Narrativa italiana Romanzi La banda del formaggio
 

La banda del formaggio La banda del formaggio

La banda del formaggio

Letteratura italiana

Editore

Casa editrice

Ermanno Baistrocchi fa l'editore. Va in giro a far notare le impercettibili differenze tra i suoi libri e quelli delle altre case editrici. Paride Spaggiari fa il libraio. Invita Ermanno nella sua libreria e poi gli fa delle telefonate bellissime, tutte piene di zioboja, ma non sono zioboja d'impazienza, sono come il basso che suona l'un due tre di un valzer, i suoi discorsi sono dei valzer, mettono di buon umore. Poi quando Ermanno ha la possibilità di comprare tre librerie Paride si offre di diventare suo socio, che si trova con una certa liquidità. E per quindici anni Ermanno, tutto quello che fa, ne ha prima parlato con Paride. Poi salta fuori il buridone che i soldi per le librerie a Paride venivano dalla banda del formaggio, come se i delinquenti a Parma fossero tutti della gente che non vedeva l'ora di comprarsi una libreria, come se avere una libreria fosse una specie di status symbol per i ladri. E finisce che Paride si butta giù dal settimo piano, e dicono che sia stato per via dei giornali, per via di quello che avevano scritto sopra i giornali, ma secondo Ermanno non era mica per quello. "La banda del formaggio" è la storia di un editore che un giorno sull'autobus prova affetto per il suo cuore che batte, e gli verrebbe da ricominciare. È la storia di un libraio che il delinquente avrebbe voluto farlo e che ha lasciato a suo nipote, che ancora non c'è, una filastrocca che Ermanno impara a memoria, per lasciarla anche al suo, di nipote, che chissà se mai ci sarà.



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La banda del formaggio 2013-11-08 21:54:30 Lady Libro
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Lady Libro Opinione inserita da Lady Libro    08 Novembre, 2013
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Disordine, incertezza e poco mistero

Mettiamo subito in chiaro una cosa: chi si aspetta da questo libro una sorta di giallo soft, sappia che rimarrà parecchio deluso.
Di misteri da svelare qui c’è poco e niente e quel poco che c’è non viene nemmeno rivelato in maniera totale, per cui alla fine della lettura si rimane con un pugno di mosche in mano e pieni di interrogativi, come ad esempio: cos’è questa benedetta banda del formaggio? (E già un libro che non spiega nemmeno il suo titolo non sempre fa una bella figura) Qual è il suo scopo? Perché Paride si è suicidato? Cosa faceva esattamente nella sua doppia vita?
Oltretutto questi presunti misteri si “risolvono” solamente nelle ultime dieci pagine, perché il resto del libro è interamente occupato dalle riflessioni personali ed esistenziali del protagonista piazzate in maniera totalmente casuale e disordinata e ripetute fino allo sfinimento (certi pensieri, in puro stile “copia-incolla”, vengono riportati tre o quattro volte, inducendo così il lettore esasperato alla tentazione di buttare il libro nel caminetto più vicino).
Tutto questo rende tristemente il romanzo privo di una trama solida e assai sgradevole nella lettura se ci si aggiunge il fatto che è scritto in un italiano esageratamente colloquiale, privo di punteggiatura e frasi di senso compiuto. Può anche darsi che l’intento dell’autore fosse proprio quello di evidenziare la semplicità intellettuale del protagonista, sebbene svolga il mestiere di editore, creando così un paradosso sul fatto che sia inesperto nello scrivere, ma la lettura rimane comunque faticosa e poco gradevole. Si salva soltanto qualche perla di filosofia degna di nota che il protagonista scrive ogni tanto, ma niente di più.
Si può vivere benissimo anche senza leggerlo.

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