L'uroboro di corallo
Letteratura italiana
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La rinascita dell'uroboro
Rosalba Perrotta ha insegnato Sociologia alla Facoltà di Scienze Politiche di Catania, ha pubblicato tre romanzi, tra cui All’ombra dei fiori di Jacarandà, nel 2013, e una raccolta di racconti. Ora torna in libreria con la casa editrice Salani che le pubblica L’uroboro di corallo.
Già il titolo, un enigma. Che cosa è l’uroboro? E’ un simbolo antico, un serpente che si morde la coda, formando un cerchio senza inizio e senza fine. Esso è icona dell’eterno movimento dell’universo e della natura ciclica delle cose. E’ il simbolo della rinascita per eccellenza. Infatti così sarà per la protagonista della nostra storia, Anastasia. Lei è una donna di 71 anni, con due figlie, Doriana e Nuvola. Il marito l’ha lasciata per fuggire con una sua giovane assistente, lei è una donna molto all’antica che ancora sente su di sé i rimproveri di una madre pregiudizievole. Ha dedicato la sua vita alla famiglia, ora si occupa del nipotino Antonio, che le scrive buffe e.mail: “Cara nonna, (…) mi raccomando, stai attenta a non uscire a Capodanno ke è pericolosissimo, xkè sparano botti e assicutafemmine. E certi pazzi pure proiettili con la pistola!”. Anastasia eredita, insieme alle tre cugine, “figlie della strafallariona” (amante del nonno), un palazzetto nel quartiere più malfamato di Catania e una spilla a forma di uroboro. La sua vita ne rimane totalmente sconvolta, e allora: “Partire! Anche solo in senso metaforico:esplorare nuove cose. Cambiare. Rinascere, come l’uroboro.” Tutto le appare bello, e forse questa spilla ha davvero strani poteri magici, per cui: “ La libreria la chiameremo Uroboro, un simbolo di rinascita. Sarà un punto di incontro per chi vuole uscire dalla routine e dare un significato alle sue giornate.”
La lettura trasmette allegria e simpatia. La Sicilia qui ritratta non è da cartolina, come da abitudine, siamo in inverno e non in estate, ma è calda ed odorosa. Pare quasi di sentire il profumo flagrante, lieve ed ammaliante, dei limoni in fiore. Un romanzo psicologico, colorato qua e là da aspetti umoristici, puntellato da mistero e sociologia. Costantemente in bilico tra modernità e retaggi esoterici, tradizioni e simbolismo di un mondo che non c’è più. Infatti simbolico è l’uso che l’autrice fa del dialetto siciliano, disseminato , senza mai diventare troppo. Particolarissimo è il dizionario siciliano-italiano che l’autrice inserisce al fondo del testo, che è di certo aiuto per chi non è abituato a tale terminologia.
Un romanzo di donne, sulle donne, con le loro sfaccettature, i loro dubbi, la loro voglia di cambiamento e di rinnovamento, di arricchimento e di nuova consapevolezza. Un romanzo aperto, caldo, ironico e rocambolesco.