L'imperfetta meraviglia
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Connessioni impreviste
““Perché la meraviglia è imperfetta?” Lui la fissa, in attesa. Lei si chiede se dovrebbe cercare una risposta accurata, o cavarsela con una battuta; alla fine parla senza riflettere.“Perché non dura””.
Siamo in Provenza, l’autunno incalza e Milena Migliari non demorde e continua a preparare i suoi gelati, la stagione turistica è finita, ma lei è sempre lì nel suo laboratorio della gelateria “La Merveille Imparfaite”, creare nuovi gusti è una necessità, non può farne a meno. Un blackout mette a rischio il suo lavoro quotidiano, quando la disperazione sta per coglierla, arriva un’ordinazione imprevista e lei parte con il suo furgoncino.
Il gelato va consegnato in una villa di proprietà di Nick Cruickshank, la rockstar dei Bebonkers.
Milena è una donna perfezionista, istintiva, vive in un mondo fuori dalla realtà e la sua passione sono i gelati, non quelli classici ma quelli creati di volta in volta da lei, al punto che lo stesso gusto la volta dopo non può avere il solito sapore. La sua vita è a un bivio, la sua compagna vuole avere un bambino da lei.
Nick è paranoico, bisognoso di affetto e di attenzione, è alla continua ricerca di se e alla soglia del suo terzo matrimonio e di un concerto con la sua band, sono molte le domande che si pone.
Con le sue 366 pagine “L’imperfetta meraviglia” di Andrea De Carlo racconta, nell’arco di pochi giorni, la storia dell’imperfezione, di come dal passato e dai nostri errori possiamo imparare molto e come un incontro può sconvolgere le nostre esistenze.
Di come possiamo essere cosi simili e così “sbagliati”. Di come molte volte è la vita che decide per noi, ma noi possiamo metterci del nostro perché “La vita è troppo breve per sprecarla a realizzare sogni altrui”.
Un libro che va assaporato e ascoltato, fra una cucchiaia di gelato e un accordo rock non sarà semplice capire come mai questa storia che sembra dire così poco, in realtà racconta tanto. Sembra banale, prevedibile e lenta ma la mente non se ne stacca, non molla, torna sempre al libro e quando sei quasi all’arrivo, vorresti fermarti per non farla terminare, per poterla gustare ancora un po’.
Non conosco De Carlo come scrittore ma ho letto che questo libro è un po’ fuori dal suo genere. Non potendo fare un confronto con gli altri posso dire che con questo mi ha conquistata, mi ha tenuta incollata alle pagine e seppur convinta che il contenuto non sia di altissimo livello, le emozioni che ne sono scaturite sono invece molto intense.
““Ecco la meraviglia imperfetta”. Lui sorride ancora. “Al grado più alto di perfezione che l’imperfezione potrebbe mai raggiungere””.
Buona lettura!
Indicazioni utili
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 3
Creatività
Se devo scegliere l’elemento che più mi ha colpito di questo libro è lo spazio dato alla creatività, che si tratti di creare una canzone, che nasce dal nulla e diventa armonia passando quasi attraverso il musicista che la sta ideando o che si tratti di un gelato, a partire dalle materie prime più originali e con un mix di piccoli ingredienti che fanno la differenza. La ricerca. Il tendere alla perfezione. La personalità. Questi sono gli elementi che mixati significano creatività. Però il libro, di per sé, non è un bell’esempio di creatività. Così come un’altra delle sue ultime opere (Villa Metaphora), anche in questo libro l’autore si nasconde dietro un affollamento caleidoscopico di personaggi, quasi a voler a tutti i costi popolare le pagine del proprio libro, per paura di scoprirselo tra le dita vuoto e freddo. La storia fra i due personaggi principali, i cui nomi e cognomi sono ripetuti in ogni pagina quasi in modo irritante, fa un po’ acqua da tutte le parti. Le loro singole storie ancora peggio. I personaggi minori, che fanno parte delle loro singole vite, sono delle comparse molto tenui, senza carattere, senza incisività. Forse l’autore deve prendere spunto dalle sue stesse pagine e ricominciare a ricreare magia nelle sue storie, così come faceva una volta.
Indicazioni utili
- sì
- no
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Non dura… Se ne va
L’imperfetta meraviglia (“Perché la meraviglia è imperfetta?... Perché non dura… Se ne va. Insieme allo stupore, la curiosità, l’attenzione millimetrica, il divertimento, il piacere, la gioia che conteneva”) è una gelateria: da qui (“I frigoriferi vetrati, il pastorizzatore, il mantecatore, i tinidi maturazione, l’abbattitore”) parte Andrea De Carlo per impiantare la love-story tra una rockstar (Nick Cruickshank) e Milena, una donna che fa del gelato una vera e propria arte.
A lui non mancherebbe proprio nulla, neppure il volo a vela (“Nick Cruickshank chiude la capottina, blocca le cinture di sicurezza, controlla i serbatoi del ballast, ancora barra e pedaliera, mette i trim in posizione di decollo, chiude e blocca i diruttori. Verifica gli strumenti… anemometro, variometro, altimetro a due lancette, virosbandometro, bussola magnetica”). Neppure una moglie creativa (“Il pop a colori super-saturati delle creazioni in Anti-pelle di Aileen”). Né gli alpaca nel parco della villa provenzale.
Lei è in procinto di procreare, soprattutto per il volere della volitiva compagna. Ma la relazione saffica sta diventando una prigione di ruoli.
E la casetta nel bosco è lì e aspetta i due, che sembrano calamitati l’uno verso l’altro. E sarà teatro dell’esplosione di un amore a tinte forti (notevole la doppia scena di sesso orale, descritta nello stile angelicato di De Carlo).
Indicazioni utili
L'imprevedibilità della vita.
Nick Cruickshank non può fare a meno di chiederselo: perché la meraviglia è imperfetta? Tutto nasce per gioco, il pensiero si sviluppa infatti a seguito di quella improbabile ed inaspettata consegna di gelato da parte di un’altrettanto improbabile ed inaspettata gelataia di nome Milena, proprietaria appunto, dell’omonima gelateria “La Merveille imparfaite”. E cosa può rispondere l’italiana se non la pura e semplice verità? E cioè il fatto che la meraviglia non può essere perfetta “perché non dura”?
Ma andiamo con ordine. La Provenza è lo scenario dove le vicende si sviluppano. Milena, di sangue italiano, ha lasciato la sua terra natia per seguire Viviane, massaggiatrice posturale. Dopo un periodo di incertezza e di arrangiarsi ha aperto la sua attività ed ora vive per questa: non può non preparare le sue leccornie, non conta se la stagione turistica è o meno giunta al termine, ella deve sperimentare, provare, creare nuovi sapori. Non vuole dar vita ad una moltitudine di nuovi gusti, la sua filosofia è “pochi ma buoni” perché il piacere deve arrivare ad ogni boccone, ad ogni assaggio. I suoi dolci devono avere la giusta cremosità e devono essere intrisi della sperimentazione, non devono e non possono limitarsi alla mera ricetta, al seguire meticolosamente uno schema. Se così fosse sarebbero impersonali, non avrebbero quella caratteristica che li diversifica. Sarebbero uguali, piatti, grigi, vuoti.
Nick, leader e frontman dei Bebonkers, è al suo terzo matrimonio. E’ un uomo giunto all’età dei perché. E’ un artista, ha voglia di mettersi in gioco, ha desiderio di verità, di confronto. Elementi questi che, per un verso o per un altro, gli sono privati. La sua quotidianità si basa sullo sfarzo, sulle apparenze, sulla stereotipizzazione: la sua stessa musica non è più libera di essere se stessa. I fan si aspettano quello stile, quelle arrabbiature, quelle urla delle origini e non ammettono cambiamenti. E’ insoddisfatto, paranoico, alla ricerca di sé ed ha costante bisogno di attenzioni.
Entrambe i personaggi sono ad un bivio: mentre Nick vive in questo costante status di inquietudine, Milena è alle prese con un rapporto in crisi, un rapporto che non sa se è giunto al capolinea o se al contrario è ancora capace di “darle emozioni”. Il fatto è che la sua compagna le ha chiesto un figlio. Ma non è una scelta libera nel senso che la protagonista è spinta in una morsa di ricatti interiori propri e dalla compagna che la confondono, le fanno perdere la rotta. Tutto questo programmare, il continuo rimarcare che Milena deve un figlio a Viviene perché quest’ultima contribuisce in modo maggiore alle economie della famiglia, perché erano i piani, questo continuo contestare la gelateria della donna, non sono altro che tasselli che si sommano alle già altre perplessità dalla medesima provate. Si chiede, infatti e a più riprese, perché il loro amore, che alle origini era spontaneo, senza pretese, libero, non oppressivo, adesso si ritrovi ad essere costrittivo e vincolante, più che delle precedenti relazioni eterosessuali avute. Non aveva deciso di chiudere con gli uomini proprio per non dover essere sempre soggetta a richieste di prole e quant’altro avesse a che fare con questo universo? Ma allora perché adesso si ritrova in una situazione addirittura più stressante di quella in cui originariamente era?
Con una narrazione caratterizzata da un alternarsi di voci, “L’imperfetta meraviglia” è un romanzo che suddiviso nell’arco di poche giornate racconta dell’imperfezione. Perché è innegabile che ognuno di noi abbia compiuto e compierà errori, eppure, talvolta un incontro causale può cambiare le carte in tavola, sconvolgere esistenze parallele. Ed è nel non essere perfetti, nella nostra impossibilità di scegliere quando di fatto la vita decide per noi, che si nasconde l’essenza di un romanzo che ci sussurra alle orecchie “la vita è breve per sprecarla a realizzare sogni altrui”.
Quella presentata è una storia che apparentemente si mostra munita di una trama – passatemi il termine – quasi banale, una storia che sembra avere poco da dire ma che in realtà ha al suo interno una grande consapevolezza. Non è un romanzo semplice da leggere, in più occasioni infatti, nello scorrere delle pagine, viene da chiedersi dove l’autore voglia andare a parare, si percepisce l’essenza di un messaggio che vuol essere trasmesso ma che resta celato tra le parole per buona parte dell’elaborato per, infine, fuoriuscire con tutta la sua forza.
Non solo, De Carlo si perde nella narrazione, spesso asserisce una quantità enorme di dettagli che rischiano di far smarrire le fila, la linea che conduce chi legge sino alla conclusione. Questo fa si che lo scritto risulti essere a tratti lento, farraginoso. Eppure, il conoscitore delle vicende non riesce a staccarsi: si interroga sul quale sia il senso dell’opera, si immedesima tanto in Nick quanto in Milena sino ad emozionarsi nell’epilogo.
In conclusione, “L’imperfetta meraviglia” è un testo che per tutte le sue componenti fa riflettere, fa meditare, sdubbia, emoziona, interroga.
«Sono domande inutili: l’ispirazione arriva o non arriva, l’evoluzione personale segue percorsi non prevedibili, e l’integrità artistica è quasi sempre un atteggiamento, quando non un alibi per falliti. Il meglio che puoi fare è coltivare un’etica da artigiano, essere onesto con te stesso e creare forme in cui possa filtrare della luce, con miracolosa infrequenza; l’alternativa è lasciar perdere tutto, sparire. Se non ci riesci, o non vuoi, per lo meno non stare a lamentarti, risparmiati le lagne e le autocommiserazioni, grazie tante.» p. 104.