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L'uomo scarlatto L'uomo scarlatto

L'uomo scarlatto

Letteratura italiana

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Da molti anni un uomo è costretto a soggiornare periodicamente alla clinica Neuhaus, sul lago di Costanza. Deve sottoporre a reiterati trapianti di pelle il suo volto devastato dal fuoco. E' lui l'Uomo Scarlatto, un uomo che, in seguito all'incidente che lo ha devastato, ha perso la memoria. La clinica ha l'aspetto di un bell'albergo, ma l'atmosfera che vi si respira è inquietante. E inquietanti sono i personaggi che in essa si aggirano. Cosa succede veramente alla clinica Neuhaus? Ci si limita alla sperimentazione di teorie innovative sull'innesto di cellule o si perseguono segreti ed indicibili obiettivi?



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L'uomo scarlatto 2016-06-14 16:24:12 Rollo Tommasi
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Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    14 Giugno, 2016
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Scherzi della memoria

“Siamo entrati nella vita portandoci grandi ricchezze e siamo costretti a uscirne ridotti in miseria. E' il dramma universale.”

L'uomo scarlatto non ha nome, né identità. Quel che ricorda è di essere l'unico superstite di un gruppo di circa cinquanta di persone, sorprese da un incendio di grandi proporzioni. Il resto è sofferenza senza una spiegazione certa.
Scarlatta è la sua pelle, se può chiamarsi pelle quella che ricopre un corpo devastato, bisognoso di continue cure e operazioni chirurgiche. E' per questo che trascorre molte settimane all'anno nella clinica di Neuhaus, un luogo dove si “ricostruiscono” corpi, dove ci si occupa di casi disperati, dove pare che si tenti l'impossibile. Mani sapienti tolgono dal suo viso i bendaggi che lo avvolgono per proteggerlo (tanto dai microbi quanto dagli sguardi inorriditi); altre lavorano col bisturi il volto e il corpo per limitare i danni.
In questo microcosmo di medici, pazienti, accompagnatori, si delinea una serie di personaggi eterogenei attraverso cui l'uomo scarlatto tenta di dare risposta all'unica domanda che gli interessa: “chi sono”?

Cinque bobine magnetiche che raccontano altrettante sedute dell'uomo scarlatto con il professor Klein; cinque capitoli (più un sesto introduttivo che spiega come queste bobine siano state recuperate) nei quali Paolo Maurensig dà un'altra prova della sua abilità nel proporre misteri da dipanare.
Il modo in cui lo fa richiama le stesse meccaniche del suo romanzo più conosciuto, “La variante di Luneburg”. Lì, ad un certo punto, lo stupore veniva dall'improvvisa intersezione della vicenda con la Storia del ventesimo secolo. Ne “L'uomo scarlatto”, non ritrovandosi lo stesso effetto (ma il finale offre comunque uno spunto a sorpresa), l'autore sopperisce con l'entrata in scena di personaggi imprevedibili: coinvolgente l'episodio del ritrovamento di un ragazzo che sembra ritardato ma ha particolari capacità artistiche, figura che contribuisce ad infittire il mistero della clinica di Neuhaus. Poi un chirurgo di fama, un anziano pittore, persino una medium... sempre che ciascuno sia ciò che sembra essere. E sempre che la clinica sia davvero un centro di cura per malati gravissimi, e non qualcosa di diverso.
Al termine della lettura, la storia dell'uomo scarlatto non si perde nell'inverosimile, né risulta troppo eclatante; tuttavia il modo in cui è costruito richiama l'esercizio di stile più che il vero e proprio meccanismo a orologeria abilmente congegnato ne “La variante di Luneburg”.
In ogni caso, l'esercizio è virtuoso.

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“Faust”, con le debite proporzioni, e “La variante di Luneburg”.
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L'uomo scarlatto 2012-10-12 07:14:49 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    12 Ottobre, 2012
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Passato, presente e futuro

Dopo la lettura de La variante di Luneburg decido di approfondire la conoscenza di Maurensig.
L'uomo scarlatto sicuramente è tra i titoli meno conosciuti, eppure è un romanzo che stupisce per la varietà dei temi concentrati in poche pagine e per le riflessioni a cui obbliga.
Maurensig ci porta a spasso tra le sue righe senza fretta ma arricchendo la posta in gioco sempre più, mettendoci al cospetto di una galleria di personaggi oscuri e problematici di cui fatichiamo a comprendere quale sottile filo li unisca.
Un alone di mistero scende sulla lettura e la pervade fino all'ultimo rigo, destabilizzando e trascinando il pubblico in una sovrapposizione di storie e di verità.
Ogni personaggio entra prepotentemente sulla scena e lentamente si spoglia della maschera impostagli dal destino; un mettersi a nudo che risveglia il passato e lo rapporta al presente, che risveglia la memoria e le ferite.

Con la costruzione di questo intreccio di storie, Maurensig si propone di indagare l'esistenza dell'uomo, andando a scavare nei recessi più intimi e remoti della mente umana e analizzando i perigliosi confini che separano ciò che è reale da ciò che è sogno o fantasia.
Quale il ruolo dell'immaginazione nella vita dell'uomo?
Quale percezione della realtà riesce a raggiungere l'uomo?
Quale influenza possono avere i sogni sulla realtà?
Quanto conta la memoria del passato?
Quesiti complicati, cui l'autore prova a dare risposta mettendo in moto una giostra di situazioni diverse e difficili.

La presenza dell'autore si sente forte tra le righe e le sue riflessioni sono profonde; egli tocca il campo della fede, della filosofia, della psicoanalisi. Riflessioni pertinenti e motivate, mai pesanti oltremisura, anzi equilibrate e ben amalgamate con il tessuto narrativo.
Paolo Maurensig non vuole confezionare “un giallo” o il classico rompicapo alla ricerca di un colpevole; egli utilizza un climax di mistero per catturare l'attenzione del pubblico ma l'intento è quello di costruire un romanzo permeato di osservazioni ed analisi sull'esistenza e sul valore della vita passata, presente e futura.

E' una lettura che richiede impegno e va affrontata senza fretta per poter entrare in sintonia con chi scrive e con la storie raccontate.

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