca. Ed è proprio, quel fratello che da anni la fa sentire sola, abbandonata, ad essere il più irraggiungibile; “Daniele è così, difficile da raggiungere”.
Con “La bestia nel cuore” Cristina Comencini affronta un tema tutt’altro che semplice; le violenze sessuali sui minori. Come i lettori che già hanno avuto modo di conoscere l’autrice, la medesima è solita nelle sue opere affrontare sempre argomenti di rilevanza sociale; ogni suo elaborato cioè ha ad oggetto problematiche attuali che non dovrebbero mai cadere nell’oblio. Ed ogni volta vi riesce grazie ad uno stile diverso, talvolta con una penna diretta fatta esclusivamente di dialoghi e frammenti tra presente e passato di ricordi dei vari protagonisti, tal altre con trame lineari costituite da dialoghi minimi ma molteplici riflessioni interiori. Ed è proprio quest’ultimo ciò che troverete nell’opera de qua. L’autrice tra un dialogo e l’altro, tra una circostanza e l’altra, lascia ampio spazio alle singole riflessioni personali, al flusso di pensieri che costituisce ciascun protagonista. E badate bene, ognuno di questi è essenziale per ricostruire il filo narrativo, per ricomporre quel puzzle di emozioni, sentimenti, dolori e sorrisi, che l’essere umano è.
Fra le opere lette, ad oggi, certamente la migliore, la più significativa, la più profonda. Una piacevole riscoperta.
«Devi uscire da quella casa, Emilia, le cucce dopo un po’ puzzano come i taxi (ti ricordi quando ci tappavamo il naso entrandoci?), lasciatelo dire da una che in una cuccia c’è nata. Bisogna affrontare l’esterno per sentire com’è bello tornare a casa» p. 101
«[..] “Non ti pare incredibile che Carla, che ha appena abbandonato i suoi figli, trovi un ragazzo della loro stessa età e lo aiuti a superare l’esame?” “Devi allontanarti per vedere”» p. 109
«Perché devi farti notare da tutti? Meglio solo da chi ti guarda a lungo e ti scopre» p. 151
«Maria non l’ha mai vista, non potrà mai sapere com’è, come la vedono gli altri. E’ così importante vedere l’altro? E’ la prima volta che Emilia se lo chiede, avrebbe bisogno di saperlo. Fuori tutti vedono tutto, non fanno altro che guardare, farsi guardare, così le ha detto Maria. Questa piega, la lunghezza eccessiva del mignolo, la vena che batte sul dorso della mano magra, lei li metterà insieme nella mente pezzo dopo pezzo, costruirà una mano di Maria che è solo sua. Che importanza può avere allora vederla come la vedono gli altri! Chi riesce a vedere qualcosa che ha ogni giorno sotto gli occhi, qualcosa nella quantità infinita delle immagini che scorrono la fuori? E Sabina, tutti quegli anni, non è stata una Sabina speciale che ha avuto nella testa? La sua, solo sua. In questo è privilegiata. Maria accarezza la mano bianca ma sta attenta a farlo solo con l’interno liscio della sua, in modo che lei non si accorga delle rughe. [..] In ogni caso terrà gli occhi chiusi e forse, cieche tutt’è e due, riusciranno a vedersi per la prima volta» p. 152
« C’è solo una cosa da fare, oggi come sempre, gli artisti sono gli unici ad averla capita:”Non tacere mai, a costo della vita, della reputazione, dello scandalo, del dolore.”» p. 214