L'Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre
Letteratura italiana
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storia al femminile?
Dopo aver letto La canzone di Achille e Circe di Madeline Miller ho pensato di restare in ambiente omerico leggendo L'Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre di Marilù Oliva che da un po’ aspettava nella libreria.
Pur riconoscendone la buona scrittura e la profonda conoscenza dell’opera omerica, mi dispiace dire che il libro mi ha veramente deluso; non si tratta infatti di una odissea vista veramente dalla parte delle donne ma il racconto effettuato da voci narranti femminili, che ripropone pari pari vicende e caratteristiche dell’uomo Odisseo.
Si dice di questo libro che dietro un grande uomo ci sono grandi donne……… ma sempre dietro!
Si dice che senza le sue donne Odisseo non sarebbe mai tornato ad Itaca. Ma è tornato veramente? Per restare? Non mi sembra.
Si dice che narra le vicende da un punto di vista femminile ma non femminista, ma mi sembra che solo la voce sia femminile ed il punto di vista rimane quello maschile!
Ben altro fuoco ha la figura della Circe Milleriana!
Insomma mi dispiace ma devo dire che è un libro che avrei potuto risparmiarmi di leggere.
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Donne, dee, amori e capricci per Ulisse
Quando ho preso in mano questo libro, più che altro per curiosità del titolo, non mi aspettavo molto. Ho invece divorato in poco tempo i capitoli, ognuno dedicato ad una donna che Ulisse incontra nel suo peregrinare.
Da sfondo abbiamo Atena che, come il coro delle tradizioni greche, intervalla le voci delle donne con le sue opinioni sull'eroe suo protetto, della curiosità e della arguzia di elevata sottigliezza.
Le avventure e le sventure di Ulisse sono ricche di sentimenti umani, sofferenze, amori e attesa del ritorno alla sua amata Itaca. L'amore per Penelope che attende con il figlio Telemaco ed i proci che dissipano palazzo e beni del re del quale nessuno sa nulla.
Conosciamo così Calipso, Nausicaa, la celeberrima maga Circe, le acerrime Sirene, Euriclea la schiava anziana e Penelope. Ogni donna parla in prima persona e ripercorre chi è Ulisse, le sue prodezze, il suo aspetto ed il carisma che lo caratterizza. Molte sfaccettature del nostro eroe superstite della guerra di Troia. Detestato da alcuni dei e amato da altri, lui combatte. Le virtù umane a confronto con i limiti degli dei che non conoscono la morte, non capiscono certi slanci umani, hanno l'immortalità ma ciò ha il suo prezzo.
"non capisco gli uomini, le loro esitazioni, le loro gioie, la loro paura della morte. Così come loro non capiscono molte cose di noi dei."
Un viaggio nello spazio mitico, tra dee, dei, virtù umane e cattiverie.
La figura femminile non è idealizzata ma aderente al contesto. Penelope rappresentata come moglie che sa aspettare, soffre, ragiona sul da farsi ma allo stesso tempo deve regolarsi nel comportamento con il figlio, la società è comunque patriarcale.
La scrittura è fluida, chiara e diretta come lo sono i dialoghi ed i confronti tra personaggi.
Le donne e la loro praticità, le donne ed i loro sentimenti, amori e difetti in un connubio tutto da scoprire.
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Il mito e le donne che lo hanno creato
Premetto subito che non sono lettrice da "classici" e faccio sempre un'enorme fatica ad approcciarmi a questo genere ma in questo caso specifico, non si parla di genere classico nel senso esatto del termine.
"L'Odissea" di Marilù Oliva (Solferino) è il racconto del classico "Odissea", un racconto basato interamente sul punto di vista delle donne co-protagoniste, con Odisseo, del grande libro epico di Virgilio.
Ho accettato di leggere questo libro, un saggio romanzato si può definire, non tanto per la storia in sé stessa ma perché ho letto tra le righe un'ideale preciso voluto esprimere con queste pagine: il femminismo.
Oliva ci racconta, usando direttamente la viva e vivida voce delle presenze femminili dell'Odissea, quello che è successo nelle loro vite e nel loro cuore, quando hanno avuto a che fare con il re Odisseo. Naturalmente parliamo di un racconto romanzato basato su quello che Virgilio ci ha voluto far sapere scrivendo le vicende del valoroso re di Itaca che partito per liberare Troia, mentre cercava di tornare nella sua isola da sua moglie Penelope e dal figlio Telemaco, naufraga e non riesce più a farlo se non dopo infinite ed avvincenti avventure.
Scopriamo che Calypso era, come tutte le altre donne presenti e che ci parlano dal libro, innamorata di Odisseo ma che per volere di Zeus, acconsente a "liberarlo". Scopriamo che Atena è sempre stata la dea più vicina al re e a tutta la sua famiglia. Scopriamo dei pensieri e dei sentimenti che nel libro originale non erano stati presi in nessuna considerazione ed erano stati taciuti o solamente fatti capire.
Il libro è scritto molto bene, scorrevole anche se, per i miei gusti, indugia un po' troppo su parole e uno stile classicheggiante che per un libro del genere e soprattutto scritto al giorno d'oggi, risulta un po' troppo pretestuoso. Capisco anche che questo dovrebbe essere visto alla stregua di un addendum al libro originale e quindi, trattato e scritto come giusto che sia: classico. Per quanto riguarda le storie narrate, posso solo dire cose buone, è la parte del libro che ho apprezzato più di tutte perche, finalmente qualcuno ha raccontato per filo e per segno cosa pensavano tutte quelle dee, semidee ecc rispetto ad un personaggio come Odisseo, che oggi potrebbe essere visto come un moderno Leonardo di Caprio senza corona per il suo impegno nel "sociale".
I racconti di queste donne hanno in comune la solitudine e l'emarginazione sociale anche se sono poste su diversi scalini sociali: infatti parliamo appunto di dee, schiave, regine o principesse.
Ascoltare i racconti direttamente dalla voce delle protagoniste è stato il plus vero di questo libro, che consiglio sia a chi vuole approfondire una storia conosciuta ma da un punto di vista diverso e innovativo, sia a chi pensa che la vera storia dell'Odissea sia stata dettata dalle donne, in primis la regina Penelope ultimo baluardo dell'amore e dell'abnegazione che questo sentimento può comportare e che dietro ad un grande uomo, c'è sempre una grandissima donna.
Questo libro lo dimostra appieno.
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Un passo indietro
“L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre” a firma della scrittrice, e per inciso anche insegnante, Marilù Oliva sembra, a una prima impressione, una semplice, anche gradita, rivisitazione del poema omerico. L’ennesima, d’altra parte.
Niente di più sbagliato, a mio parere, non è questo il nostro caso, né l’intendimento originario. Marilù Oliva non ci presenta alcuna rivisitazione, non ci offre una versione riveduta e corretta delle peregrinazioni di Odisseo, semplicemente espone lo stesso testo, con l’identica trama, presenti i soliti noti personaggi, stabili nell’immaginario letterario collettivo.
Il tutto, però, semplicemente visto da una diversa prospettiva.
Un punto di vista, un’angolazione differente, senza nulla inventare ex novo.
In estrema sintesi, infatti, la tesi, quanto mai valida e incontestabile esposta in questo libro, è quella di rimarcare il concetto che l’autore o gli autori del racconto del decennale viaggio di ritorno a casa sua di un eroe greco, anziché incensare l’Odisseo, avrebbe o avrebbero fatto meglio a puntare l’indice altrove.
L’intero poema avrebbe dovuto a ragione intitolarsi diversamente, ma soprattutto sarebbe dovuto essere declinato in genere diverso, al femminile, perché le vere, uniche, principali protagoniste del poema, e tutte di un certo spessore, sono esclusivamente loro, le donne.
Quelle che da sempre, a torto, sono considerate le comprimarie del poema, le figure relegate quasi nei ruoli di spalla di Ulisse, sono in realtà la “conditio sine qua non” l’intera storia non avrebbe mai potuto realizzarsi.
Non è su Ulisse che va puntato lo spot, o almeno non solo su di lui; i riflettori vanno puntati, con pari dignità, sulle protagoniste femminili onnipresenti in queste pagine.
Marilù Oliva si limita a indicarcelo, e non altro.
Sembra il suo un ripetere un particolare trascurabile, è invece un valente servizio sociale in forma letteraria quello che ci elargisce, notevole e rilevante di questi tempi.
Tempi in cui, ancora, tuttora, senza che se ne veda la fine, la luce in fondo al tunnel, s’insinua in pubblico, e neanche troppo velatamente, la necessaria netta distinzione di ruoli e di valori tra uomini e donne, se ne suggerisce al sempiterno “sesso debole” la posizione defilata, manco fosse un gioco dei quattro cantoni, quando invece è ad esempio Ulisse, nel nostro caso, con tutta evidenza, a dover fare un doveroso passo indietro.
Non è quello di Marilù Oliva un lavoro politico inneggiante al femminismo, non è un incensare alla parità di genere, è il testo epico differentemente sottolineato, e pure ben scritto, tra l’altro, ricalca il lavoro di Omero, con quello in più di ristabilire la realtà letteraria dei fatti.
Certamente l’”Odissea”, per una falsa e determinata ridondanza, è una storia che ci sembra incentrata esclusivamente su Ulisse, in realtà essa è una storia raccontata dalle donne che vivono con lui le sue avventure, con uguale partecipazione e dignità scenica.
Ulisse è un eroe unico, e multiforme: è ugualmente abile in vari ruoli, come guerriero e come amante, come diplomatico e come marinaio, come stratega e marito, è astuto, intelligente, scaltro, curioso.
Certamente: e però necessita sempre di un supporto femminile per mostrare al meglio ciascuna delle sue caratteristiche; ha finanche una dea, Atena, schierata dalla sua parte.
A ognuna delle sue versioni caratteriali, corrispondono, infatti, altrettante eroine.
L’amante formidabile, l’uomo prestante e bellissimo, si confronta con Calipso, l’emblema della donna innamorata, attaccatissima al suo uomo, che come tutte le donne innamorate si rassegna a perderlo, con dignità seppure a malincuore, non tanto perché costretta dagli dei, ma perché vedendolo preso perdutamente da altro pensiero.
Solo una donna ha sensibilità e nobiltà d’animo tali da rassegnarsi a lasciar andare chi per lei ha solo il corpo da dare, ma non anche il cuore: nessun uomo se ne farebbe simile scrupolo, anche ricorrendo alla forza.
Sa essere diplomatico e affascinante Ulisse con Nausicaa, che certo è poco più di una bambina, una ragazzina, ma è solo per il suo intervento pietoso che è rimesso in piedi.
Quanta saggezza, quanta umanità in questa giovane donna, che mostra subito di sé l’empatia innata di genere, l’esatto inverso dell’egoismo e della insensibilità degli uomini, quanto espone un pensiero quanto mai attuale: “Nessun migrante è un uomo qualunque, nessuno merita di essere ignorato. Dietro ogni esule si nascondono storie che tutti dovremmo ascoltare attentamente, perché potrebbero ribaltare ogni pregiudizio”; quasi a suggerire nessun “porto chiuso”, nessun “prima i feaci”.
È affascinante e curioso, Odisseo, ma non superiore in scaltrezza con Circe: la maga, o presunta tale, sa perfettamente che, anche nella testa dell’eroe greco, per quanto illuminato, è ben fissa e radicata l’idea che “…la donna, nel nostro tempo antico, serve solo per procreare o dedicarsi alla famiglia, o accondiscendere al piacere dei maschi”; quindi si difende, e alla grande anche, devono intervenire gli dei perché l’eroe possa allontanarsi dall’isola del dott. Moreau dove svernava.
È marito devoto di Penelope, ansioso di rivederla, combatte e si sbatte in fatiche per ritornare da lei…che non gli è da meno, proprio no, un compito il suo assai più difficile nel frattempo della sua latitanza, tenendo a bada da sola, con astuzia e intelligenza solo femminile, una banda di pericolosi latenti stupratori, prima ancora che usurpatori del trono; una donna, una moglie, che come solo una donna sa fare alla fine di tutto può ben considerare: “…Sono di nuovo al tuo fianco, amore mio. Ci sono sempre stata”.
Il ragazzo, intanto, con lei ci stava accanto solo con il pensiero, non anche con il corpo.
Un obiettivo punto di vista, un modo originale per rileggere il poema omerico, un gran bel libro questo di Marilù Oliva; che ha il gran merito artistico di ricordare, non a caso è un’insegnante, con semplicità e incisività insieme, l’importanza di insegnare i valori, oggi pericolosamente in decadenza, del rispetto, dell’accoglienza, della solidarietà.
Solo in questo modo, è tutto il genere umano che avanza, a fianco a fianco, con pari dignità, e nessuno resta un passo indietro, com’è giusto che sia: questo sì, un gesto epico.