La banda degli invisibili
Letteratura italiana
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Vecchi compagni di avventure
Questo autore ha la mia più profonda stima, ha costruito un romanzo ironico, dolce e simpaticissimo su un piccolo capannello di anziani.
I protagonisti sono un gruppetto di pensionati che vogliono mettere in riga la società ed anche se i parenti non li seguono come vorrebbero non si lasciano abbattere dagli acciacchi dell’età e ne fanno delle belle.
Tra spassosi aneddoti , studi di bugiardini e di libretti per l’uso di elettrodomestici vari, buste piene di cacca inviate a giovani maleducati e varie azioni di disturbo per rallentare le forsennate corse delle auto blu sulle corsie preferenziali, un giorno quasi per caso decidono di studiare un piano per rapire proprio Silvio Berlusconi.
Angelo, un ex partigiano, vuol far valere i suoi diritti e si impegna in tutti i modi per portare in alto il suo piano.
Lui non vuole sentirsi inutile in una società che li vuole mettere definitivamente da parte come cose vecchie e già troppo logorate.
Insieme ai suoi vecchi amici decideranno di fare un po’ di “palestra” cominciando con semplici passeggiate al parco arrivando persino ad iscrivere tutto il gruppo ad un corso di Hully Gully.
Le vicende di questi “ragazzi maturi” faranno sorridere moltissimo il lettore anche se talvolta con una punta di amarezza.
Di tanto in tanto nel testo troveremo vari testamenti di Angelo ogni volta variati a sfavore dei nipoti.
Angelo riscoprirà l’amore sia per la vita che per una donna ed in questo modo riuscirà a pensare ad un domani non così cupo e tetro come quando era rimasto vedovo.
Si tratta di un libro molto veloce, ma che ci fa riflettere, se oggi siamo noi che abbandoniamo i nostri parenti acciaccati e pieni di malanni, magari un giorno quando non saremo più giovani e pieni di brio ci ritroveremo nella loro stessa situazione.
Buona lettura!
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Piccola perla di umanità
Sostenere che Fabio Bartolomei fa critica sociale servendosi di una ironia sottile e mai volgare è ormai limitativo. A cominciare dall'azzeccatissimo titolo, questa storia non parla solo degli anziani, questi "invisibili" agli occhi delle istituzioni, ma soprattutto degli altri comuni cittadini, costretti ogni giorno a lottare contro la burocrazia, i preconcetti, le proprie debolezze, l'egoismo.
Bartolomei racconta una storia in fondo amara ma con sapienti tocchi di ironia e con una umanità e una tenerezza ragguardevoli verso gli anziani, troppo spesso considerati come giornali vecchi di una settimana, ormai logori e che non hanno più niente di interessante da dirci, ma non abbastanza vecchi da essere considerati un patrimonio di valore, quale invece sono.
I personaggi sono tratteggiati con cura ed efficacia, portano a galla ricordi che non sapevamo neanche più di avere , fanno sorridere, riflettere, è una critica a 360 gradi perchè la società è spesso carogna, ma in fondo la società siamo tutti noi, ovvio che il bersaglio sia idealmente piazzato un pò più in alto, su chi rappresenta le istituzioni e avrebbe il potere di fare ... la scena del rapimento del premier è di un grottesco fuori dal comune ma soprattutto un impietoso confronto di pari generazione, tra chi fatica a campare e chi no ma in fondo non sfugge alle leggi dell'età.
Bartolomei descrive molto bene problemi, slanci di entusiasmo, limiti e virtù dei protagonisti, dimostra di aver approfondito il tema degli anziani, che hanno contribuito a costruire molto di cui oggi godiamo e che ad un certo punto del loro cammino diventano un pò come bambini senza più lo scudo dell'inconsapevolezza innocente, non uomini di dopo-domani o tra vent'anni forse, ma nemmeno solo uomini di ieri, sicuramente uomini di oggi, quello di cui spesso ci scordiamo...
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La banda degli invisibili
Davvero gradevole questo romanzo di Bartolomei, scritto molto bene, con un buon ritmo e con qualche richiamo alla parlata romanesca che colorisce la narrazione senza stravolgerla. La penna dell’autore mette a nudo realtà talvolta scomode sul mondo degli anziani con un’ ironia garbata che rende particolarmente agile e piacevole la lettura.
“La banda degli invisibili” ha proprio il grande merito, a mio parere, di offrire un’immagine degli anziani meno stereotipata di quella che troppo spesso ci viene proposta in maniera neanche troppo velata. Non persone “invisibili”, come nel titolo, più simili a cose che a persone, ormai incapaci di intendere , di volere e soprattutto di provare emozioni, bensì signore e signori pensanti e dotati di cuore, che hanno dato e hanno da dare ancora tanto, che meriterebbero ben più attenzioni e ben più calore di quelli che spesso sono loro riservati da parenti ed amici.
Voce narrante è Angelo di Ventura, ex partigiano, ora vispo ultrasettantenne pieno di idee,di vita e tante volte anche di rabbia, il quale ci racconta la sue disavventure quotidiane vissute con tre altri amici over settanta. Piccolo cuore del loro mondo è il centro anziani, dove si ripetono le stesse identiche dinamiche che animano qualunque gruppo dai cinque ai cent’anni: le innate simpatie o antipatie, le liti per futili motivi, le amicizie inaspettate che nascono lentamente e, perché no, anche gli amori, nati in sordina e difficili da far venire alla luce, specie in un età non più verde.
Stupendi alcuni passi, dolorosamente realistici, come la gita delle pentole: venti padelle da acquistare, inchiodati su un pulmino, per potere avere accesso a un fantastico tour di un’ora scarsa ad Assisi. Realistico? Sì, purtroppo sì.
Altro capitolo che ho trovato emblematico è quello in cui Angelo e i suoi recitano per far ritrovare il sorriso a un signore, ricoverato, o meglio parcheggiato, in ospedale e lì dimenticato dai parenti e, qualche volta, anche dal personale. I quattro si atteggeranno a vecchi compagni di scuola del signor Emilio, improvvisando un surreale dialogo fatto di compiti in classe misti a ricordi bellici.
La parte finale è poi una delle meglio riuscite, divertente e con momenti francamente comici. I quattro vegliardi organizzano il “ rapimento “ dell’ex premier in modo decisamente ingegnoso e folkloristico; pagine sicuramente liberatorie per chi ha più volte storto il naso di fronte all’ennesima barzelletta del cavaliere…
Solitudine, bisogno di affetto, bisogno di sentirsi vivi, di non venire dimenticati: necessità fondamentali di una fetta consistente della nostra società. Si tratta di temi importanti che, trattati con delicatezza e, direi, con stile, fanno de “La banda degli invisibili” una lettura piacevole e arricchente, sicuramente consigliata.
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L'amara rivalsa degli anziani
Al termine di questa lettura, come spesso mi accade, vengo colto dal dubbio: qual è l'elemento che fomenta maggiormente il malcontento popolare, la classe politica che si circonda, con aria spocchiosa di superiorità, da una fitta nube di privilegi, che sembra non potersi mai più diradare, oppure la crisi economica imperante? Dopo tutto la differenza non è poi così tanta, quindi la causa è da ricercarsi altrove.
Nel fatto che l'Italia - la nazione dell' impero Romano, di un fiorentissimo Medioevo e Rinascimento, patria della cultura, dell'arte, terra natia di grandi inventori, navigatori, artisti, soggetto di frammentazioni, ricostruzioni, sconvolta da invasioni e poi Risorta e difesa dai partigiani- sì, la nazione che ha probabilmente più storia al mondo - non sia più nelle mani del popolo.
Anzi, vittima di un gioco politico sfrenato e incosciente che l'ha ridotta sull'orlo del baratro e dell'autodistruzione.
I quattro anziani protagonisti del libro sono proprio questo: il simbolo di un paese che è alla ricerca di una rinnovata identità comune, che desidera riappropriarsi di secoli di storia strumentalizzati e dimenticati, ma nello stesso tempo fagocitata nell'ingannevole e inquietante tranquillità di una serenità che non si vuole abbandonare. Perché la realtà è che di sereno c'è rimasto solo il cielo, quando va bene.
Angelo, Ettore, Osvaldo e Filippo sono uomini che non hanno studiato, ma che sono testimoni viventi del partigianesimo, di quel movimento di liberazione e protesta che ha plasmato l'identità nazionale e spesso sottovalutato. Sono uomini con dei principi, gli unici ormai con un briciolo di fermento, con un gorgoglio di rivalsa che ribolle nel sangue. Perché loro sanno cosa significava portare il tricolore, servire la patria. Combattere per essa. E paradossalmente è questa loro cultura, l'esperienza diretta, un passato la cui memoria si staglia con malinconica vivacità sul presente. I loro valori, maturati per 7 decenni sono la scintilla che dà origine ad un piano assurdo: rapire Silvio Berlusconi per obbligarlo a scusarsi. Per aver preso in giro una nazione. Per aver sacrificato all'utile politico il benessere del popolo. Questo è un gioco a cui quattro vecchietti e molti italiani non vogliono partecipare. Ma le carte in tavola, l'All in, il rischio, è proprio di soli quattro anziani. Salvati dalla cultura. Dalla memoria.
Bartolomei ritrae con stile ironico la condizione dell'Italia moderna, attraverso la vita attiva degli anziani, vittime dimenticate di file interminabili per la pensione, per le TAC, ridotti a vivere con pensioni minime nonostante meriti che trascendono la mera produzione del Pil. Angelo, Filippo, Ettore e Osvaldo non sono però anziani comuni: la noia della vita e il ricordo del passato li assale costantemente e si tengono responsabili dell'ordine, e rimediano al deperimento senile con attività quasi vandaliche o giovanili che fanno sinceramente ridere.
Una risata subito stemperata da un'ironia più sottile, quasi sarcasmo pungente. Anzi, satira implacabile che non risparmi nessuno, tantomeno la mistificazione politica della parola, i giovani svagati e gli stessi anziani.
Un libro per riflettere, nonostante l'apparenza, su come il futuro ci sta sfuggendo di mano.
Da un punto di vista puramente letterario, lo stile si perde un po' nella scansione temporale che mi ha confuso spesse volte in quanto si passa da flashback a sommari, passando per ellissi di precisazioni temporali che lasciano un po' disorientati, ma nulla di grave.
La banda degli invisibili: il titolo è eloquente, ma una volta finito lascia quel sorriso amaro che chiede spiegazioni. E l'unica che riesci a trovare non è molto cortese. Un libro per misurare con l'amaro in bocca i metri che ci separano dal fondo. Una caduta libera la cui fine è calata dall'ombra, invisibile. Quattro vecchietti per cambiare aggrapparsi con le unghie alle pareti della salvezza. Speriamo che la roccia non si sbricioli.
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Anziani alla riscossa!
"Cosa succede se un gruppo di ex partigiani ottantenni decide di rapire Silvio Berlusconi?"
E'bastata questa semplice frase sul retro della copertina a farmi prendere questo libro: al diavolo il costo e il mio animo spendaccione! Questo libro mi aveva scelta, mi aveva chiamata e io ho risposto immediatamente al suo richiamo! Perchè l'ho capito fin da subito che non mi avrebbe delusa.
E così è stato.
In questo esilarante libro seguiamo le avventure di quattro squattrinati vecchietti che, credeteci, fanno proprio di tutto: spedire escrementi via posta per punire i poco educati padroni di cani, fingere svenimenti o perdere apposta le borse della spesa in mezzo alle corsie preferenziali per dare una bella lezione alle auto blu dei politici, fare stretching e correre come atleti, con tanto di tuta da ginnastica, in mezzo ai parchi e pianificare appunto innumervoli e sconclusionati (si sa, la vecchiaia gioca brutti scherzi) piani per rapire il premier...
Inutile dire che si ride fino alle lacrime, anche se ovviamente il divertimento nasconde molto di più: una forte e continua critica alla società di oggi, il problema delle pensioni e dell'assistenza agli anziani sempre più in difficoltà e abbandonati a se stessi, una politica un governo sempre più in crisi, la difficoltà di invecchiare...
Fabio Bartolomei non ha paura di niente: mostra la cosiddetta "nuda veritas" italiana facendo ridere ma parlando comunque forte e chiaro della situazione del nostro paese senza alcun riserbo, portando inevitabilmente ad una profonda riflessione.
Questa comicità mischiata alla denuncia con me ha funzionato alla perfezione: mi sono sbellicata dalle risate, mi sono commossa tanto e mi sono innamorata di questi quattro piccoli grandi eroi del nostro tempo che mantengono sempre il loro animo partigiano.
Anche se non sono più in guerra, Angelo, Ettore, Osvaldo e Filippo stanno ancora combattendo una battaglia che, finchè ci saranno persone degne di farlo, non finirà mai: la vita.
Saranno anche invisibili per la società, ma per chi li ama sono la più luminosa luce verso il futuro.