L'uomo con il sole in tasca
Letteratura italiana
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Consentitemi...
…ma appena inizi a leggere questo libro, ti è subito chiaro a quale Presidente del Consiglio l’autore intende riferirsi!!! Questo libro racconta la storia del suo ipotetico rapimento e gli aspetti chiave sono fondamentalmente due: il processo che il sequestrato subisce dai suoi rapitori, durante il quale il presidente dà prova della sua innegabile dialettica, e la caratterizzazione psicologica dei tre rapitori, che si ricostruisce sia durante i dialoghi diretti fra di loro sia durante le fasi del processo in cui raccogli comunque, anche se in modo indiretto, interessanti elementi su ciascuno di loro. Il mio personaggio preferito è Luca, il capobanda, per la sua calma e per il suo self-control. Il libro è veramente ben scritto e gli stati d’animo del presidente sono molto vivi, dalla crisi di claustrofobia alla lucidità analitica, dalla paura della morte all’impazienza. Ho trovato meno interessanti le discussioni a sfondo politico, ma l’idea di fondo della storia è veramente buona.
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L'Italia recente sotto processo
Libro strutturato in modo molto intelligente perché, a mio avviso, riesce a coinvolgere ed appassionare il lettore in una duplice chiave di lettura.
Infatti in questo romanzo l'autore narra sia di un ipotetico sequestro del Presidente del Consiglio italiano, anche senza nominarlo mai si capisce che si parli di Berlusconi, sia della situazione politica italiana di oggi.
L'ansia del rapito, le paure di essere scoperti dei rapitori, le indagini delle forze dell'ordine si mescolano benissimo con l'interrogatorio che deve subire il sequestrato; ed è in questo miscuglio di situazioni che De Marchi fa trapelare sia il lato umano dei protagonisti del libro che la difficile ed ingarbugliata situazione socio politica dell'Italia.
Scorrevole ed intrigante, il titolo del romanzo scaturisce dalla convinzione del protagonista di poter ottenere qualsiasi cosa dalla vita
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La manomissione delle persone
Parafrasando l’omonimo titolo del romanzo di Carofiglio, che tratta invece della manomissione delle parole, potrebbe essere questo il riassunto minimo del bel libro di Guido De Marchi. Un testo di fantapolitica scritto in un italiano preciso e colto, tuttavia moderno, che regge un gioco letterario e intellettuale affascinante e coinvolgente fino alla fine. Perché, invece, “L’uomo con il sole in tasca”?
“Un velo dorato: così gli apparve, dalla finestra cui appoggiò la fronte, l’alba di quel giorno (…) il sole stesso si annunciava appena (…) Ma lui quel sole se lo sentiva già dentro, lo aveva in tasca, lui, il sole: e la bellezza dello spettacolo che si apriva ogni mattina ai suoi piedi completava, forse, ma nulla aggiungeva alla sua felicità” (pag. 11). Che è poi la felicità dell’uomo di successo. Inizia così il romanzo e già costruisce il personaggio del Presidente del Consiglio, in cui si può facilmente riconoscere Silvio Berlusconi. La storia è quella del suo sequestro ad opera delle nuove Brigate rosse, sulla falsa riga di quello di Moro. Nel resoconto del suo interrogatorio vi è tutta la sua dialettica, nonché l’abilità di capire le persone e di sfruttarne le debolezze a suo favore, attraverso il dominio dell’immaginazione e dei desideri. Uno splendido e puntuale ritratto di manipolatore che ha la meglio su chiunque, sia esso pure un terrorista, viva di sogni (e bisogni) non realizzati. “A noi interessa che parli”, dice Mario, uno dei sequestratori, ma “nella sua logorrea ci infilerebbe anche delle risposte sensate all’interrogatorio? Quello tira fuori di tutto e di più, anche delle sue mutande ti parla, ma non di quello che gli chiedi” (pag. 45). Tant’è che del conflitto d’interessi, su cui verte il capo d’accusa del processo brigatista, il prigioniero non parlerà mai e riuscirà a condurre il gioco a modo suo, creando liti e contrasti tra i membri del gruppo. Intorno alla sua figura conosciamo a poco a poco, nell’evolversi delle situazioni e delle problematiche del sequestro, i tre terroristi. Luca, il più anziano, che è anche il capo, ex appartenente alla prima lotta armata, quella degli anni ottanta, che dimostra di essere il vero antagonista politico e che la personale lealtà e il rimpianto del passato rendono solo e perciò fragile. Cecilia, la ragazza del gruppo, accecata dal fanatismo e in perenne contrasto con lui. E Mario, il suo compagno di vita, il più giovane e ingenuo.
Su tutti, il personaggio del commissario Leandri, incaricato delle indagini, che si dimostra traghettatore dal passato al presente, quasi rassegnato alla sopravvivenza del peggio e alla morte di qualsiasi morale. “Il vero mutamento era insieme più profondo e meno visibile, avveniva nell’individuo ma non scaturiva da lui (…) alterando il senso di giustizia e dei rapporti umani, la lingua quotidiana e la mimica e forse persino la fisionomia (…) per esaurirsi poi nell’ignavia” (pag. 113). Il suo incarico e la lealtà allo Stato gli impongono di fare il suo lavoro, anche se quasi si augura di non risolvere il caso, trovando il covo: “Fosse anche stata un’eventualità verosimile, era poco per pensare di rinunciare a cercarlo, poco perfino per sperare di non trovarlo” (pag. 117). La lotta intima e morale d’un uomo profondamente onesto, deluso dal mondo (“Il mondo che cambia…ma che cosa cambiava veramente?” (pag. 113) e dal potere politico, che, con le sue riflessioni apparentemente secondarie tra le descrizioni dei deliri e delle diatribe di terroristi e prigioniero su mafia e democrazia, potere politico e società, diventa il filo conduttore dell’intero libro.
Un tuffo nel passato, per chi gli anni di piombo se li ricorda. Un educativo adeguamento al presente per i giovani. Per tutti, un’attenta e geniale analisi politica dei rischi attuali: non è più tempo di sogni.