La banda del formaggio
Letteratura italiana
Editore
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Disordine, incertezza e poco mistero
Mettiamo subito in chiaro una cosa: chi si aspetta da questo libro una sorta di giallo soft, sappia che rimarrà parecchio deluso.
Di misteri da svelare qui c’è poco e niente e quel poco che c’è non viene nemmeno rivelato in maniera totale, per cui alla fine della lettura si rimane con un pugno di mosche in mano e pieni di interrogativi, come ad esempio: cos’è questa benedetta banda del formaggio? (E già un libro che non spiega nemmeno il suo titolo non sempre fa una bella figura) Qual è il suo scopo? Perché Paride si è suicidato? Cosa faceva esattamente nella sua doppia vita?
Oltretutto questi presunti misteri si “risolvono” solamente nelle ultime dieci pagine, perché il resto del libro è interamente occupato dalle riflessioni personali ed esistenziali del protagonista piazzate in maniera totalmente casuale e disordinata e ripetute fino allo sfinimento (certi pensieri, in puro stile “copia-incolla”, vengono riportati tre o quattro volte, inducendo così il lettore esasperato alla tentazione di buttare il libro nel caminetto più vicino).
Tutto questo rende tristemente il romanzo privo di una trama solida e assai sgradevole nella lettura se ci si aggiunge il fatto che è scritto in un italiano esageratamente colloquiale, privo di punteggiatura e frasi di senso compiuto. Può anche darsi che l’intento dell’autore fosse proprio quello di evidenziare la semplicità intellettuale del protagonista, sebbene svolga il mestiere di editore, creando così un paradosso sul fatto che sia inesperto nello scrivere, ma la lettura rimane comunque faticosa e poco gradevole. Si salva soltanto qualche perla di filosofia degna di nota che il protagonista scrive ogni tanto, ma niente di più.
Si può vivere benissimo anche senza leggerlo.