L'invisibile L'invisibile

L'invisibile

Letteratura italiana

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Antonio e Fausto non potrebbero essere più diversi: il primo, cinquant'anni in jeans e T-shirt, vive di lavoretti in un appartamento in condivisione con tre ragazzi, sempre connesso, in attesa che il mondo riconosca il suo talento di giornalista; il secondo è un imprenditore di successo, molto riservato, con una famiglia perfetta, che dicono stia per candidarsi a sindaco della Capitale. Due rette parallele che non dovrebbero incontrarsi mai. Perciò, quando Antonio riconosce Fausto nella bottega di Oreste, un anonimo barbiere al Nomentano, si convince subito che questa ribellione alle leggi della geometria sociale nasconda qualcosa: che ci fa un uomo ricco e di potere come Fausto Maria Borghese in un posto come quello? E perché, poco dopo, Oreste sparisce nel nulla? Da quel momento, stanare Fausto diventa l'ossessione di Antonio e l'ordinata quotidianità dell'imprenditore comincia a deragliare. Ma cercare la verità di qualcun altro può essere un gioco pericoloso, se non si sono ancora fatti i conti con la propria. Nell'Invisibile, Giovanni Floris racconta una trama di segreti capace di dirottare vite e anestetizzare amori, fotografando un tempo, il nostro, dove la reputazione coincide con quello che siamo, dove vince solo chi santifica le apparenze, e nessuno è mai davvero innocente.



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L'invisibile 2020-11-26 08:50:03 michele87
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michele87 Opinione inserita da michele87    26 Novembre, 2020
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La realtà non è sempre quella che appare

Il giornalista e conduttore televisivo si cimenta nella scrittura di un romanzo che vuole denunciare il meccanismo odierno della macchina del fango e come alcune notizie create ad arte finiscano per diffamare persone integerrime. I protagonisti del romanzo sono due: Antonio, classico cinquantenne squattrinato di professione giornalista disposto a qualsiasi cosa pur di far svoltare la propria vita e raggiungere il successo e Fausto, faccendiere romano molto ricco che odia la popolarità e rifugge qualsiasi contesto sociale. Antonio ha l’obiettivo di trovare prove di comportamenti immorali da parte di Fausto ed arriva ad utilizzare quei mezzucci assolutamente deprecabili propri di certa stampa moderna: piega la realtà al suo volere, creando fotomontaggi e notizie false che gettano fango sulla propria vittima. Fausto cerca di difendersi, cercando di dimostrare che ciò che viene detto sul suo conto sono solo dicerie. Alla fine si scoprirà che i due non sono poi tanto diversi.
Seppur con una trama non troppo articolata, Floris riesce nel tentativo di denunciare i comportamenti di certa stampa disposta a tutto pur di arrivare allo scoop e, nel contempo, ci fa riflettere sul fatto che spesso basarsi sulla sola conoscenza indiretta delle persone può portare a giudizi affrettati o completamente errati a causa della poca attendibilità della fonte dalla quale attingiamo le nostre informazioni.

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L'invisibile 2020-04-14 18:03:39 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    14 Aprile, 2020
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Non sappiamo niente di nessuno

Antonio contro Fausto Maria. L'informazione libera contro i poteri forti. Da una parte il giornalista freelancer privo di guinzagli, pronto a tutto pur di smascherare i cattivi, in cerca dello scoop capace di proiettarlo nell'olimpo del giornalismo italiano. Dall'altra l'imprenditore self made man, ricco, influente, in orbita di importanti candidature politiche. Stessa età ma differenti in tutto e per tutto. Antonio a cinquant'anni divide ancora un appartamento con studenti fuori sede, vive di lavoretti, gestisce un sito di notizie e insegue la notorietà. Fausto Maria è uno degli uomini più ricchi del paese, ha una bellissima casa, una famiglia da pubblicità dei biscotti e dalla notorietà sembra voler scappare a tutti i costi. I due hanno solo un paio di aspetti in comune. Il primo è che non parlano mai del proprio passato, quasi volessero nasconderlo agli altri ma anche a se stessi. "Perché non hai capito che il passato scompare continuamente. Si ricrea, a uso del presente. E soprattutto a uso del futuro, che in fondo è l’unica cosa che conta. Non il nostro, bada bene, ma quello in cui gli altri ci ricorderanno. Noi, bello mio, oggi non siamo niente. Ieri possiamo essere stati qualsiasi cosa. Domani saremo il ricordo che lasciamo." Il secondo punto in comune è Oreste, un anonimo barbiere del Nomentano. È proprio nel salone di quest'ultimo che i due si incontrano. Ma mentre è del tutto normale che uno come Antonio vada a farsi tagliare i capelli lì, non lo è altrettanto che lo faccia uno come Fausto Maria. È proprio questa anomalia a far scattare nella mentre del giornalista l'allarme. Da qui parte un'indagine serrata ai limiti della persecuzione, per smascherare i segreti del grande imprenditore, per trovare le prove di un crimine che, tuttavia, non si sa quale sia. Una ricerca in cui si gioca sporco e che, alla fine, può portare ad un ribaltamento del risultato. Giovanni Floris si muove in campi, quello del giornalismo, della politica, della comunicazione, che conosce benissimo. Infatti si destreggia molto bene in questo intrico di verità nascoste, fake news, stalkering mediatico, esibendo uno stile fluido e scorrevole, dimostrando una buona capacità introspettiva e proponendo una profonda riflessione sul cambio di ruolo di una buona fetta di giornalisti, non più volti ad indirizzare l'opinione pubblica quanto piuttosto ad inseguirla e, sempre più tristemente, a cavalcarla. Il punto fondamentale del romanzo, più che la trama comunque dignitosa e arricchita da una serie di intermezzi che assumono maggior importanza man mano che si procede nella lettura, è l'idea di fondo che, nel giudicare una persona o un fatto, non esiste un'unica verità. Riuscendo ad entrare nella mente dei due antagonisti, il lettore si rende conto di come gli stessi fatti possano assumere prospettive differenti a seconda del punto di osservazione. Criteri, oggi più che mai, fondamentali per riuscire ad analizzare cronaca, politica e attualità in generale, in questo momento in cui haters, macchine del fango, notizie spazzatura imperversano in TV, per radio e soprattutto sul web condizionando le opinioni di molta, troppa gente facilmente influenzabile. "Non sappiamo niente di nessuno. Pensiamo di saperlo, o forse in realtà pensiamo che non sia importante saperlo. Facciamo coincidere le persone che incontriamo con le idee che abbiamo in testa prima di incontrarle. Diamo loro la forma che preferiamo, come facevamo con le formine in spiaggia da piccoli. Solo che le persone non sono di sabbia. Hanno già una forma che ha dato loro la vita, il loro passato, la loro natura. Il DNA, la madre, il padre, la società, non importa. Tanto quella forma noi non la conosciamo. A noi serve che siano quelle che ci immaginiamo, non indaghiamo su di loro, non ascoltiamo davvero ciò che dicono, non cerchiamo di capire. Ci comportiamo con loro in base a quello che pensiamo possano o debbano essere. Ma loro sono diverse. E prima o poi ce lo dimostrano. Deludendoci, o dandoci una fregatura. Perché le abbiamo modellate sulle nostre aspettative, e avere delle aspettative è sempre sbagliato".

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